Battute senza incantare Bulgaria e Lituania, la concentrazione della Nazionale rossocrociata è ora rivolta alla fase finale degli Europei
Una rapida lettura delle squadre che compongono il gruppo C delle eliminatorie mondiali e uno sguardo anche solo furtivo alla classifica dello stesso rivelano quanto in fondo era noto sin dal sorteggio: ovvero che la lotta per la posizione di vertice è un affare a due: Svizzera contro Italia, avversarie anche nel girone della fase finale degli Europei. La contesa sembra equilibrata, gli Azzurri con la gestione Mancini hanno fatto significativi passi avanti dopo la tristissima parentesi affidata a Ventura, ma non sono uno spauracchio. Ecco perché gli incontri con la Bulgaria e la Lituania non possono essere catalogati come del tutto soddisfacenti, benché forieri dei 6 punti che erano stati indicato quale obiettivo. Obiettivo minimo, però, poiché sono due vittorie senza l’auspicato bottino di reti realizzate che in caso di arrivo ex aequo possono essere un fattore discriminante, tra un primo e un secondo posto.
Passi per il +2 contabilizzato in trasferta contro la pur debole Bulgaria (con maggiore attenzione e decisione si poteva comunque ottenere qualcosa in più di un 3-1 anche a Sofia), ma l’1-0 di San Gallo è davvero poca cosa, sul piano contabile.
Si ha un bel dire che i baltici si chiudono bene, che anche le piccole oggi sanno difendersi con ordine, tuttavia la Svizzera ha pur sempre affrontato un’avversaria di bassissimo livello, gettando al vento l’occasione (ghiotta) di andare oltre il minimo sindacale che fa il gioco solo della classifica in quanto ai punti ottenuti, ma non del coefficiente reti al quale invece si dovrebbe prestare maggiore attenzione. Si ricordi, a tal proposito, che al Portogallo bastò sconfiggere i rossocrociati ponendo fine alla loro bellissima cavalcata di nove vittorie filate nel girone di qualificazione ai Mondiali di Russia per soffiar loro il primato di girone e costringerli allo spareggio sempre insidioso contro l’Irlanda del Nord. Un doppio confronto che, tanto per rinfrescare le memoria, la Svizzera risolse a proprio favore a fatica, grazie a un rigore di Rodriguez e al salvataggio sulla riga di porta dello stesso difensore del Torino al 93’ del match di ritorno. Insomma, non si può dire che la Svizzera non conosca le insidie di un arrivo a pari punti, o che sottovaluti la differenza tra un primo posto sinonimo di qualificazione diretta o un secondo che invece costringe a uno sforzo supplementare dall’esito non esattamente scontato.
Ne consegue che, al netto dei 6 punti che sono stati conseguiti, l’1-0 alla Lettonia è un risultato utile ma ben poco appagante, anche perché accompagnato da una prestazione complessivamente negativa. La percentuale di possesso palla e il numero di tiri verso la porta non sono statistiche dietro alle quali non si riesce a mascherare la modestia di una prova sotto ritmo, farcita di imprecisioni. Per intenderci: calciare così male tanti calci d'angolo non è un vanto per il numero degli stessi, bensì un’onta per la qualità delle varie esecuzioni dalla bandierina. Un limite, all’interno di una partita che prevedeva un solo pericolo, quello di non riuscire a sbloccarla, spazzato via dalla rete in apertura di Shaqiri. Invece di spianare la strada verso una goleada, o quantomeno un numero di reti più confacente alla differenza di valori in campo, ha frenato l’ardore di una squadra che non ha mai dato l’impressione - se non nei minuti conclusivi - di ambire a rimpolpare un po’ il bottino.
Un limite, appunto, in chiave qualificazione. Al quale, in fondo, si tende a dare poca importanza, perché da domenica sera l’obiettivo è già diventato un altro. In una stagione molto particolare, nella quale si tende a fare confusione tra una fase finale da disputare e una da conquistare, ora che la doppia pratica mondiale è stata liquidata con due vittorie, la concentrazione si sposta sugli Europei, la cui formula non è ancora ben definita. Né è completa la lista dei 23 che Petkovic deciderà di portare con sé. La composizione è chiara per tre quarti, giacché certi valori sono assodati da tempo, certe gerarchie consolidate. Qualche punto interrogativo, però, c’è.
Una prima parziale risposta circa i dubbi che possono ancora attanagliarlo (in conto vi è però da mettere anche la situazione sanitaria affatto scontata) il ct la ricaverà forse dall’amichevole contro la Finlandia. Inutile, ai fini della Svizzera “titolare” che ha esaurito il proprio compito domenica; utile allo staff tecnico per sciogliere qualche riserva, per fare ulteriori valutazioni sui giocatori che hanno avuto meno spazio. A loro, farsi trovare pronti in un contesto in cui bisogna fare i conti con le motivazioni al ribasso e con quel senso di appagamento che attanaglia chi il proprio lavoro lo ha fatto - non benissimo, come ricordato - giovedì e domenica.