Fabian Frei al posto di Granit Xhaka la scommessa più eclatante clamorosamente vinta. Premiata anche la flessibilità
180 minuti per fare capire che il suo impatto sulla Nazionale ereditata da Vladimir Petkovic è stato positivo: parzialmente contro la Grecia (dato il carattere amichevole della sfida) ma poi chiaramente contro l'Italia campione d'Europa, l'impronta di Murat Yakin si è vista. Ed era tanto più importante che si notasse, alla luce delle tante defezioni con le quali il ct si è trovato subito confrontato.
Il portiere rossocrociato è in un momento di forma straordinario: dopo aver brillato agli Europei, l'estremo difensore del Mönchengladbach ha proseguito sullo slancio, contro gli Azzurri, neutralizzando il rigore di Jorginho, in replica agli interventi che l'hanno reso famoso, su tutti i due tiri dal dischetto consecutivi di Sergio Ramos e quello di Mbappé contro la Francia agli Europei. Che sia stato il migliore in campo non fa però la gioia dell'allenatore, secondo il quale «se il portiere è il migliore in campo, qualcosa non ha funzionato altrove». Parole legittime, sostituite però al termine della sfida di Basilea da un più concreto: «Yann è stato fantastico, sono felice della sua prestazione straordinaria». Un dato statistico certifica la bravura di Sommer nello specifico esercizio dei rigori: ha detto di no al 40 per cento degli ultimi tredici rigori a cui ha dovuto fare fronte.
La titolarizzazione di Fabian Frei nel ruolo lasciato vacante da Granit Xhaka ha destato scalpore, ma la scelta si è rivelata azzeccata. Del resto Yakin lo aveva detto: «Di fronte all'indisponibilità di Xhaka a me è parso subito chiaro che l'unico in grado di sostituirlo in quel ruolo fosse Frei. Il quale ha raggiunto la Nazionale dalla quale mancava da più di tre anni (marzo 2018) soltanto giovedì scorso, nonostante Yakin lo avesse cercato via messaggio già mercoledì (non figurava tra i rossocrociati di picchetto). Tre allenamenti con il gruppo e una signora partita: scommessa stravinta. Fabian ha risposto alla fiducia con una prestazione eccellente sul piano tattico, con calma e visione di gioco, assumendosi le responsabilità che sono proprie a un leader. Come farebbe Xhaka, del resto.
Yakin non ha esitato a rimescolare le carte nonostante fosse al debutto, e non solo per fare fronte alle numerose assenze. Oltre alla convocazione di Frei, che manco era di picchetto, il tecnico ha preferito Michel Aebischer a Denis Zakaria, un elemento dello Young Boys a scapito di un collega impegnato in Bundesliga. All'intervallo ha sostituito due intoccabili o quasi quale sono Ricardo Rodriguez e Haris Seferovic con i giovani Ulisses Garcia e Andi Zeqiri. Insomma, il coraggio delle scelte non gli fa difetto. Gli insegnamenti che si possono trarre sono due: nessuno ha il posto garantito, un titolare in Super League può anche passare davanti a una riserva che gioca all'estero.
Alla fine della partita contro l'Italia, la Svizzera aveva in campo sei giocatori con meno di 20 presenze rossocrociate all'attivo: Frei, Garcia, Zeqiri, Aebischer, Ruben Vargas e Christian Fassnacht ne hanno accumulate in tutto 48. A titolo di paragone, Granit Xhaka ne conta 98, Xherdan Shaqiri 96.
La Svizzera contro gli Azzurri ha adottato per lo più il 4-1-4-1. Fabian Frei ha giocato in mezzo, davanti alla difesa. Un modulo che Yakin potrebbe riproporre e che avrebbe già adottato contro la Grecia se ci fosse stato Xhaka.
Due partite e già quattro moduli differenti. Contro la Grecia Yakin ha cominciato con la difesa a tre, nella ripresa ha modificato il modulo a due riprese, per poi arrivare al 4-1-4-1 proposto contro l'Italia. Una rottura con il passato targato Petkovic, fedele a un sistema fisso con il quale assumere sempre il controllo delle operazioni. «Contro gli Azzurri, cercavo stabilità e solidità difensiva. Mercoledì contro l'Irlanda cercheremo di essere aggressivi e molto presenti nei duelli, in ambo le aree di rigore».