Doppietta di Embolo e gol di Steffen e Gavranovic per il 4-0 dei rossocrociati contro la Lituania. Tutto nel primo tempo, ripresa soporifera
Il successo era d‘obbligo, ed è puntualmente arrivato, seppur non al termine di un confronto esaltante. L’operazione differenza reti, inoltre, è parzialmente riuscita, per la Svizzera: il 4-0 alla Lituania è più del minimo sindacale che andava profilandosi prima che Gavranovic a tempo scaduto mettesse a segno il quarto gol, il 16esimo in 36 presenze in rossocrociato. Ora gli elvetici accusano un ritardo di due reti nei confronti dell’Italia, con ancora gli Azzurri e la Bulgaria da affrontare. Non disprezzabile, questo scenario, per una squadra che a Vilnius ha fatto tutto nel primo tempo, per poi spegnersi nella ripresa, sul comodo cuscino del vantaggio delle tre reti messe a segno prima del 45’
È a partire dalla mezz’ora che la Svizzera ha espresso il meglio di sé, dopo qualche verticalizzazione vanificata dall’imprecisione degli affondi, affidati soprattutto all’estro di Shaqiri, tradottosi prima in un bel pallonetto ma poi, fortunatamente, in due calci d’angolo dai quali è scaturita la doppietta di Embolo. Laddove non è arrivata la classe del trequartista ex Liverpool oggi al Lione, è salito in cattedra Fabian Schär, difensore centrale dal piede delicato, non sempre concreto in retrovia ma utile in veste di regista arretrato. In grado, per tecnica e visione di gioco, di sostituirsi alla regia di capitan Xhaka, con lanci illuminanti degni del collega, il grande assente in casa elvetica. Uno su tutti, quello che ha messo Steffen davanti al portiere, superato con un pallonetto per quello che è stata la seconda rete della serata.
Il ct rossocrociato Murat Yakin ha optato per tre novità nell’undici titolare rispetto alla partita di sabato contro l’Irlanda del Nord: Silvan Widmer, Fabian Schär e Djibril Sow hanno infatti rimpiazzato gli infortunati Kevin Mbabu e Manuel Akanji e lo squalificato Denis Zakaria. Confermato, per contro, Renato Steffen, protagonista di un buon primo tempo che lo ha visto andare a segno per la prima volta con la maglia rossocrociata, alla 18esima presenza. Una rete propiziata da un invito di Fabian Schär - il regista arretrato dell’undici elvetico, riferimento iniziale per le trame di gioco, in assenza di capitan Xhaka - sul quale il giocatore del Wolfsburg si è fiondato per farsi beffe della distratta retroguardia di casa e superare il portiere con un pallonetto delicato quanto “comodo”.
Un gol che si è inserito a cavallo delle due reti di Breel Embolo (al 50esimo gettone rossocrociato, salito a quota 8 reti). Con la prima - una bella capocciata prepotente - l’attaccante del Borussia Mönchengladbach ha sbloccato una partita dai ritmi blandi e dalle contenutissime emozioni, complice l’atteggiamento non esattamente corsaro degli elvetici e l’attendismo - nonché la pochezza - della Lituania, schierata a ridosso della propria area e impegnata esclusivamente nell’opera di contenimento.
Così, ci è voluta una palla inattiva, segnatamente un angolo molto ben calciato da Shaqiri, per sbloccare il risultato e consentire alla Nazionale di Yakin di liberarsi dal peso di uno 0-0 un po’ inquietante, trasformato nel breve volgere di pochi minuti in un rotondo 3-0 per effetto del citato pallonetto di Steffen e del secondo sigillo di Embolo (ancora una volta sugli sviluppi di un angolo), opportunista a due passi dalla porta lituana, come si compete a un centravanti di razza, lui che... centravanti autentico non è.
La ripresa si è aperta con la novità Garcia al posto di Rodriguez (acciaccato) e con una Svizzera rinfrancata dalle tre reti che l‘hanno posta - una volta assicuratasi la vittoria - nella condizione di poter pensare alla differenza reti, in chiave primo posto di girone. L’ingresso in campo nelle fasi finali di Fassnacht e Vargas prima e di Gavranovic poi ha “rivoluzionato” il terzetto offensivo che ha agito alle spalle di Embolo, il quale dopo l’ingresso del ticinese - lui sì prima punta di ruolo - si è piazzato in una posizione a lui pu consona. Tentativi lodevoli e legittimi di riaccendere il fuoco sacro di una Nazionale accomodatasi un po’ troppo sul bottino messo in cassaforte entro il 45’. La verve di Vargas, uno che quando entra lascia sempre il segno, ha prodotto un palo pieno nell’unica occasione in cui la Svizzera è andata per davvero vicina alla quarta realizzazione, quella trovata nei minuti di recupero da Mario Gavranovic. Un gol ininfluente nell’economia della partita, che potrebbe però rivelarsi pesantissimo in chiave qualificazione diretta.