Domenica la Svizzera chiude la prima fase di Nations League: in ottica salvezza, appare indispensabile superare il Portogallo. Senza più Bottani
Otto giorni fa la Svizzera aveva approcciato la terza edizione di Nations League con l’ambizione nemmeno troppo velata di puntare a un biglietto per le final four del prossimo anno. Alla vigilia dell’ultimo appuntamento del primo blocco di partite (le ultime due si disputeranno nel mese di settembre), gli obiettivi della Nazionale rossocrociata sono radicalmente mutati: in ballo, adesso, c’è soltanto la salvezza nella Lega A. Un traguardo che appare arduo da raggiungere, a maggior ragione dopo la sconfitta rimediata giovedì sera a Ginevra contro la Spagna. Adesso i punti di distacco dalla Repubblica Ceca – complice la sciagurata sconfitta nella sfida d’esordio a Praga – sono quattro e non è necessaria una calcolatrice per capire che domenica contro il Portogallo (sempre a Ginevra), la vittoria non è soltanto auspicata, ma addirittura obbligata. In caso di nuovo rovescio, la permanenza nella categoria più prestigiosa passerebbe da un risultato utile in Spagna e dalla vittoria nella decisiva sfida casalinga contro i cechi.
Agli occhi dell’Asf, una retrocessione rappresenterebbe una sciagura, a pochi mesi dai Mondiali in Qatar, ma anche per le conseguenze che comporterebbe sullo sviluppo della squadra (avversari meno prestigiosi e attrattivi) e sul futuro ranking europeo. Alla luce di quanto visto in queste prime tre uscite, la Lega B rappresenta un pericolo concreto, tanto povere di contenuti sono state le sfide con Cechia, Portogallo e Spagna. Questa Nazionale, incapace di produrre gioco, ma bravissima a tirarsi la zappa sui piedi con errori difensivi pagati a peso d’oro, appare come una pallida copia di quella che poco più di sei mesi fa aveva strappato all’Italia il ticket per il Qatar, andando a Roma a disputare una prima mezz’ora di grandissima personalità. Troppi elementi appaiono in precarie condizioni fisiche e la magia dell’Olimpico sembra essere evaporata. Le voci (e qualcosa di più) relative a dissapori interni tra alcuni senatori e Murat Yakin non contribuiscono certo a rasserenare un ambiente che domenica sera dovrà scordare – in uno stadio ben più affollato di lusitani di quanto lo sia stato giovedì di spagnoli – la brutta figura di una settimana fa.
Nonostante una difesa che ha regalato la maggioranza delle sette reti incassate e alla quale soltanto Akanji sembra in grado di dare ordine, un centrocampo che filtra a fatica ed è privo di una vera regia e un attacco andato in rete una sola volta in 270’ (ma che in compenso ha sbagliato un sacco di opportunità), il secondo tempo della sfida contro gli iberici ha mostrato il volto – seppur ancora emaciato – di quella che era stata la Nazionale del 2021. Dal primo all’ultimo ancora al di sotto delle sue possibilità, ma comunque uscita dal bozzolo nel quale sembra intrappolata. Contro la Spagna, a secondo tempo inoltrato Murat Yakin ha cambiato modulo passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1, ma non è stata questa la molla che ha fatto rialzare la testa ai rossocrociati, i quali hanno dimostrato di aver cambiato atteggiamento mentale fin dal primo pallone della ripresa. A conti fatti non è stato sufficiente a ottenere il sesto pareggio della storia contro le furie rosse, ma rappresenta l’unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi. Per rasserenare l’ambiente, la Svizzera necessita di una vittoria, meglio ancora se di prestigio.
A livello di formazione, si spera in un’o p p o r tu nità per il ticinese Gavranovic, mentre invece Bottani è stato costretto a lasciare il campo d’allenamento a causa di problemi agli adduttori. Yakin potrebbe pure dar spazio a due innesti dell’U21, Leonidas Stergiou e Zeki Amdouni, due giovani che potrebbero così legare in modo definitivo il loro destino a quello della Nazionale rossocrociata.