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La ‘Nazionale’ del Canton Ticino sogna i Mondiali ‘alternativi’

Il 17 giugno la selezione ticinese debutterà contro la Raetia nelle qualifiche alla Coppa del mondo della Conifa, la Federazione delle squadre extra-Fifa

15 giugno 2023
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Sei mesi dopo i Mondiali di calcio in Qatar, c’è già chi è pronto a tornare in campo per le qualificazioni alla prossima Coppa del Mondo. Non siamo di fronte, però, a un momento di eccessiva fretta da parte della Fifa. Anzi, non è della Federazione calcistica mondiale "ufficiale" che si parla, bensì della World Cup 2024 della Conifa, la Confederazione delle Associazioni Calcistiche Indipendenti: un'organizzazione non-profit che riunisce le rappresentative di nazioni sovrane ma non ancora iscritte alla Fifa, Stati de-facto o a riconoscimento parziale, regioni amministrative o storiche, micronazioni e popoli o etnie minoritari.

Ai nastri di partenza delle qualificazioni della zona europea al torneo, che si terrà in Kurdistan nel 2024, ci sarà anche la Nazionale del Canton Ticino, che darà vita a un derby contro la Raetia nel gruppo B di cui faceva parte anche la quotatissima Padania, campione d'Europa nel 2015 e nel 2017, ritiratasi per problemi organizzativi. L'incontro si svolgerà il 17 giugno alle 18 al centro sportivo di Tenero, e sarà il debutto in campo internazionale della selezione ticinese. Per raccontare la storia di questa nuova avventura sportiva nel nostro Cantone, abbiamo raggiunto James A. Minoggio, presidente dell'Associazione Canton Ticino FA che gestisce la nazionale di calcio del Canton Ticino, di cui è anche viceallenatore.

Com’è nata l'idea di schierare una Nazionale ticinese in campo internazionale?

Noi siamo attivi da diversi anni come club di calcio a sette con il nome di Fatekillers of AJ Nytronics, poi mutato in Locarno Mfc per dedicarci al minifootball. Abbiamo avuto l'idea di portare questa squadra a disputare incontri internazionali per club, e ci siamo infatti qualificati a un torneo che si teneva in Italia prima della pandemia, avendo vinto la Helvetia Cup 2018 di Minifootball persa ai rigori 8-7, siamo stati poi ripescati visto che i vincitori hanno sciolto la squadra poco dopo la vittoria. Ci siamo però resi conto che questa qualificazione ha generato dei costi, soprattutto per portare la squadra in Italia per la Champions League Europea di Minifootball, e che dunque non avevamo né la struttura, né l'organizzazione e né soprattutto i fondi per un evento del genere, e abbiamo dunque dovuto rinunciare nonostante ci fossimo guadagnati la partecipazione. Abbiamo quindi deciso di creare ufficialmente l'associazione in modo poi dopo da poter chiamare più giocatori, diventando una squadra di calcio a 11, e poter anche avere modo di chiedere fondi a banche o aziende. Quindi abbiamo provato a iscriverci alla Conifa nel 2022: prima ci hanno prima accettato a livello di board management, e poi in un secondo tempo si è tenuta una votazione, a Madison nel Wisconsin a gennaio 2023 in cui più persone in base al loro ruolo avevano a disposizione più voti: votazione nella quale abbiamo ottenuto 149 voti su 149 disponibili. Siamo rientrati quindi fra le tre squadre accettate nella Conifa su un totale di 7. Per l'iscrizione si paga una tassa, una parte della quale ci torna indietro sotto forma di finanziamento per i costi sostenuti per la partecipazione ai tornei internazionali.

Veniamo al campo: quali sono stati o quali saranno i primi passi della Nazionale del Canton Ticino?

Eravamo in lista di attesa, nonostante fossimo gli ultimi iscritti, per eventuali ripescaggi agli Europei del 2023, che si sarebbero dovuti tenere a Cipro Nord ma che a causa del terremoto in Turchia sono stati purtroppo annullati. All'epoca le squadre venivano scelte in base al ranking, in futuro, quindi anche da questa Coppa del mondo, la Conifa ha deciso di organizzare delle vere e proprie qualificazioni, sia pure di una sola partita. Debutteremo dunque il 17 giugno 2023 contro la Raetia al centro sportivo di Tenero sul campo Brochin alle 18, sarà una partita secca.

Qual è la composizione dello staff e della rosa della Nazionale ticinese?

