L’ex centravanti della Nazionale inglese ci sapeva fare col pallone ma anche con le parole. Storia di un calciatore sui generis e degli autogol della Bbc
Sedici anni di carriera tra i professionisti e mai un cartellino, né giallo né rosso. Un bizzarro record di correttezza condiviso con pochi. Per sanzionare Gary Lineker – a quasi trent’anni dalla sua ultima partita – c’è voluta la Bbc, che alla fine si è pure dovuta rimangiare tutto, con tanto di scuse all’ex centravanti della Nazionale inglese, diventato negli anni presentatore di "Match of the Day" (la trasmissione calcistica più seguita Oltremanica), battitore libero, maître à penser di Twitter e scomodo interlocutore di un Regno sempre meno unito e sempre più retrogrado.
Dai piani alti della Bbc, con la scusa del "politically correct", volevano intimidirlo, facendogli pagare con una specie di squalifica temporanea un commento roboante, sì, ma pur sempre un commento. Lineker si era spinto a paragonare "il linguaggio" sui migranti della ministra dell’Interno, Suella Braverman, a certa retorica "della Germania degli anni 30", insomma, quella nazista, che sarà anche un’opinione forte, ma resta un’opinione.
Lineker, nonostante la sua compostezza in campo, non era nuovo a uscite a gamba tesa sui potenti di turno: da Trump ("Questo è il miglior account parodia di Twitter", ed era quello vero dell’ex presidente Usa) al paladino della Brexit Nigel Farage ("Comunque vada il voto, lui resta un cretino"), passando per governanti di ogni colore politico, con picchi di popolarità e polemica come nel caso del battibecco dell’autunno scorso con l’attuale ministro degli Esteri, James Cleverly. Quest’ultimo se ne uscì con "i tifosi omosessuali in Qatar dovrebbero essere rispettosi della cultura del Paese che li ospita". All’ex centravanti non sembrò vero di avere un assist così facile, rispondendo: "Quindi, qualsiasi cosa facciate non fate niente di gay. È questo il messaggio che vuole mandare il ministro?"
In campo contro il Marocco ai Mondiali del 1986 (Keystone)
Il modo apparentemente sbarazzino, ma sempre molto attento e informato con cui Lineker segue i fatti che riguardano il suo Paese scrivendone poi sui social lo ha portato a scontrarsi un po’ con tutti. Lui non cede mai di un millimetro, consapevole del suo potere mediatico ed economico (il suo è il contratto più oneroso firmato dalla tv di Stato), ma anche di cosa vuol dire – avendolo vissuto sulla sua pelle – non avere alcun potere né denaro: Gary infatti era il figlio di un fruttivendolo di Leicester che faticava a sbarcare il lunario. Da piccolo, il futuro centravanti della Nazionale doveva lavorare e anche incassare gli insulti dei coetanei che lo sfottevano per la sua situazione familiare.
Insomma, se è vero quel detto un po’ tragico "quel che non ti uccide, ti fortifica", Lineker ne è la prova tangibile. Uno che non lo fermavi facilmente in campo (quasi 300 gol in carriera, di cui 48 con la Nazionale, e capocannoniere ai Mondiali del 1986) e tantomeno fuori.
L’ex centravanti resta pur sempre uno con abbastanza faccia tosta da apparire in mutande in tv (sempre sulla Bbc) dopo averlo promesso in caso di una vittoria del campionato da parte del "suo" Leicester (la squadra per cui ha sempre tifato e per cui ha giocato per otto anni) nel 2016. Un’altra storia di mutande è datata 1990, anno dei Mondiali in Italia: Lineker prova ad andare in bagno durante l’intervallo della gara con l’Irlanda, ma non riesce a liberarsi. Dopo un intervento in scivolata di un avversario cade a terra e se la fa addosso in Mondovisione: finge un lieve infortunio resta a terra, si pulisce con l’erba bagnata dello stadio di Cagliari e torna a giocare come se niente fosse.
A quel punto non è che ti prendi paura davanti agli impauriti dirigenti della Bbc, e infatti l’ha spuntata lui, anche grazie al supporto di molti colleghi (come un altro ex centravanti della Nazionale, oggi commentatore, Alan Shearer) e giornalisti che si sono rifiutati di intervenire in tv dopo la sua espulsione temporanea.
Quell’altra volta delle mutande, in quel di Cagliari (Youtube)
Sabato scorso, come effetto della solidarietà altrui, era diventato chiaro che "Match of the Day" non sarebbe potuto andare in onda nel consueto formato: nessuno degli altri commentatori del programma, né degli ospiti abituali o dei possibili sostituti si era detto disponibile a sostituire Lineker o anche solo ad apparire durante la trasmissione. Era chiaro a tutti che voltare le spalle al calciatore-presentatore e schierarsi con la Bbc sarebbe stato un autogol.
La protesta si è poi estesa, con i conduttori di altri programmi sportivi che avevano annunciato che non avrebbero lavorato per manifestare il proprio sostegno a Lineker. I dirigenti della Bbc si sono alla fine trovati a gestire un palinsesto svuotato dalla loro fretta di compiacere i potenti, e così il programma sportivo che va in onda prima delle partite era stato rimpiazzato da uno sull’antiquariato, un altro ancora da un approfondimento sul giardinaggio. Il boicottaggio si è poi esteso anche alla radio, con le partite dal vivo sostituite da un podcast registrato.
A quel punto era chiaro che la Bbc non potesse far altro che tornare sui suoi passi. L’hanno fatto chiedendo a Lineker di andargli incontro, ma lui si è rifiutato. Una volta rimesso al suo posto ha infine ringraziato chi l’ha supportato nel braccio di ferro, ricordando però quelle persone che erano state protagoniste del suo tweet incriminato: "Per quanto difficili siano stati gli ultimi giorni, non è nulla rispetto a dover fuggire dalla propria casa per sottrarsi alla persecuzione o alla guerra e cercare rifugio in una terra lontana. Mi ha rincuorato vedere l’empatia verso le loro sofferenze da parte di così tanti di voi. Restiamo un Paese di gente per lo più tollerante, accogliente e generosa".
Ora la Bbc proverà a cambiare i codici di condotta rivedendo una vecchia normativa interna, ma ora tutti i riflettori sono puntati sui suoi dirigenti e sul rischio che le nuove regole suonino come una censura. Insomma, da qualunque parte si guardi la vicenda, la Bbc ha perso, sottovalutando l’avversario.
D’altronde, che Lineker sapesse maneggiare bene le parole lo si sapeva dalla celebre frase pronunciata (e poi citata all’infinito a ogni vittoria dei tedeschi) dopo la sfortunata semifinale di Italia ’90 della sua Inghilterra, sconfitta ai rigori: "Il calcio è semplice, 22 uomini rincorrono un pallone e alla fine vince la Germania". Che se ne fossero dimenticati proprio quelli che ogni settimana gli mettono davanti un microfono è veramente imperdonabile.
Lineker in mutande in tv per onorare una scommessa sul suo Leicester (Twitter)