Alle ‘merengues’ sono bastati un tiro in porta e uno a lato per battere il Liverpool. Grazie alle nove parate (almeno quattro decisive) di Courtois
Paris St. Germain, Chelsea, Manchester City e Liverpool. Mai nessuno ha avuto un cammino tanto arduo sulla strada della corona europea. La 14ª Coppa dei Campioni/Champions League messa in bacheca dal Real Madrid è assolutamente meritata, per una squadra capace di piegarsi senza mai raggiungere il punto di rottura. Battuta 1-0 a Parigi e sotto 1-0 al Santiago Bernabeu, il Real si è salvato con una tripletta di Benzema tra il 67’ e il 78’; in ritardo 3-0 con il Chelsea dopo aver vinto 3-1 all’andata, ha passato il turno con il gol di Rodrygo all’80’ e quello di Benzema al 96’; infine, dopo aver perso 4-3 a Manchester ed essere andato in svantaggio 1-0 al Bernabeu, la doppietta di Rodrygo al 90’ e 91’ e il rigore di Benzema al 95’ hanno regalato alle "merengues" l’accesso alla finale. Una squadra predestinata, dunque. Di quelle che alla fine, "di riffa o di raffa" riescono sempre a uscire dal campo con il sorriso sulle labbra.
E il Real si è ripetuto anche sabato nella finalissima di Parigi, per la 14ª Coppa dalle grandi orecchie, ovviamente record assoluto. Ma non è l’unico record fatto stabilire dagli uomini di Carlo Ancelotti. Infatti, quanto meno nell’era della Champions League, nessuno era mai riuscito ad alzare il trofeo al termine di una partita nella quale in 90’ aveva concluso una volta tra i pali (il gol di Vinicius) e un’altra sopra la traversa. Nemmeno il Chelsea di Di Matteo – considerato unanimemente il vincitore più difensivista della storia della Champions – aveva osato tanto (6 conclusioni, 3 in porta, 3 fuori). E soltanto in due occasioni l’Mvp della partita era andato al portiere: nel 2001 a Oliver Kahn (Bayern - Valencia), nel 2008 a Edwin van der Saar (Manchester United - Chelsea), in entrambi i casi in partite terminate ai rigori, quindi con rispettivi numeri 1 determinanti.
Contro il Liverpool, il Real Madrid è stato inferiore in tutte le statistiche, eccetto quelle dei gol fatti e delle parate del portiere, in pratica le uniche a contare per davvero. Thibaut Courtois è indubbiamente stato il miglior giocatore in campo. Ha tenuto a galla la compagine spagnola con nove interventi, almeno quattro dei quali (3 su Salah, uno su Mané) decisivi. Certo, si potrà dire che gli attaccanti dei Reds avrebbero potuto far meglio, ma è difficile attribuire loro colpe specifiche quando davanti si sono ritrovati un portiere capace di prendere anche le mosche.
La fase difensiva degli spagnoli è stata assolutamente impeccabile. Se Courtois ha disinnescato una mezza decina di ordigni, almeno altrettante situazioni pericolose sono state risolte da un reparto arretrato che non ha disdegnato di spazzare l’area alla bell’e meglio quando necessario. Splendida la prestazione di Carvajal, assoluto leader del reparto, così come prezioso è stato il contributo di Casmiro, vero frangiflutti davanti alla difesa e molto spesso all’interno dei 16 metri spagnoli. La pressione del Liverpool sull’uscita di palla del Real e la buona disposizione sul campo anche nelle occasioni in cui gli uomini di Klopp hanno rinunciato al "gegenpressing", hanno reso difficile trovare linee di passaggio pulite, ciò che ha compromesso la costruzione della manovra. E le tre punte ne hanno risentito, anche perché Modric ha spesso arretrato il suo raggio d’azione nel tentativo di trovare palloni giocabili. Valverde è stato prezioso soprattutto in fase di copertura, limitando le sgroppate di Robertson, Vinicius ha trovato il gol della vittoria sull’unica distrazione difensiva di Alexander-Arnold, mentre Benzema (15 reti in questa edizione) è sempre rimasto lontano dai 16 metri avversari e si è illustrato soltanto al 44’, in occasione del gol poi annullato per fuorigioco.
E a mettersi in mostra, purtroppo, non sono stati soltanto i 22 in campo, ma anche l’organizzazione. E lo ha fatto in maniera negativa. La finale è iniziata con oltre 30’ di ritardo (non succedeva dall’Heysel) a causa dei problemi venutisi a creare all’ingresso del settore del Liverpool. Ai cancelli si sono presentate persone sprovviste di un biglietto d’ingresso (o con tagliando falso), con un evidente sovraffollamento che ha spinto le forze dell’ordine a fare uso di lacrimogeni, coinvolgendo pure dei bambini. Chi si è presentato allo Stade de France senza biglietto è ovviamente un incosciente, ma costoro andavano filtrati ben prima di arrivare allo stadio, con un "triage" che ha fatto cilecca su tutta la linea.
Il Real Madrid è dunque salito ancora una volta sul trono d’Europa, con la quarta Coppa per Carlo Ancelotti, la quinta per molti veterani in "camiseta blanca" (Marcelo, Modric, Benzema…). Qualcuno se ne andrà (Marcelo), qualcuno è ancora in dubbio (Modric, 36 anni), qualcuno rimarrà di sicuro nonostante l’età, al termine di una stagione stratosferica che gli dovrebbe regalare il suo primo Pallone d’oro (Benzema, 34 anni). Ma un club di "galacticos" ha continuo bisogno di alimentare la passione dei propri tifosi con grandi nomi. Sfumato Mbappé, Florentino Perez dovrà analizzare il mercato, ma grazie ai 119,81 milioni di euro incassati in questa Champions League (più i 3,5 o i 4,5 milioni per la Supercoppa in programma in agosto a Helsinki contro l’Eintracht Francoforte), i margini di manovra non mancano. Per puntare alla Liga e, ovviamente, alla 15ª Champions.
E il Liverpool? Uscire sconfitti dopo aver dominato aumenta rammarico e frustrazione, ma quella dei Reds rimane una stagione formidabile. Iniziata su quattro fronti e conclusa con quattro finali: due vinte (Coppa della Lega e Coppa d’Inghilterra) e due perse (Champions e Premier, decisa negli ultimi 15’ dell’ultimo turno). A prescindere da come si è conclusa, una stagione da applausi.