A livello dirigenziale, attualmente nel comitato siamo in due, io come Presidente e il vicepresidente Luca Greco. Stiamo valutando anche di far entrare altre persone in Comitato ma questo sicuramente sarà nei prossimi giorni. L'allenatore della squadra è Simone Giacomini, è italiano ed è in possesso del patentino Uefa B, con cui in Svizzera potrebbe allenare come primo allenatore in Seconda interregionale e in Promotion League come viceallenatore. Io sono il viceallenatore, sono in possesso del patentino C + e dunque potrei allenare in Seconda interreg viceallenatore e in Seconda Lega come primo. Per quanto riguarda la rosa, abbiamo fatto una preselezione l'11 giugno a Tenero tramite un'amichevole a porte chiuse contro il Real Cugnasco, simulando una situazione di play-off identica a quella della partita contro la Raetia. L'idea è di convocare 21 giocatori che si sono annunciati o da noi chiamati. Avremmo voluto comporre una squadra di soli giocatori ticinesi o che giocano in Ticino, ma non è stato possibile raggiungere un numero accettabile e dunque siamo andati a pescare anche dei volontari che si erano annunciati e che abitano la zona di confine: un paio di ragazzi verranno addirittura da Napoli. Avremo soprattutto giocatori di Terza, Quarta o Quinta Lega o di tornei amatoriali.


Un momento dell’amichevole fra Nazionale del Ticino e Real Cugnasco

Che risultato vi aspettate per il debutto contro la Raetia?

Sarà sicuramente difficile. Quest'anno il nostro obiettivo è esserci, partecipare. Sicuramente battere la Raetia supererebbe le aspettative perché loro comunque, anche se non sono mai stati una squadra di vertice, sono al 38° posto nel ranking Conifa attuale. Peraltro questo ranking verrà modificato dal 16 giugno con un nuovo sistema cumulativo a punti tenendo conto di tutte le partite giocate, noi essendo nuovi iscritti partiremo dal fondo dal 39° posto a pari merito con altre 5 nazionali che debutteranno come noi nell’arco dell’anno.

Quali sono i programmi per il futuro?

Sicuramente con questo nuovo sistema, più giochiamo più saremo nel ranking e quindi questo incita le società miste, anche perché paghiamo una tassa annuale piuttosto cara. L'idea è di partecipare attivamente a tutte le competizioni cercando poi di qualificarci per la Coppa europea e per il Mondiale, ciò che per noi sarebbe un sogno. Faremo poi anche delle amichevoli. Abbiamo in programma per quest'estate, in agosto, la Coppa Svizzera Conifa fra le due associazioni, che si chiamerà Benedikt Fontana Cup e si terrà a Coira ogni anno. Abbiamo poi ricevuto la conferma che faremo un'amichevole a Tenero contro la squadra nazionale del Regno delle Due Sicilie (anch'essa partecipante alle qualificazioni mondiali ndr), che pare potrebbe schierare addirittura Fabrizio Miccoli.

C‘è una squadra Conifa in particolare contro cui vi piacerebbe giocare?

A livello Conifa ci sono solamente quattro squadre che sono delle vere nazioni, anche se sono parzialmente riconosciute: l'Abkhazia, Cipro Nord, l'Ossezia del Sud e l’ Artsakh (nota in precedenza come Nagorno-Karabakh ndr). Le altre quattro sono in pratica rappresentative di popoli o regioni. In quanto cantone svizzero ci piacerebbe quindi giocare contro una vera e propria Nazionale, anche se di un Paese non riconosciuto da tutti gli Stati del Mondo ma solo da alcuni. Sarebbe anche bello giocare contro la selezione del Principato di Monaco, che è una squadra che non è parte della Conifa. Poi c’è anche la selezione del Vaticano contro cui la Raetia ha già giocato a Roma e dunque sarebbe bello andare giù insieme a loro e giocare un triangolare.

L'approfondimento: cos’è e cosa fa la Conifa

‘Siamo come lo slow food, sosteniamo il calcio meno global e più autentico’

«Conifa nasce come organizzazione e comunità per tutte le realtà calcistiche che non fanno parte della Fifa per svariati motivi», spiega a laRegione Alberto Rischio, direttore di Conifa Europe, «non solo Stati non riconosciuti internazionalmente, ma anche federazioni espressione di tradizioni culturali o minoranze etniche che per varie difficoltà non riescono ad arrivare a giocare a livello internazionale o non sono interessanti. Siamo un po’ come lo slow food: ci rivolgiamo a persone nel mondo del calcio che non si riconoscono in valori globali e che cercano rapporti più lenti e autentici nello sport. Non attraiamo come sponsor grandi aziende che richiedono un pubblico di milioni di persone, ma puntiamo su aziende di stampo familiare o start up che, essendo più piccole, riescono a seguire meglio le nostre attività. In 10 anni abbiamo fatto partire il calcio maschile e femminile a 11, il calcio per disabili con il progetto ‘No limits’, puntiamo ad ampliarci con il calcio giovanile, l’ultimo tassello che manca. Abbiamo organizzato 3 Mondiali, 3 Europei, un Europeo disabili a Montecarlo e i tornei continentali in Asia, Africa, Nord e Sudamerica. In 6-7 anni siamo arrivati a contare fra comitato centrale e continentale circa 50-60 persone, tutte a titolo volontario».


