Nonostante l’amarezza per la trasferta forzata, Renzetti prova finalmente a godersi l’Europa e crede nell’impresa
Che sia la volta buona, per Angelo Renzetti? Forse sì, finalmente domani sera il presidente potrà godersi davvero una partita del suo Lugano in Europa League, come suo malgrado non ha mai potuto fare appieno in questa stagione, afflitto nelle tre precedenti notti europee dai risultati negativi e dalla conseguente costante messa in discussione della gestione tecnica della squadra (leggasi Fabio Celestini). Ora però quei dubbi sono stati spazzati via dall’avvicendamento in panchina tra l’incompreso vodese e il pragmatico Maurizio Jacobacci, e soprattutto da una vittoria (il 2-1 centrato domenica a Lucerna) che oltre ad aver aperto nel migliore dei modi appunto l’era dell’allenatore bernese, permette a Gerndt e compagni di arrivare per la prima volta quest’anno all’appuntamento continentale sullo slancio di un successo in campionato (una sconfitta aveva preceduto le sfide con Copenaghen e Dinamo Kiev, mentre prima dell’andata con gli svedesi il Lugano aveva pareggiato con lo Zurigo).
«Effettivamente stavolta sono sereno – ci confessa Renzetti –. Quella con il Malmö è una partita importante su due fronti, quello della qualificazione e quello finanziario, però non bisogna nemmeno caricarla eccessivamente. In fondo per noi questa competizione e ancora di più il passaggio del turno rappresentano un sogno e i sogni devono rimanere qualcosa di bello».
Sogni nei quali però è giusto credere, anche perché la classifica del girone B dice sì che il Lugano è ultimo, ma anche che il suo avversario di stasera ha solo tre punti in più, che diventano quattro per arrivare a Copenaghen e Dinamo Kiev, una di fronte all’altra in Danimarca. E gli stessi danesi saranno di scena a San Gallo fra tre settimane... «Certo che ci credo, anche perché la squadra ha dimostrato di avere le qualità per giocare alla pari con i nostri avversari di gruppo. Siamo consapevoli che non sarà facile, ci manca anche Sabbatini per il problema alla caviglia (stop di due settimane, poi nuovi esami, ndr), però ritroviamo altri giocatori tra cui ad esempio Bottani (che in Super League deve ancora scontare un turno di squalifica, ndr). E soprattutto approcciamo la partita con un atteggiamento nuovo, vediamo a cosa porterà».
Di sicuro a un bel gruzzoletto, in caso di punti. Esattamente 190’000 euro per il pareggio e 570’000 per la vittoria, soldi che indubbiamente farebbero comodo, a maggior ragione ora che alla voce allenatore gli stipendi da versare sono due... «Diciamo che tutto fa brodo, ma lo sanno benissimo pure i giocatori, anche perché una percentuale di quello che incassiamo va a loro come premio, per cui anche da questo punto di vista le motivazioni non dovrebbero mancare. In ogni caso come ho sempre detto prima viene la prestazione, della quale gli eventuali guadagni sarebbero una piacevole conseguenza».
Meno piacevole, quello che rappresenta forse il tasto più dolente dell’avventura europea del Lugano (come lo era già stato due anni or sono quando i bianconeri erano “emigrati” a Lucerna), ovvero il fatto di dover giocare a causa dei rigidi parametri dell’Uefa (e delle condizioni non certo ideali di Cornaredo, va detto) le partite casalinghe lontano dal Ticino, in questo caso a San Gallo... «Pensate che domani i tifosi svedesi saranno probabilmente più dei nostri, visto che la società scandinava ha richiesto oltre 1’000 tagliandi. Ormai piangerci addosso è inutile, ma questa situazione mi fa davvero male, anche perché gli sforzi dei giocatori così come della società per arrivare in Europa meriterebbero ben altra cornice. Senza contare che rischiamo di diventare gli zimbelli dell’Europa, perché in occasione della partita con la Dinamo Kiev abbiamo fatto registrare una delle affluenze più basse della storia delle competizioni Uefa (1’281 spettatori, ndr). Peccato, perché queste due partecipazioni all’Europa League avremmo potuto trasformarle in delle feste enormi per il calcio di casa nostra, invece visto che finora non siamo stati capaci di costruire uno stadio degno di tale nome in Ticino, siamo costretti a fare la figura dei barboni…».
Il neotecnico del Lugano riabbraccia l’Europa dopo averla già vissuta da giocatore con le maglie di Wettingen (stagione 89/90) e Neuchâtel Xamax (85/86 e 86/87).
«È sempre una bella sensazione, a maggior ragione se penso che una settimana fa ero in Promotion League – ha dichiarato nell’abituale conferenza stampa della vigilia l’ex allenatore dell’Acb Maurizio Jacobacci –. Quand’ero viceallenatore del Grasshopper rischiammo di passare il turno con il Porto, mentre con il Vaduz sfiorammo l’impresa di eliminare il Basilea. Significa che in Europa in una partita tutto è possibile e anche noi non siamo qui per marcar presenza, desideriamo fare risultato».
Nel suo primo match sulla panchina bianconera (successo 2-1 a Lucerna), il 56enne bernese ha proposto un nuovo modulo, il 3-5-2... «Credo che sia importante cercare e mantenere una certa identità di squadra. Vorrei che giocassimo più lontani dalla nostra area, cercando di aggredire l’avversario nella sua metà campo. Sappiamo di incontrare una squadra molto fisica che cercherà di aggredirci a sua volta come ha fatto nel match di andata, per cui dobbiamo cercare di verticalizzare maggiormente il nostro gioco e sfruttare gli spazi che lasceranno sulle fasce».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il centrocampista ungherese Balint Vécsei, che a proposito del fatto di dover giocare a San Gallo ha affermato che «abbiamo già affrontato qui la Dinamo Kiev (0-0, ndr) e devo ammettere che non è bello giocare davanti a mille spettatori. Ma dobbiamo concentrarci sulla prestazione, noi sappiamo che l’ambiente sarà quello, magari per gli svedesi sarà una sorpresa».