A Ginevra i rossocrociati affrontano quello che è considerato l’avversario principale nella corsa a Euro 2024
Dopo il facile e, si spera, corroborante successo di Novi Sad contro la Bielorussia, la Nazionale svizzera è attesa a una pronta conferma contro quello che dovrebbe essere l'avversario principale nella corsa al primo posto del gruppo I di qualificazione per gli Europei 2024. O, almeno, è così che Murat Yakin, nel momento del sorteggio, ha definito Israele. A ogni modo, martedì sera a Ginevra, la selezione rossocrociata avrà la possibilità di mettere subito un morbido cuscinetto tra sé e Israele, grazie anche al pareggio strappato a Tel Aviv dal Kosovo nel confronto d'esordio. Tra una squadra capace negli ultimi 29 anni di prendere parte a undici fasi finali su quindici, tra cui cinque Europei su sette, e una selezione la cui unica apparizione a livello internazionale risale ai Mondiali messicani del 1970, sembrerebbe non debba esistere competizione. E invece, gli scontri diretti tra le due formazioni dicono altro: dicono che la Svizzera ha vinto soltanto due volte su sette e che nelle ultime quattro partite è sempre stata costretta al pareggio. Quella del 9 ottobre 2004 che diede il via al filotto di risultati senza vincitori né vinti, fu pure l'ultima apparizione in rossocrociato (la 49ª della serie) dell'attuale c.t. Murat Yakin, uscito prima del 90’ per infortunio. L'ultima sfida risale al 14 ottobre 2009 e al St. Jakob le due squadre si lasciarono senza reti.
Se tanto ci dà tanto, allo Stade de Genève per gli elvetici non sarà una passeggiata. Si tratterà di confermare le buone sensazioni scaturite dalla sfida contro la Bielorussia, tenendo in giusta considerazione la differenza di valori tra i due avversari. Una sorta di prova di maturità per una Svizzera che in passato ha spesso faticato a mantenere la concentrazione contro squadre di cabotaggio inferiore. A Novi Sad non ci sono stati passaggi a vuoto, i rossocrociati sono sempre rimasti sul pezzo e hanno disposto a piacimento dell'avversario. Yakin vuole vedere la stessa predisposizione di fronte a una compagine ben più pericolosa di quella bielorussa... «Sul fronte offensivo, la manovra israeliana è audace, con due laterali che spingono come due attaccanti – afferma il c.t. elvetico –, ma le sorti del confronto rimangono nelle nostre mani. Sabato si è visto che il nostro sistema funziona, in campo i giocatori si sentivano a loro agio. Chiederò ai ragazzi di ripetersi e di pressare l'avversario fin dal primo istante».
Nonostante la soddisfazione, il 48enne basilese potrebbe optare per qualche cambio, in particolare per garantire una maggiore spinta sul fianco destro della squadra, dove contro la Bielorussia è mancata la necessaria percussione, per quanto le prime tre reti siano state segnate da Renato Steffen, partito proprio dalla corsia destra (ma le azioni si sono sviluppate sulla sinistra). A dipendenza delle scelte di Yakin, è possibile che il bianconero debba tornare a sedersi in panchina, nonostante l'exploit di Novi Sad.
Di ritorno con i tre punti in tasca da una trasferta in Serbia che per lui non potrà mai essere banale, Granit Xhaka è pronto a prendere di petto le qualificazioni, con un doppio obiettivo: un percorso netto con dieci vittorie in dieci partite e il record di 118 selezioni detenuto da Heinz Hermann. Se tutto dovesse funzionare per il meglio, il capitano rossocrociato raggiungerebbe l'ex giocatore di Grasshopper, Xamax e Servette il prossimo 21 settembre in Israele e lo supererebbe tre giorni più tardi a San Gallo contro la Bielorussia... «Battere il record mi renderà estremamente fiero, ma per il momento non è un tema all'ordine del giorno – afferma Xhaka –. In primo luogo ci sono delle partite da vincere: lo abbiamo fatto a Novi Sad, intendiamo ripeterci a Ginevra».
Il centrocampista basilese conferma una volta di più di essere pronto a sottomettersi alle decisioni tattiche del coach... «Murat Yakin decide, io gioco. È molto semplice». Contro la Bielorussia è stato schierato sulla sinistra del centrocampo, tra Rodriguez e Vargas, in un ruolo di numero 8 perfettamente gestito. Con un gol e due assist non ha lasciato spazio a eventuali polemiche sul suo posizionamento in campo... «Non è un caso se Granit indossa il numero 10», taglia corto Yakin.
Con la vittoria contro la Bielorussia, Xhaka si è tolto un peso dallo stomaco... «Ammetto che la decisione di andare in Serbia non è stata presa a cuor leggero. Ne abbiamo discusso con Murat e alla fine il desiderio di aiutare la squadra ha prevalso su ogni altra considerazione».
Non lo dirà mai apertamente, ma nemmeno per tutto l'oro del mondo avrebbe rinunciato alla prima partita dopo l'umiliazione con il Portogallo... «Contro i lusitani ci siamo beccati uno schiaffone niente male. Adesso dobbiamo rialzare la testa e ricominciare a vincere. Il resto non conta».
Più che l'incognita relativa alla prestazione della Nazionale elvetica, preoccupa la risposta del pubblico ginevrino. Al momento sono stati venduti 11'500 biglietti, decisamente pochini per un gruppo che negli ultimi anni si è meritato di evolvere in stadi sempre pieni in ogni ordine di posti.