L’ex arbitro Francesco Bianchi ricorda Sergio Ostinelli, volto e voce dello sport alla Rsi che si è spento all’età di 77 anni
"Perdo una persona con cui ho condiviso momenti favolosi". Sono le prime parole del dirigente Uefa ed ex arbitro internazionale, commentando la notizia della scomparsa del giornalista radiotelevisivo Sergio Ostinelli, per decenni – dal 1974 al 2010 – volto e voce della Rsi. "Sergio era formidabile, fra le altre cose, a tracciare i coccodrilli quando moriva qualche grande personaggio dello sport, e oggi purtroppo tocca a me ricordare lui", continua l’amico fraterno Francesco Bianchi. "Oltre a un validissimo cronista", continua, "era un grande conoscitore della letteratura. Dal 2010, dapprima a Morbio Inferiore e poi alla Filanda di Mendrisio, insieme abbiamo tenuto moltissime serate e percorsi letterari, da Dante a Verga a Manzoni. E lui sapeva incantare il pubblico, anche se qualche volta – se parlava troppo velocemente per deformazione professionale – dovevo fermarlo e gli dicevo: piano, Sergio, non è una telecronaca!".
Innegabile, però, è il fatto che la gente conoscesse Sergio Ostinelli soprattutto per la sua professione di cronista sportivo, grazie alla quale poté seguire ben 16 edizioni delle Olimpiadi – fra invernali ed estive – e svariati Campionati mondiali ed europei di calcio, riuscendo ogni volta a essere al contempo rigorosissimo ed entusiasmante, regalando al pubblico le emozioni e le atmosfere dei grandi stadi da cui trasmetteva. "Per me era semplicemente The Voice", continua Francesco Bianchi. "Quando ci trovavamo a cena, era uno spasso sentirlo raccontare delle sue avventure in giro per il mondo, piene di aneddoti che riguardavano spesso i suoi colleghi delle reti italiane – Martellini, Ciotti, Ameri, Pizzul – oltre che i maggiori atleti della nostra epoca. Eravamo anche membri del Panathlon Club di Lugano, salivamo dal Mendrisiotto insieme per le serate. E spesso andavo a casa sua – aveva una bellissima e ormai numerosissima famiglia – a guardare le partite della Juventus: era anche lui moderatamente juventino come me. Di recente, purtroppo, si è ammalato. Erano tutti convinti che si trattasse degli effetti di un long Covid, invece si è rivelata una malattia molto più seria, che non gli ha lasciato scampo. Avevamo già stilato il programma delle serate letterarie che avremmo dovuto tenere il prossimo autunno, di recente gli avevo spedito la locandina e gli avevo assicurato "squadra vincente non si cambia", sperando che potesse rimettersi al più presto. Purtroppo, però, non è stato possibile. Ho davvero perso un grande amico".