Calcio

Testa alla Spagna per dimenticare il Portogallo

Fra le poche cose da salvare dal naufragio di domenica a Lisbona c’è il buon debutto di Mattia Bottani

Mattia Bottani in azione domenica a Lisbona
(KEYSTONE)
6 giugno 2022
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Da salvare, dopo una simile batosta, resta davvero soltanto il debutto in maglia rossocrociata di Mattia Bottani, subentrato a Steffen quando di una partita ormai compromessa restavano da giocare una ventina di minuti. Il luganese, col numero 14 sulle spalle, si è mosso bene, ha proposto qualche spunto e soprattutto ha mostrato quella voglia che purtroppo di recente pare mancare agli uomini di maggiore esperienza di questa squadra. In primis a Granit Xhaka che, come giovedì scorso nella sconfitta subita a Praga, anche nella storica débacle di domenica a Lisbona è parso piuttosto avulso da tutto ciò che succedeva attorno a lui. Ha toccato un buon numero di palloni, è vero, ma spesso li ha giocati male e con una certa sufficienza. Atteggiamento difficile da accettare da chi, in quanto capitano, dovrebbe invece impegnarsi al massimo, dando l’esempio e incarnando al meglio lo spirito di sacrificio. Risulta evidente, da certe sue dichiarazioni oltre che dalle sue modeste prestazioni, che il nostro giocatore più rappresentativo non si trovi più del tutto a suo agio né col gruppo né col selezionatore. Del resto, non sarà stato facile per lui accettare l’evidenza che, senza di lui, la squadra ha conquistato una meritatissima qualificazione alla fase finale della Coppa del mondo. E che, dopo il suo ritorno, sono invece cominciati i guai e le cattive prestazioni che hanno fatto fare ai rossocrociati significativi e preoccupanti passi indietro. Certo, Xhaka non è il solo ad aver deluso in questo 2022 dai miseri risultati, ma si sa che quando a cadere sono i più grandi il tonfo è assai più rumoroso.

Non del tutto esenti da colpe sono pure altri giocatori di spessore, come ad esempio Shaqiri, Seferovic e Schaer, giusto per fare qualche nome. Ma non solo: anche l’avventatezza di alcuni stravolgimenti tattici osati da Murat Yakin potrebbero aver destabilizzato una squadra che fino allo scorso autunno pareva invulnerabile e assai rigorosa a livello di organizzazione e applicazione. Vero è anche che qualche esperimento bisogna pur farlo: ogni tecnico è giusto che abbia a disposizione alternative a cui far ricorso in caso di necessità. Un tempo, come banco di prova si usavano le amichevoli, che però sono ormai state quasi tutte sostituite da nuove competizioni tipo la Nations League, torneo che certo conta meno di Mondiali o Europei, ma che comunque ti obbliga fare risultato, se non vuoi retrocedere. E che, dunque, poco si presta alle sperimentazioni. E ora, dopo due partite, i rossocrociati si trovano sul fondo della classifica a zero punti e con una pessima differenza reti. Qualcuno ha estratto dal cilindro l’alibi della stanchezza tipica del finale di stagione, ma pare una giustificazione piuttosto debole: i calendari, infatti, sono gli stessi anche per i nostri avversari, i quali risultano però capaci di sovrastarci anche dal punto di vista atletico oltre che tecnico, tattico e di concentrazione.

Ritrovare immediatamente la quadra a ogni livello è dunque l’imperativo a cui devono sottostare, a questo punto, Yakin e gli uomini di cui dispone. L’occasione per farlo, per fortuna, si ripresenterà prestissimo, vale a dire giovedì a Ginevra. L’avversario, la Spagna, è fortissimo, ma probabilmente è proprio il tipo di contendente con cui bisogna misurarsi in certi casi. Ai giocatori si chiede maggior attenzione, più voglia e una compattezza che ci riporti al 2021, stagione memorabile che purtroppo, da un paio di mesi a questa parte, siamo tentati di considerare come una lontana età dell’oro. Dal selezionatore si pretende invece, oltre che maggiore coerenza a livello di moduli, anche un po’ di coraggio in più: magari decidendo di lasciar fuori qualcuno a cui pare sia diventato un fastidio scendere in campo – e qui torniamo a Xhaka – e inserendo per contro nell’11 di partenza forze fresche e intenzionate a sfruttare al meglio le occasioni che si presentano. E pensare a una titolarizzazione di Mattia Bottani, a questo punto, non sarebbe solo stuzzicante, ma pure legittimo.