Il programma delle qualifiche ai Mondiali Conifa

Quali sono i princìpi a cui si ispira Conifa?

Cerchiamo sempre di garantire standard di qualità dei tornei all’altezza delle aspettative di pubblico e giocatori. Ciò è possibile soprattutto se c’è un supporto economico pubblico a livello statale o regionale, come in Norvegia dove faremo i mondiali femminili, o in Kurdistan dove si terranno i mondiali maschili. Questo, insieme alle tasse di iscrizione delle squadre divise a metà fra strutture centrali e continentali, ci permette di offrire il rimborso per i viaggi e dunque di presentarci alle federazioni calcistiche con una vera e propria delegazione, portando con il presidente europeo anche, ad esempio, i responsabili dei media, dei tornei e degli arbitri. Così diamo un’immagine di professionalità, e si riesce anche a rendere tutto più ‘friendly’, a creare rapporti più diretti fra i vari settori e a fare passare meglio la comunicazione anche al di fuori.

In passato ci sono state altre esperienze di calcio extra-Fifa: in cosa si differenzia Conifa?

Il mancato prosieguo delle esperienze passate, come la Viva World Cup organizzata dalla NF-Board, è dovuto soprattutto al concetto organizzativo arcaico a cui erano improntate: innanzitutto il non garantire il prodotto televisivo delle partite, come invece facciamo con Conifa tramite Eleven Sport. Si giocava la finale in Lapponia o altrove e se ne aveva notizia solo il giorno dopo sui giornali. Non si capiva che valgono più gli highlights video della partita che decine di articoli sui social. Mancando questo, venivano a mancare la comunicazione interna e gli standard, ovvero ciò che ci permette di essere guardati con maggiore interesse sia dal mondo del calcio sia anche da aziende sempre più importanti che riconoscono la bontà del lavoro che c’è dietro. Dal punto di vista burocratico non basta che una squadra ci mandi una mail: noi obblighiamo le federazioni a seguire alcuni parametri, riguardo lingua, storia, organizzazione, ci accertiamo che siano in grado di organizzare una partita di un torneo Conifa, chiediamo di aprire un conto, di poter fornire fatture, e così via. E in questo la federazione ticinese si è mossa molto bene e sono felice che scenda in campo.

Tocchiamo infine un tasto delicato: a Conifa sono affiliate anche nazionali di Stati de facto al centro di tensioni internazionali, ultima in ordine di tempo le Nazionali delle repubbliche separatiste ucraine di Donetsk e Lugansk. Quali sono le difficoltà di conciliare lo sport con le questioni politiche? Pensiamo all'esclusione delle squadre russe e bielorusse dalle competizioni.

Tutto dipende dallo Stato che organizza l’evento della Conifa. Ad esempio nel 2015 l’Ungheria ha vietato l’ingresso di alcuni Stati, come Cipro Nord. Abbiamo parlato con le federazioni e spiegato il problema, e in genere sono comprensivi. Nel 2019, invece, si giocava in Artsakh, e in quell’occasione Cipro Nord si era irrigidita rifiutandosi di giocare contro la squadra di casa e l’Armenia dell’Ovest: ho mediato, ottenendo dal presidente dell’Artsakh la garanzia delle condizioni di sicurezza per la squadra nordcipriota, ma dopo averci pensato, all’ultimo minuto essa ha deciso di rinunciare. In quell’occasione eravamo da una parte soddisfatti di aver fatto il possibile, dall’altra rattristati. Diverso è stato il caso degli Europei 2022 che dovevano tenersi a Nizza (poi annullati per motivi organizzativi, ndr): da un lato posso comprendere il no della prefettura locale alle squadre delle repubbliche del Donbass, che peraltro avevano chiesto alla Conifa di autocongelarsi alcuni mesi prima dello scoppio della guerra; dall’altro non capisco il veto all’Abkhazia, che non è coinvolta nel conflitto e non c’entra nulla. Ma inizia comunque a passare l’idea che il calcio, e lo sport in generale, è un primo mezzo attraverso il quale risolvere queste questioni. Ricordo il giorno della finale in Artsakh, fra Ossezia del Sud e Armenia dell’Ovest, lo stadio di Step’anakert gremito da quasi 25’000 persone: una folla entusiasta, famiglie con bambini, persone che dicevano “questo è il giorno più bello della mia vita”. Perché in quel momento mezza Europa stava vedendo l’Artsakh, ed era dunque un riconoscimento di fatto a qualcosa che, a livello internazionale, non è riconosciuto e di cui si parla molto meno rispetto ad altre situazioni.