Il ticinese è tornato a dirigere un match di Super League dopo il mese di ‘pausa’ seguito alle polemiche per il suo arbitraggio in San Gallo-Servette
«Non sono state settimane semplicissime ma ora sono alle spalle e quello che è successo mi ha fatto crescere».
A confessarcelo è Luca Piccolo, l’arbitro ticinese finito nell’occhio del ciclone lo scorso 17 ottobre, quando nel match di Super League vinto 2-1 al Kybunpark dal San Gallo sul Servette, alla sua direzione di gara erano stati contestati due errori: un rigore non concesso ai ginevrini (non segnalato nemmeno dal VAR) e soprattutto la rete della vittoria trovata al 93’ dai padroni di casa, viziata all’inizio dell’azione da un fallo apparso evidente del sangallese Diakité ma confermata dal fischietto di casa nostra anche dopo aver rivisto il tutto al video. Apriti cielo! Polemiche a fine partita e nei giorni successivi, dichiarazioni smentite e ritrattate, precisazioni, in particolare a proposito di quella che per alcuni è stata una punizione, ma che in realtà come ci aveva subito spiegato il diretto interessato (e confermato dal responsabile degli arbitri svizzeri d’élite Dani Wermelinger), è stata una «pausa concordata».
Così, dopo il match “incriminato” il 29enne di Bellinzona ha sì diretto («come da programma») una partita di Coppa Svizzera (Bienne-Stade Losanna) e due di Challenge League (Xamax-Winterthur e Wil-Kriens), ma sabato è già stato richiamato nella massima serie per arbitrare la sfida che ha visto lo Zurigo espugnare 1-0 il Tourbillon di Sion… «Confesso che visto quanto successo dal profilo mediatico un po’ di tensione c’era nel prepartita – ci spiega Piccolo –. Nel momento in cui ho fischiato l’inizio del match però tutta l’agitazione è sparita, anche volendo in campo sei così dentro la partita e concentrato che non hai tempo di pensare ad altro. E devo dire che è andato tutto bene, ci sono state diverse situazioni in area di rigore giudicate correttamente, anche secondo l’ispettore presente allo stadio. Pure con i giocatori è andata bene, c’era la possibilità che qualcuno potesse sfruttare quanto capitato per toccarmi sul personale e mettermi un po’ di pressione, ma così non è stato. Anzi, probabilmente capendo la situazione potenzialmente delicata sono stati ancora più collaborativi del solito. D’altronde anche per loro non è semplice quando sbagliano e vengono criticati. Per cui direi che sono molto contento di com’è andata la partita, ora mi sento anche un po’ più leggero».
Già perché per quanto per certi versi preparato ad affrontare una situazione del genere – “Non sono finito sui media per qualche errore clamoroso, per cui direi che è andata bene”, ci aveva scherzosamente (ma nemmeno troppo) confessato dopo il suo esordio nella massima lega nell’ottobre del 2019 –, il fischietto più giovane della Super League ammette di essere stato se non proprio travolto, perlomeno colpito dal clamore sollevato… «Diciamo che fa parte della carriera di un arbitro affrontare momenti del genere, le decisioni prese raramente soddisfano tutti e a volte sono impopolari. Che non per forza vuol dire sbagliate, in quanto rimangono soggettive e in diverse situazioni legate all’interpretazione, proprio come successo nel caso di San Gallo. Ciò non toglie che effettivamente in particolare i primi giorni sono stati un po’ turbolenti, nei quali ad esempio ho letto cose non vere come la mia retrocessione in Challenge League, quando in realtà in occasioni del genere che fanno parlare è prassi tutelare, oltretutto di comune accordo, l’arbitro e non mandarlo subito nuovamente sotto i riflettori. In ogni caso grazie anche alle persone che mi sostengono come amici, familiari, il mio mentore Francesco Bianchi (ex direttore di gara prima e capo degli arbitri rossocrociati poi, oggi osservatore Uefa, ndr) e lo stesso Dani Wermelinger, nonché al lavoro (di fiduciario, ndr) che mi ha tenuto impegnato, sono riuscito a relativizzare un po’ tutto e andare avanti di nuovo sereno e tranquillo. Anzi alla fine ho cercato di trarre tutti gli aspetti positivi possibili da quella che era una situazione negativa e di sfruttarli per crescere, ad esempio imparando a gestire le relazioni con i Media. E da questo punto di vista mi sento sicuramente più forte di prima».
Un processo di crescita iniziato sui campetti del calcio regionale e proseguito nelle leghe superiori fino alla Challenge League, ma che è entrato in un’altra dimensione con l’esordio nella massima serie rossocrociata il 5 ottobre 2019 (Thun-Lucerna 0-2)... «In questi due anni ho arbitrato una trentina di partite in Super League che mi hanno permesso di accumulare esperienza e crescere un po’ sotto tutti gli aspetti, perché la massima serie è molto diversa dalla Challenge League. A cominciare come visto dall’attenzione mediatica e dagli stadi più pieni che aumentano la pressione, ma anche dal punto di vista fisico lo sforzo richiesto è maggiore. In particolare ho svolto esercizi specifici per la velocità, in modo da riuscire a rimanere sempre vicino all’azione nonostante i parecchi cambi di gioco. Sono inoltre migliorato nella preparazione alla partita, sulle squadre di Super abbiamo più dati a disposizione e possiamo studiare le squadre e il loro gioco per ottimizzare il posizionamento in campo. Infine sono cresciuto dal punto di vista comunicativo, un aspetto sul quale anche il mio mentore ha sempre insistito: in pratica ho imparato a parlare meno, prendo una decisione e vado avanti senza star lì troppo a spiegarla, aiutato dal fatto che con i giocatori professionisti questa necessità è minore».
La prima stagione di Luca Piccolo in Super League è coincisa anche con l’introduzione del Video Assistant Referee in Svizzera… «Un po’ come me, anche il VAR in questi anni ha potuto accumulare esperienza e tutto il sistema è stato perfezionato, raggiungendo un ottimo livello di applicazione. È vero che si sono anche create situazioni che prima non esistevano, come le richieste dei giocatori di andare a rivedere una determinata azione al video, ma il saldo rimane comunque ampiamente positivo. Nella maggior parte dei casi infatti il VAR semplifica la vita a noi arbitri e permette di ridurre al minimo gli errori, correggendo il 99 per cento degli sbagli chiari ed evidenti. Permettendoci inoltre di rimanere competitivi a livello europeo».
Uscito fortificato da un momento complicato, il fischietto ticinese non può che guardare avanti con rinnovato entusiasmo… «Dai prossimi mesi e dal prossimo anno mi aspetto di poter continuare a fare esperienza a questi livelli, vivere più situazioni possibili in campo per imparare a gestirle e continuare a crescere. E convincere così la commissione arbitrale a darmi una possibilità nel momento in cui si libererà uno dei sette posti a livello internazionale a disposizione della Svizzera. Sì, per il momento l’Europa rimane un sogno, ma continuo a lavorare per realizzarlo».