Renato Steffen sta attraversando un eccellente periodo di forma: ‘Da gennaio due sole sconfitte, ci siamo guadagnati il rispetto degli avversari’
Negli ultimi mesi il rendimento di Renato Steffen è sensibilmente migliorato, tanto da diventare un punto di riferimento inamovibile per il Lugano di Croci-Torti. Con le sue 31 primavere e i lunghi anni trascorsi in Bundesliga (e in Nazionale), l'attaccante argoviese possiede un bagaglio di esperienza grazie al quale “guidare” i compagni di squadra sul manto verde del Wankdorf, nella finale di Coppa Svizzera in programma domenica. Tuttavia, un anno fa aveva chiuso la stagione come riserva a Wolfsburg, ora ha la possibilità di aggiudicarsi la sua seconda Coppa, dopo aver disputato i Mondiali e aver blindato i playoff di Europa League. E se per il Lugano la sfida del Wankdorf sarà l'ultima prima delle vacanze, per lui la stagione proseguirà con il doppio impegno della Nati nelle qualifiche a Euro 2024. Chi l'avrebbe mai detto, appena 12 mesi fa... «Alla fine stiamo parlando di calcio. E il calcio va molto veloce, una volta sei un vincente, subito dopo diventi un perdente. La situazione al Wolfsburg era molto particolare, avrei ancora avuto un anno di contratto, ma il fatto di non giocare rischiava di mandare a ramengo le mie possibilità di prendere parte ai Mondiali. Così, mi sono deciso a sposare il progetto del Lugano e con il senno di poi è stata indubbiamente la decisione giusta, anche perché sapevo di non essere venuto qui per chiudere la carriera, ma di avere ambizioni sia personali – compresa quella di continuare a rivestire un ruolo importante in rossocrociato –, sia per il club. Non nego che per l’inserimento ci è voluto un po’ di tempo: che tipo di giocatore ero lo si sapeva benissimo, ma era necessario anche imparare a conoscere il mio carattere, capire che non ero il “cattivo” della situazione, ma una possibile risorsa per i compagni di squadra e per la società. E penso che nella seconda parte di stagione, le prestazioni proposte a livello personale e di squadra dimostrano come adesso le cose funzionino sempre meglio. Spero vivamente di poter chiudere questa stagione alzando la Coppa Svizzera».
Nel mese di febbraio, da parte tua non erano mancate esternazioni di autocritica, così come giudizi piuttosto severi nei confronti della squadra. Da lì in avanti, numeri alla mano, il Lugano da una parte e Renato Steffen dall’altra hanno voltato pagina. Spesso, fare la voce grossa può produrre risultati molto positivi… «Il mio intento, con quelle dichiarazioni, era di dare una scossa all’ambiente, smuovere le acque e all’interno dello spogliatoio quelle parole avevano portato a un confronto. Nello spogliatoio ci sono compagni che vestono la maglia bianconera da molto più tempo di me e comprendo come per loro l’arrivo di un nuovo giocatore con idee diverse e propenso a cambiare un po’ le dinamiche possa non essere stato facile da metabolizzare. Prima della partita con lo Young Boys dello scorso febbraio al Wankdorf, nella quale avevamo pareggiato 1-1, abbiamo avuto un faccia a faccia con lo spogliatoio al completo e con l’aiuto di Sabbatini abbiamo spiegato quali erano le mie aspettative nei confronti della squadra. Da lì in avanti, abbiamo lavorato di comune accordo per modificare alcune cose, la maggior parte delle quali non richiedeva un grosso impegno e poteva essere migliorata direttamente durante gli allenamenti, come ad esempio l’aspetto della concentrazione e della motivazione. Per imparare nuove cose e migliorarmi professionalmente, sono sempre stato pronto a dare il 100% anche in allenamento, per poi mettere le mie conoscenze e le mie qualità a disposizione della squadra. Una terapia d'urto che, alla luce delle prestazioni offerte negli ultimi mesi, ha sicuramente dato frutti positivi».
