Lukas Mai, nuovo difensore centrale dei bianconeri, chiamato a sostituire Maric: ‘La dirigenza mi ha fatto capire di essere davvero interessata a me’
Lukas Mai è pronto per la sua prima avventura ai massimi livelli. Il 22enne tedesco, proveniente dal Bayern Monaco via Werder Brema, dove ha disputato in prestito l’ultima stagione, avrà il difficile compito di non far rimpiangere il ritiro di Mijat Maric, ma lui si sente pronto, forte di una trafila giovanile trascorsa tutta con la maglia rossa dei bavaresi, dalla quale è uscito formato e pronto a intraprendere il prossimo step in carriera… «A dire il vero – e me lo ha ricordato pure mio padre, del quale apprezzo molto i consigli – devo considerare questo come l’ultimo periodo di apprendistato. Il trasferimento in Ticino rappresenta un passo importante, in quanto sono sicuro che qui avrò la possibilità di crescere ulteriormente e di farlo in un buon contesto sportivo e in un calcio che dà ai giovani la possibilità di maturare».
La scelta di Lugano si è sviluppata quasi per inerzia, senza particolari sforzi… «Per me è molto importante percepire un vero interesse da parte di chi afferma di volermi nel suo gruppo. Nei colloqui con i dirigenti bianconeri questa fiducia l’ho percepita immediatamente, fin dal primo appuntamento. A quel punto, scegliere non è stato per nulla difficile. Ovviamente, ne ho discusso anche in famiglia, in particolare con mio fratello, pure lui calciatore, e mio padre. Il quale, peraltro, ha avuto un colloquio pure con Sebastian Peltzer a Chicago, al termine del quale si è detto molto soddisfatto. La loro esperienza è stata importante nel processo decisionale. Alla fine ho capito che venendo a Lugano avrei potuto continuare a crescere e a migliorare. Non dobbiamo nemmeno dimenticare che questa per me è la prima esperienza all’estero e la prima a tempo pieno in una società di prima divisione, eccezion fatta per i due gettoni accumulati con il Bayern, quando però ero ancora molto giovane (18 anni, ndr). Lo scorso anno l’ho passato al Werder Brema e tutto sommato le cose sono andate piuttosto bene (16 presenze, poi una seconda parte frenata da un infortunio e dal cambio di guida tecnica, ndr). Ritengo che un’esperienza in un campionato come quello di Super League possa ulteriormente giovare alla mia crescita. Ne ho parlato pure con Noah Katterbach che ha trascorso un anno e mezzo a Basilea e con il quale ho condiviso la maglia della Nazionale U21. Mi ha confermato quanto possa essere importante per un giovane un periodo in un campionato come quello svizzero».
Tra l’altro, la possibilità di disputare i preliminari di Conference League rappresenta un ulteriore incentivo… «Non è la Coppa ad avermi fatto decidere di firmare con il Lugano. Il vero motivo per il quale mi trovo qui è il grande interesse che Carlos da Silva e Mattia Croci-Torti hanno espresso nei miei confronti. Mi hanno fatto sentire desiderato, la Conference League ha avuto un’influenza del tutto marginale sulla mia scelta».
A Lugano la sua integrazione è stata facilitata da una serie di fattori… «Monaco è senz’altro una bella città ed è molto più grande di Lugano. Ma qui mi sembra non manchi niente, c’è pure il lago. Per quanto riguarda i miei nuovi compagni, sono stato accolto molto bene, tutti mi hanno fatto capire di essere il benvenuto. Essendo la mia prima volta all’estero, ci potevano stare delle incognite che invece sono state spazzate via dall’accoglienza ricevuta. Certo, la lingua rappresenta un problema, ma ho intenzione di impegnarmi per imparare l’italiano».
Nei molti anni trascorsi al Bayern, Lukas Mai la prima squadra l’ha vista soltanto in due occasioni, ma si è costantemente allenato con un gruppo di campioni… «Ho imparato molto anche soltanto guardando quei giocatori che occupavano la mia posizione, come Hummels, Boateng o Süle. Mi è servito per capire come si muovono in campo, perché fanno o non fanno determinate scelte. E loro mi hanno aiutato, facendomi notare dove e come avrei potuto ulteriormente migliorare. Senza dimenticare che, per quanto fosse soltanto allenamento, cercare di limitare uno come Robert Lewandowski rappresenta di per sé una sorta di lezione accademica».
A Cornaredo, Lukas Mai sarà chiamato a sostituire Mijat Maric, uno che in campo (e non solo in campo) rappresentava il prototipo del leader… «Dal punto di vista tecnico-tattico, sono un difensore al quale piace anche impostare il gioco, senza per questo perdere attenzione nella fase difensiva. Per il resto proverò a essere un leader e sono convinto di avere le qualità per ancorare il reparto. Detto questo, di Mijat Maric ce n’è uno, così come c’è un solo Lukas Mai. Siamo giocatori con caratteristiche simili, ma con peculiarità diverse. Nello spogliatoio, per contro, sono un tipo piuttosto tranquillo. Mi piace ridere e scherzare quando ce n’è l’occasione, ma non sono uno che dà fuori di testa. Tuttavia, i miei compagni sanno che se dovessero avere bisogno, con me si può comunicare e sono sempre pronto ad aiutare chi ne avesse necessità».