Calcio

‘Siamo l'Acb, a qualcuno questo concetto è sfuggito’

Valerio Jemmi è stato sollevato dall'incarico, ma il presidente granata Paolo Righetti mette sotto accusa anche alcuni giocatori: ‘Responsabilità da distribuire’

fotoservizio Ti-Press
16 settembre 2020
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Valerio Jemmi non è più l’allenatore del Bellinzona. Ci si può rammaricare, perché un divorzio non è bello né da sancire, né da gestire. Detto questo, non può esserci stupore, perché ormai la posizione dell’ormai ex tecnico granata era compromessa. Di fatto, è come se fosse stato esonerato qualche giorno fa, anche se l’ufficializzazione è giunta solo ieri, dopo un paio di riunioni di crisi della dirigenza e dopo l’ultimo di una serie di episodi incresciosi che testimoniano di un nervosismo latente all'interno della spogliatoio, diventato insostenibile. Nonché intollerabile, da parte di un comitato che non ha potuto che svoltare in maniera drastica, ponendo fine all’interregno dell’ex responsabile del settore giovanile granata che subentrò a Maurizio Jacobacci.

Non c’è stupore, come detto, perché il calcio funziona così: i risultati sono sotto le attese (anche se non sono loro ad aver pesato sul provvedimento), lo spogliatoio è spaccato, i dissidi interni fragorosi, le fratture insanabili. E a pagare è l’allenatore, con l’esonero. Sono le logiche del calcio, un po’ in tutte le categorie.

Sotto accusa anche i giocatori

Tuttavia, emerge un elemento nuovo, in una vicenda che profuma di "déja vu". L’Acb parla di “persistenti e crescenti tensioni emerse nei rapporti tra l’allenatore e la squadra”, precisa che l’intenzione è quella di “ricreare un ambiente sano e sereno all’interno del gruppo stesso e di salvaguardare il progetto sportivo che mira a un campionato di altro spessore, rispetto alla situazione attuale”, per poi aggiungere - e qui sta la novità rispetto al solito modo di procedere - “la Direzione adotterà alcuni provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni propri tesserati”.

Una misura che salutiamo con piacere, che rende merito a una società che non si limita al provvedimento che non ha comunque potuto esimersi dal prendere, bensì va più a fondo della questione, chiamando in causa in maniera diretta anche alcuni dei giocatori di un gruppo le cui fratture non possono essere riconducibili a una sola persona, segnatamente il mister. Insomma, c’è chi si è macchiato di comportamenti poco professionali, e anche questi pagheranno, in quale modo lo stabilirà la società. L’esonero colpisce l’allenatore, il quale paga sì per tutti un prezzo molto alto - del resto il rischio di “saltare” è da mettere in preventivo, fa parte del gioco -, ma una parte del conto finisce sul gobbo dei giocatori che hanno contribuito, con la loro condotta discutibile, a destabilizzare l’ambiente, la squadra e, di conseguenza, a rendere meno accattivanti del previsto i risultati. 

‘Le responsabilità vanno suddivise’

Sotto il giogo passa Jemmi, ma non è da solo. Insistiamo, è un bel modo di affrontare la questione. Chiaro e, soprattutto, diretto. Alla squadra toglie l’allenatore, era inevitabile che accadesse. Ma toglie anche gli alibi ai quali è fin troppo facile aggrapparsi. L’invito è chiaro: la questione è stata risolta, non tutte le responsabilità erano del tecnico, ora mostratemi di che pasta siete fatti.

‘Noi siamo l'Acb: è un concetto che a qualcuno è sfuggito’

«Spiace - ricorda il presidente dell’Ac Bellinzona Paolo Righetti in merito alle modalità che hanno condotto all’esonero di Jemmi - che la vicenda abbia avuto un epilogo spiacevole ieri sera, durante l’allenamento. La situazione è trascesa al punto che non si poteva altrimenti. Detto ciò, quanto accaduto non è solo colpa del mister. Le responsabilità vanno ben suddivise, tra tutti: e con tutti intendo i giocatori, ma anche la società. È bene ricordare a tutti che l’Acb non è l’Fc Righetti, l’Fc Jemmi, o l’Fc giocatori, bensì è l’Associazione Calcio Bellinzona. Forse a qualcuno questo concetto fondamentale è sfuggito. A essere chiamati in causa sono alcuni calciatori (Righetti nel merito non entra, ndr) macchiatisi di comportamento poco professionali, non in linea con i principi dell’Acb per la quale sono tesserati. Delude in modo particolare che era stato espressamente chiesto loro di restare tranquilli, in un momento in cui la società era alle prese con un eventuale esonero, un provvedimento tutto fuorché semplice da adottare, che deve essere figlio di valutazioni molto attente. Non siamo stati ascoltati, qualcuno ha gettato benzina sul fuoco e questo a noi non sta bene».

‘I risultati non hanno pesato’

La squadra è stata affidata a interim a Patricio Bustamante, che di Jemmi era l’assistente. «Fu proprio Valerio a sceglierlo. È al corrente di tutto, conosce l’ambiente, i giocatori. Affidarci a lui è la scelta più logica. Ci permette di valutare per bene con chi sostituire il tecnico, senza fare colpi di testa o scelte azzardate. Evitando così di agire d’impulso, tanto per coprire un buco che si è creato. Un buco che non volevamo che si creasse, ma che purtroppo dobbiamo fronteggiare, perché le dinamiche del calcio purtroppo sono anche queste». 

I risultati deludenti di questo primo scorcio di stagione (una vittoria, un pareggio e due sconfitte) non hanno inciso sulla decisione. «Non hanno pesato sulla decisione. Sono inferiori alle attese, questo sì, ma siamo solo all’inizio del campionato. Va detto anche che non siamo stati nemmeno troppo fortunati, nelle prime partite. Il contesto in cui giochiamo, oltretutto, non è facile da gestire, tra rinvii, recuperi e turni infrasettimanali. Da questo punto di vista la situazione non è certo tragica».

‘Faccio anch'io le mie valutazioni’

Sabato in casa contro l’Etoile Carouge, quale reazione si aspetta? «Invito tutti a fare un bagno d'umiltà, un lungo bagno d’umiltà, affinché tutti tornino con i piedi per terra, si rendano conto di cosa stiamo facendo. E dare prova di aver svoltato. Ormai dal Comunale sono passati diversi allenatori. Ora è giunto il momento che i giocatori mostrino il loro valore. In campo sono loro ad andare, a prescindere dalla guida tecnica».

È l’appello di un presidente provato da questa vicenda. «La vivo male da ormai un mese, con continui grattacapi. Tanto che io stesso sto facendo le mie valutazioni. Vorrei che si capisse che nulla è scontato. Siamo qui, a mettere a disposizione le nostre risorse, le nostre energie, il nostro tempo libero che sottraiamo alla famiglia o ad altri aspetti della nostra vita. Forse è il caso di ricordare quanto sia impegnativo. Criticare, manifestare il proprio scontento è facile. Per contro, essere costruttivi e mettersi a disposizione è tutto un altro discorso».

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