Il numero uno del Chiasso, di rientro dalla Bosnia dopo un lutto familiare, è pronto a tornare in campo domani in Coppa Svizzera contro il San Gallo
Sarà una partita speciale per Miodrag Mitrovic, quella di domani contro il San Gallo. Certo, è una gara di Coppa, ma per il portiere dei rossoblù si vede un significato profondo. Qualche giorno fa purtroppo è mancato il padre e Pomo, come è soprannominato, è stato in Bosnia. «Tutto è successo in fretta e devo ancora elaborare e rendermi conto. Certo la morte è sempre la morte, quando tocca un padre è pesante. Sono tornato ad allenarmi domenica e il calcio mi aiuta a sfogarmi sia mentalmente, sia fisicamente. Sono a disposizione del mister, ho tanta voglia di tornare in campo anche per mio padre: so che sarà con me sempre», racconta commosso.
Il San Gallo porta una ventata di calcio di alto livello a Chiasso, in un ambiente abituato negli ultimi anni a categorie importanti come la Challenge League. «Potrebbe essere l’ultima occasione in questa stagione di affrontare avversari simili, di due categorie più avanti di noi. Sono sfide in cui devi scendere in campo e giocartela, senza pensarci troppo. Non so come la imposteremo, se cercheremo di partire all’attacco o saremo più attendisti, ne stiamo parlando, ma certamente vogliamo mostrare il nostro gioco. Sono partite belle e speciali».
Il Chiasso sta vivendo un momento particolare. Mitrovic è partito per la Bosnia con in panchina Raineri, allenatore che conosce benissimo dai tempi di Biasca, ormai un decennio fa, ed è tornato trovando Vitali. «Ho ricevuto la notizia mentre ero via, mi è dispiaciuto, come sempre accade quando c’è un esonero. Non posso dire che me lo aspettavo, però nel calcio quando non arrivano i risultati spesso paga l’allenatore. So che mister Raineri ha sempre dato tutto. È cambiato dai tempi di Biasca proprio per la sua voglia di imparare continuamente: è il calcio stesso che muta, con tecnologie e informazioni a disposizione che solo qualche anno fa non c’erano, e lui si è adeguato, con ancora maggior attenzione ai particolari».
Il portiere non riesce a darsi una vera risposta sul perché della crisi del Chiasso. «Ci siamo seduti più volte coi compagni a parlarne e provare a capire cosa succede e come uscirne. L’unica realtà che si può affermare è che il calcio è questo, sono i dettagli a fare la differenza. Nel periodo in cui tutto andava bene forse qualche volta siamo stati fortunati e adesso invece la sfortuna ci ha giocato contro».
Partire così forte, creando aspettative di vittoria e altissima classifica, non può essere stato un boomerang? «Per me no, ho fiducia nelle qualità della squadra. È normale che la piazza, la società e i tifosi pretendano i risultati. I primi a essere arrabbiati quando non arrivano siamo noi calciatori, che siamo delusi e non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle il periodo complesso».
Miodrag è arrivato a Chiasso voluto da Raineri, con un corteggiamento… in due riprese. «Mi contattarono lo scorso anno quando ero a Paradiso. Ero appena rientrato dalla Bulgaria: dopo il lockdown vissuto lì da solo e dopo anni all’estero sentivo l’esigenza di tornare in Svizzera, a casa. Avevo accettato l’offerta del Paradiso, disposto a mettere in secondo piano il calcio pur di tornare a casa. Mister Raineri mi cercò, ci incontrammo e ricordo che furono giorni difficili, di scelte: i rossoblù volevano un portiere e io stavo bene, sia fisicamente, sia mentalmente. Alla fine non me la sentii di andar via da Paradiso, loro si sarebbero trovati in difficoltà senza di me e io avevo voglia di ‘vivere’, furono dunque anche esigenze mie a farmi scegliere di restare. Sono contento che col Chiasso poi ci siamo ritrovati, Raineri sicuramente ha avuto un peso dato che mi conosce».
Anche senza il tecnico che lo stima da una vita, si guarda avanti. «Non conoscevo Andrea Vitali prima che arrivasse al Riva IV. Mi ha sorpreso in positivo, anche lui è un grande lavoratore e tiene molto alla squadra. Resterà o no? Onestamente, non me lo chiedo, non ho sentito voci e rumors. Per me è il nostro allenatore e tale rimane. È anche partito bene, con una vittoria».
Prima di rientrare in patria, col Paradiso, il portiere ha avuto delle formative esperienze all’estero. «Sono stato in Romania e in Bulgaria. Sembra strano a credersi, ma non ho scelto l’est Europa perché sono di origini serbe. È invece nato tutto per caso, per esempio in Romania lo staff era italiano e per tutti io ero lo svizzero, quello che chissà perché non parlava svizzero. Sono stati anni che mi hanno fatto crescere molto come uomo e come persona. Ho lavorato su me stesso e ciò mi ha permesso di fare dei clic mentali che, ora mi rendo conto, mi aiutano ad affrontare determinate situazioni con serenità e con maggiore facilità. Non era scontato riuscire, sono fiero e felice del mio percorso. A livello calcistico poi ho vissuto esperienze forti, penso alla Coppa vinta dopo 25 anni in Romania col Craiova».
A un certo punto, però, complice il Covid, ha sentito la voglia di tornare a casa. «Ci resterò? Non lo so, sicuramente qui sto bene, con la mia famiglia, la mia ragazza, i miei amici e non penso a un’altra partenza. Ma non chiudo mai le porte di fronte a nulla, se mi arrivasse una possibilità che mi farebbe dire che è il caso di sedersi e valutarla, lo farei. Rientrando in Svizzera avevo cominciato a pensare che fosse il momento di pianificare la mia vita oltre lo sport, però non so ancora cosa farò. Sono professionista da dieci anni, questa è la mia quotidianità e ho ancora molto in testa il calcio», ammette.
A proposito di obiettivi, che cosa gli ha chiesto il Chiasso, quando lo ha invitato a difendere la sua porta dopo la retrocessione? «Mi hanno detto che la volontà era quella di mantenere l’ossatura della squadra, con elementi di esperienza. Volevano costruire una compagine per lottare per la Challenge League, comunque per le zone alte della classifica, giocandosela fino in fondo. Mi hanno anche parlato del discorso giovani, infatti ne abbiamo tanti e anche bravi». Obiettivo alta classifica, quindi, a partire da domani, una sfida fuori dagli schemi ma che, se giocata nel modo giusto, può dare al di là del risultato un quid in più ai rossoblù in cerca di risposte. E ancor più particolare sarà per Mitrovic, se dovesse tornare titolare.