È trascorsa una settimana dalla convincente vittoria in Super League contro lo Young Boys. Quale può essere il significato di quella prestazione in ottica finale di Coppa? «Il sentimento in seno al gruppo è senza dubbio positivo. Non andiamo a Berna chiedendoci come si potrebbe battere lo Young Boys, perché abbiamo dimostrato di poterlo fare. Ovviamente, da parte nostra avremo bisogno della prestazione perfetta, in tutti i reparti. Per 90’, forse addirittura 120’. I gialloneri possiedono una rosa di prima qualità e a loro una sola occasione è sufficiente per andare in gol. Nell’ultimo confronto diretto siamo scesi in campo con l’atteggiamento giusto, giocando con molta pazienza. Proprio come dovremo fare domenica, approfittando inoltre al massimo delle possibilità offensive che sapremo costruire, con quell'efficacia offensiva dimostrata negli ultimi tempi. Sarà un po’ questa la chiave di lettura della partita: giocare in maniera aggressiva e propositiva. Non siamo più una squadra costretta a nascondersi, ma abbiamo tutte le qualità necessarie per imporre il nostro gioco all’avversario, anche su una superficie sintetica come quella del Wankdorf. E la vittoria di settimana scorsa non può che aumentare la fiducia nelle nostre capacità. Il morale della squadra è molto alto e in stagione lo abbiamo dimostrato più volte, l’ultima proprio lunedì a Zurigo, quando siamo andati avanti di due reti, ci siamo fatti rimontare, ma abbiamo trovato la forza – e non tutti ci sarebbero riusciti – di girare di nuovo la sfida a nostro favore».
A Berna, tuttavia, il Lugano non vince più dal 23 aprile 2017, per quanto i tre pareggi racimolati si sarebbero potuti trasformare in vittorie in caso di supplementari e rigori. Inoltre, l’ultima sfida tra bianconeri e gialloneri nell’ambito della Coppa Svizzera se l’era aggiudicata il Lugano (2-1 a Cornaredo negli ottavi), il 27 ottobre 2021, vero e proprio “turning point” sulla via della vittoria dello scorso 15 maggio. «Sei anni di astinenza non fanno scemare la fiducia nei nostri mezzi. Le strisce negative prima o poi hanno sempre una fine. D'altra parte, ho letto che in Super League il Lugano non aveva mai battuto la stessa squadra per quattro volte in una sola stagione: quest’anno lo abbiamo fatto con lo Zurigo e ciò è senza dubbio di buon auspicio. Sarà una partita da “all in” e serve a poco rimuginare su statistiche e numeri del passato: ci si gioca tutto in un giorno e non importa il nome della società che ti trovi ad affrontare, conta soltanto la voglia di vincere, la convinzione che metti in campo dal primo all’ultimo minuto. E se l’atteggiamento sarà quello giusto, sono convinto che potremo scrivere numeri nuovi nella storia dell’Fc Lugano».
A proposito di numeri, l’ultima rete segnata da Steffen in Coppa Svizzera risale alla stagione 2016-17. È tempo di aggiornare le statistiche… «Non lo sapevo nemmeno, ma certamente si tratta di una lacuna da colmare. Per un attaccante, anche esterno come me, il gol rappresenta il pane quotidiano, ma credo sia sbagliato giudicarmi soltanto per il numero delle reti messe a segno. Sono altrettanto contento quando posso mandare in rete un compagno, oppure quando so di aver offerto una buona prestazione. Attualmente sto attraversando un ottimo periodo di forma e pure quando non segno riesco a essere importante per la squadra, con passaggi o movimenti che portano in rete un compagno. Ciò detto, domenica spero ovviamente di poter andare in gol di persona e di chiudere, assieme ai sei anni di siccità del Lugano a Berna, anche i sei di astinenza personale dal gol in Coppa».
All’appuntamento del Wankdorf mancano poche ore e la pressione sale… «La pressione c’è tutti i giorni, o così dovrebbe essere quando si aspira a diventare un calciatore professionista. Siamo dei privilegiati, in molti vorrebbero essere al nostro posto e non ne hanno la possibilità. Di conseguenza, dobbiamo essere consci della nostra fortuna e saper trasformare la pressione in una carica positiva. In partite come quella che ci attende, l’unico obiettivo è la vittoria, per cui dobbiamo trovare il piacere di giocare, senza essere tesi. A livello personale, non percepisco una pressione particolare».
In una finale secca non è mai facile affidare a qualcuno il ruolo del favorito. In questo caso, però, i pronostici non possono che essere dalla parte dell’Yb… «Loro giocano in casa, su una superficie artificiale alla quale sono abituati, arrivano dalla conquista del titolo nazionale: mi sembra inutile sottolineare chi sia il favorito. Tuttavia, sono convinto che si tratterà di un duello di altissimo livello e che lo Young Boys, alla luce degli ultimi scontri diretti, non scenderà in campo con la convinzione di fare un sol boccone del Lugano. In questo girone di ritorno, nel quale abbiamo perso soltanto due partite, ci siamo guadagnati il sacrosanto rispetto da parte degli avversari. Siamo una squadra solida, la finale sarà una battaglia, ciò nonostante la squadra da battere rimane lo Young Boys».