La promozione dalla Quinta alla Quarta Lega delle bianche casacche restituisce un po' di colore a una piazza segnata dal fallimento di un anno fa
Quando l’interlocutore è uno con il vissuto e la memoria di storica di Stelio Mondini, è inevitabile fare un tuffo carpiato all’indietro, per tornare nell’ormai lontanissimo 1981, anno della promozione nell’allora divisione nazionale B dell’allora ‘locarnesissimo’ Fc Locarno di Rolf Blättler, coincisa con la nascita del celeberrimo ‘Pardo Club’, il fan club delle bianche casacche ancora attivo oggi, a 38 anni di distanza. Con la passione di sempre. Al centro, oggi come ieri, delle attività del sodalizio di casa allo stadio Lido.
Quante ne ha viste, Stelio. Tante, che se le dovesse raccontare tutte, servirebbe una dozzina di volumi per contenerle.
Facilmente identificabile come tifoso numero uno delle bianche casacche, Mondini ha avuto un ruolo attivo anche nell’operazione di rilancio seguito al nefasto fallimento riconducibile alla gestione affidata a Michele Nicora. Un processo di ricostruzione complicato che un primo obiettivo lo ha però già raggiunto, la promozione in Quarta Lega della squadra affidata – per dirla alla Stelio, uno che a concetti come cuore e attaccamento riserva da sempre grande importanza, «a Remy Frigomosca, uno che la maglia del Locarno ce l’ha cucita addosso, la persona e l’allenatore giusti per fare ripartire il Locarno».
Dalla Quinta alla Quarta, Stelio. Un passo che per le nuove bianche casacche banale non è. «Parlo dell’atmosfera in seno alla squadra e negli spogliatoi – spiega Mondini – perché le ho vissute in prima persona. Ero negli spogliatoi quando il Locarno fu promosso in Lna, (1986, ndr), ci sono stato anche dopo la partita di sabato coincisa con la Quarta Lega. Ebbene, i festeggiamenti erano gli stessi di allora. Per un traguardo come una promozione, per le cose belle che lo sport regala, non c’è categoria che tenga. Una vittoria è sempre una vittoria. L’entusiasmo che la promozione ha scatenato è stato emotivamente molto toccante, così come fantastico e spontaneo è stato l’abbraccio tra i giocatori al termine della vittoria ai danni dei Portoghesi»
I presupposti iniziali, non erano tutti a favore, è bene ricordarlo. «Quando siamo partiti un anno fa, non sapevamo bene dove saremmo arrivati. Non credo di aver bisogno di ricordare in quale situazione versasse l’Fc Locarno la scorsa estate: era sportivamente drammatica. Non lo dico per presunzione, ma è davvero stato fatto un lavoro enorme. Non era così scontato che arrivassimo così lontano. Potrebbe sembrare strano, poiché in definitiva siamo solo in Quarta Lega, ma posso assicurare che non è stato evidente tagliare questo primo traguardo».
A maggior ragione, non sarà facile risalire la china e riportare il Locarno in una categoria più consona alla sua storia, e alla sua importanza nel panorama del calcio ticinese. «Per la prossima stagione vogliamo una seconda promozione, per salire in Terza. Naturalmente, nel limite di quanto ci è consentito dal punto di vista finanziario. Le spese ci sono, in ogni categoria. Dalla Terza in poi, subentreranno poi molte altre considerazioni da fare, ma prima pensiamo al prossimo scalino, vogliamo affrontare una tappa alla volta».
L’appello è alla piazza, all’ambiente, ai tifosi, affinché si mobilitino e scendano a loro volta in campo, per dare una mano. « Serviranno rinforzi, ma anche sostenitori disposti a collaborare, che sia in comitato o a favore della sezione allievi, anche quella da ricostruire completamente. Abbiamo bisogno di aiuto, altrimenti il sovraccarico di lavoro rischia di avere la meglio sulla nostra buona volontà. La società per continuare a progredire deve strutturarsi bene, ma non è un’operazione così scontata».
