I festeggiamenti al Lux di Massagno hanno ripercorso la vita del club, tra mille testimonianze di chi questa realtà l'ha vista nascere e crescere
Tanto pubblico, tante emozioni e tanti ricordi hanno accompagnato i festeggiamenti dei 60 anni della Sam Massagno al Lux. Con la sapiente ed empatica conduzione di Enrico Carpani, la storia di questi 12 lustri si è dipanata via via con le fotografie, i filmati e gli interventi dei protagonisti delle varie “epoche” cestistiche, nel ricordare chi non c’è più e nelle parole dei vari vissuti. Un viaggio cominciato con il saluto della sindaca di Massagno, Simona Rusconi, la quale ha sottolineato come la Massagno del basket sia stata ed è tuttora un veicolo di conoscenza del comune a livello svizzero, oltre a essere un punto di riferimento per tutti i giovani che, sull’entusiasmo per la prima squadra, entrano nel mondo del basket e dello sport più in generale. Andrea Siviero, presidente di Swiss Basketball, accompagnato da Erik Lehmann, segretario generale, ha fatto gli auguri a nome della Federazione, evidenziando il valore di società come la Sam per il lavoro svolto nel settore giovanile e per la sua solida presenza in Lega A, segni evidenti di una corretta continuità d’intenti.
È poi stato il momento del presidente Fabio Regazzi, trattenuto a Berna dalle votazioni, di portare con un videomessaggio il suo saluto ai convenuti, evidenziando tutti gli impegni presi perché Massagno possa continuare a essere un fattore essenziale nel contesto del basket svizzero e un faro per la comunità locale e ticinese in generale. Carpani ha in seguito dato il via alla presentazione dei vari protagonisti a cominciare dai tre soci fondatori tuttora viventi: Luca Bellinelli, Mario Asioli e Mariano Morace. E se Bellinelli ha ricordato quella decisione di fondare una squadra di basket, perché Massagno aveva già una polisportiva (oggi conta ben 28 associazioni), gli altri hanno descritto i primi passi sotto i canestri del mitico campo di via Cabbione, con Asioli a mostrare una delle prime maglie, vere canottiere come erano a quel tempo, di un… immancabile blu. Sono stati ricordati gli allenatori Mimi Paparelli e Jackie Bianchi, figure storiche del basket luganese.
La “seconda ondata” è stata interpretata da Brunello Riccardi, Michele Vicari e Giampaolo Pellegrini che, con Carpani regista, hanno ricordato gli anni dello sviluppo: una squadra costruita a poco a poco, con un Renato Carettoni, sabato assente per malattia, ricordato con un grande applauso da tutti per quanto ha fatto per la Sam in oltre 7 anni: una squadra di vincenti già dagli scolari, via via fino agli juniores, a livello cantonale e svizzero a fine anni Settanta. Con Brunello Arnaboldi, indimenticato allenatore e uomo di grande spessore, la Sam raggiunge la Serie A nel 1985: i protagonisti sul palco, Negrinotti, Pelli, Gaggini, Cereghetti e Massimo Isotta hanno raccontato aneddoti ed emozioni vissuti con altri protagonisti, come il compianto Kerry Davis. Non poteva certamente essere dimenticato un grande presidente come Carlo Isotta, padre di Massimo e Stefano, una persona che ha condotto la Sam per oltre un decennio, ricordo questo accolto da un’ovazione e dal saluto portato dal nipote Nicolò, attualmente in forza a Cividale in A2: un flash fra passato e futuro a significare la continuità di una dinastia del nostro basket. Dai ricordi piacevoli delle promozioni, alle delusioni per una Coppa Svizzera persa nel 1992 contro un Pully intrattabile, nel ricordo dei vari protagonisti: in particolare quello dell’allora presidente Andrea Ferrari, che in video ha salutato e fatto gli auguri alla società: con lui, il comitato decise un doloroso passo, quello dell’autoretrocessione per evitare che la Sam fallisse e scomparisse. Una scelta per ricominciare daccapo, con l’obiettivo principale di salvare tutto il fiorente settore giovanile, una perla da non perdere.
E così, dal 1994, è Luigi Bruschetti a prendere il comando della società e resterà al vertice per 25 anni. Anni di ricostruzione di quella che può essere considerata come la terza Sam: i protagonisti che han riportato la squadra in Serie A in sette anni, nel 2008, erano stati guidati in panchina da due figure di primo piano, Franco Facchinetti e Fabrizio Rezzonico, i quali hanno evidenziato come il basket sia diventato uno sport vero a tutti gli effetti, con condizioni di allenamento e valori sul campo sempre più elevati. Come altri protagonisti della serata, hanno detto chiaramente che una delle armi migliori della Sam era il sentirsi in una grande famiglia, dove anche i risultati negativi non sono mai riusciti a incrinare i rapporti interni. Un valore aggiunto di grande importanza che ha permesso loro di raggiungere o perlomeno sfiorare anche grandi traguardi, come le finali di Coppa, giocate e purtroppo perse.
E siamo arrivati all’ultimo salto, diciamo una nuova Sam, legata all’arrivo della tanto sospirata palestra di Nosedo, dopo le vicissitudini al Palamondo: una vera “casa”, il “fortino” per dirla con Gubitosa, grazie al Comune di Massagno, da sempre vicinissimo al club. Giovanni Bruschetti, ex sindaco, con Gubitosa, Martino, Dusan Mladjan e Totò Cabibbo sul palco, e con il contributo dello sponsor, rappresentato da Dario Spinelli, hanno ricordato il primo trionfo a livello nazionale della Sam, la Coppa della Lega vinta a Montreux e la successiva Supercoppa la scorsa stagione. Due trionfi che segnano un nuovo emozionante passo verso l’alto di un club sempre vicino al suo comune, come ha sottolineato Bruschetti, mentre il vicepresidente Manzan ha ricordato gli oltre 200 giovanissimi che fanno parte del vivaio. Il “rivale di sempre” Alessandro Cedraschi ha portato gli auguri del Lugano Basket e del Gran Consiglio, e poi Cicio Grigioni, personaggio storico del nostro basket e non solo, ha messo il suo “pepe” sulle rivalità con le squadre d’oltre San Gottardo, una storia infinita.
Ai saluti finali del presidente Regazzi hanno fatto seguito quelli di Isaiah Williams, ex giocatore, che ha espresso la sua gioia per l’anniversario e per i tre anni trascorsi in una vera famiglia della quale non perderà mai il ricordo. Già, come quasi tutti i presenti che questa Sam l’hanno vista crescere e amata da 60 anni.