Voltata pagina dopo il brutto infortunio al ginocchio, Granit Xhaka torna a scalpitare. E sogna il traguardo delle cento presenze in Nazionale
Granit Xhaka è pronto a voltare pagina. Il brutto infortunio al legamento del ginocchio destro rimediato quella domenica di fine settembre (il 27, nel derby londinese contro il Tottenham vinto 3-1 dai Gunners) è ormai un solo un (brutto) ricordo. Tre mesi dopo, il centrocampista nonché capitano della Nazionale sembra essere rinato a nuova vita, con una forma ritrovata proprio nei giorni in cui l’Arsenal riprende a sua volta la piena attività. «Sono davvero stato sfortunato in quella partita contro il Tottenham; è stato il mio primo infortunio serio in sei anni di Premier League – osserva lo tesso Xhaka –. Ma fortunatamente so trovare il lato positivo anche nei momenti difficili». E il momento difficile è appunto arrivato quando i medici hanno formulato la loro prognosi: tre mesi di stop e indisponibilità dunque fino a Natale. Ma Xhaka – che proprio in quei giorni era reduce dall’infezione da coronavirus – non si è lasciato scoraggiare da quelle parole, riuscendo anzi a rimettersi prima del previsto, per far ritorno sui campi da gioco già il 6 dicembre in occasione della trasferta a Everton. Quella volta terminò con una sconfitta, certo, ma le quattro successive partite i Gunners le hanno poi vinte. «Fin dal mio primo giorno di rieducazione la sensazione che avevo era quella che mi sarei ristabilito prima del previsto. E così è infatti stato: a inizio dicembre ho informato lo staff che mi sentivo pronto per rientrare. Non volevo più attendere, ma tornare a giocare per dare una mano alla squadra. I miei pensieri erano concentrati unicamente sul gioco, non più focalizzati sul ginocchio».
Quattro vittorie nelle ultime quattro partite, per un bilancio di quattordici reti segnate e una sola incassata sono il biglietto da visita ideale per il big-match che si profila all’orizzonte per sabato, contro il leader Manchester City. «Questa striscia positiva non è semplicemente frutto del caso. Ci stiamo allenando duramente, e la squadra è parecchio maturata, ritrovando la capacità di risolvere in suo favore le partite combattute».
Sollecitato a proposito della pandemia, che in Premier League è un tema con cui è quotidianamente confrontato, Xhaka mette l’accendo sulla salute, «che deve sempre venire prima di qualsiasi altra cosa. Noi sportivi non possiamo alleviare la sofferenza delle persone. Ma forse, almeno per un momento, possiamo regalare loro un sorriso».
Per quanto ‘duro’ e intransigente possa apparire in campo, fuori dal campo Xhaka rivela il suo carattere di persona riflessiva. Sa che la sua personalità si polarizza, che a volte viene fraintesa. «Di persone a cui non vai a genio ne troverai sempre, e questo vale per l’Inghilterra, come pure per la Germania o la Svizzera. È inutile cercare di piacere a tutti i costi; ciò che conta è che l’allenatore, la squadra e le persone intorno a me siano felici».
L’ultima sua apparizione con la maglia della Nazionale risale a sei mesi fa, a quel famoso (e pure storico) ottavo di finale dell’Europeo vinto a spese della Francia: la bella qualificazione alla fase finale della Coppa del mondo in Qatar l’ha infatti dovuta seguire a distanza: «La qualificazione diretta francamente non mi ha sorpreso più di tanto. Yakin può contare su una rosa veramente ampia da cui attingere i suoi giocatori, e i giovani hanno ‘fame’. È una selezione dallo spirito straordinario, e sono certo che nel prossimo futuro faremo ancora altri passi avanti: chi cerca di coprirsi di gloria dovrà fare i conti anche con noi». Fermo a quota 98 selezioni, Granit non vede l’ora di entrare a far parte della ristretta cerchia del ‘club dei 100’: «Avrei voluto arrivarci già a Basilea, nella sfida con l’Italia, ma le cose sono andate diversamente... Ma non rimpiango il passato: preferisco guardare avanti, visto che mi attende un periodo sicuramente eccitante».