La promozione, però, ha riacceso un po’ di entusiasmo. «È crescente, direi. Ci sono tanti giovani che ci seguono, la curva non era mai stata così piena, ci sono molti volti nuovi che la popolano. In trasferta, al seguito della squadra eravamo sempre una trentina. Attorno a questa promozione può davvero rinascere tanto. C’è tanto entusiasmo, ma se il lavoro da fare è ancora enorme. Un anno fa si è creata una voragine che ora va colmata. Pensavo che il ‘buco’ del fallimento riguardasse solo la vecchia società anonima, invece anche l’associazione Fc Locarno si è trovata con debiti da saldare. Ci siamo rimboccati le maniche, per venirne a capo».
Gli sforzi fatti sono stati apprezzati. «Il Locarnese ha capito il dramma sportivo della scorsa estate – sottolineo sportivo, perché i veri drammi sono altri –, prova ne sia l’ottima campagna abbonamenti (circa 200 tessere in Quinta Lega). Il lavoro che stiamo svolgendo nel tentativo di riguadagnare la simpatia è a buon punto. È stata una bella cavalcata anche di simpatia. Prima ancora dei risultati, ci stava a cuore l’immagine della società. Volevamo che ne passasse una bella, pulita. Qualche contraccolpo negativo me lo sarei anche aspettato, ma non è successo. Siamo stati accolti bene su tutti i campi. Abbiamo riguadagnato la fiducia della gente, su tutti i campetti periferici sui quali siamo andati a giocare».
Proiettandoci un po’ più avanti, nel tempo, dove lo collochiamo, idealmente, il nuovo Fc Locarno? «A mio giudizio, la dimensione adatta alle bianche casacche è la Prima Lega. Il calcio in Ticino è questo, la realtà di Locarno e dell’Fc Locarno è questa. Ma per salire fin lassù servono molti anni».
«Dietro questa promozione c’è tanto lavoro, fuori e dentro il campo». A parlare è Remy Frigomosca, allenatore-simbolo (dopo esserne stato giocatore in particolare per cinque stagioni di Challenge League) della rinascita del Locarno, lui che già guidava le Bianche Casacche al momento del fallimento di inizio 2018 e che ha deciso di sposare il progetto della nuova dirigenza.
«Sì è dovuto ricostruire da zero e velocemente – spiega il 37enne –, con il nuovo comitato che ha preso in mano le cose ad aprile tra mille difficoltà, perché quando si verificano situazioni del genere spesso attorno alla società rimane terra bruciata. È stato difficile, e lo è ancora, sia trovare sponsor, sia giocatori, tanto che a giugno non c’era un solo calciatore che ci aveva confermato la disponibilità. Dopotutto la Quinta Lega non è una categoria attrattiva, nemmeno per i giovani, e non c’era certo la fila per venire da noi. Con il presidente (Sergio Debernardi, ndr) abbiamo svolto un gran lavoro per creare una squadra, andando a prendere nelle categorie regionali sì qualche elemento di qualità in grado di fare la differenza, ma anche ragazzi “concreti” e con una determinata mentalità per formare un gruppo sano, che ha lavorato con una professionalità notevole per la categoria. E questo ha fatto la differenza».
Le 15 vittorie e 3 pareggi ottenuti nelle 18 partite disputate (ne mancano ancora due) non traggano però in inganno, la stagione non è stata una passeggiata... «Per nulla, già solo per il fatto che al momento di affrontare una ex grande come il Locarno, tutti sembravano trovare stimoli supplementari e aver voglia di farci lo sgambetto. Da parte nostra eravamo fiduciosi di centrare l’obiettivo in quanto la squadra era stata costruita per vincere il campionato, però con il passare delle giornate anche i nostri avversari continuavano a vincere. Questo non ci ha permesso di rilassarci mai, ma forse è stato un bene, perché così abbiamo mantenuto un certo livello di gioco. Ora abbiamo ancora due partite e sarebbe bello rimanere l’unica formazione degli attivi ancora imbattuta in campionato».
Quanto al futuro... «La promozione smuoverà un po’ le cose, sia sotto l’aspetto societario, sia sportivo, con qualche giocatore in più che vorrà venire da noi, anche se il gruppo attuale rappresenta già una buona base per la Quarta Lega. Ora che siamo ripartiti però non vogliamo certo fermarci, perché l’obiettivo è riportare l’Fc Locarno a essere un punto di riferimento nel panorama calcistico regionale».