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Avversari proibitivi, ma non è detta l'ultima parola

Il Lugano contro Ginevra, la Sam a Friborgo: i Tigers non hanno nulla da perdere, la Spinelli deve approfittarne per ritrovarsi

Javontae Hopkins deve limitare il numero di palle perse

Con Lugano Tigers contro Ginevra e la Spinelli a Friborgo ospite dell’Olympic, per le due compagini ticinesi si annuncia un sabato di sofferenze. Non vogliamo certamente fare gli uccelli del malaugurio, ma, considerate le forze delle avversarie e il momento particolare delle due nostre squadre, non si può avere lo spazio per grandi illusioni.

Andiamo con ordine di tempo e luogo e cominciamo dai Tigers. Ospitano una squadra che ha un potenziale secondo solo all’Olympic. Questo sulla carta perché, malgrado una settimana fa siano stati surclassati dai friborghesi, i ginevrini hanno un roster lungo e ben formato. Il Lugano, fresco del successo a Monthey al quale ha lasciato l’ultima poltrona della classifica, non ha nulla da perdere. L’importante è che il processo di crescita dei ragazzi di Montini sia costante, come si è visto in questo primo mese e mezzo di competizioni. Certo è che ci vorrà una certa determinazione da parte del duo americano Hopkins e Maring se si vuole andare lontano. Il play deve essere più costante nella gestione della palla, evitando le molte palle perse che hanno caratterizzato le precedenti uscite: con le sue palle perse, si aprono contropiedi micidiali e Ginevra è una squadra che sa anche correre. Inoltre, dovrà dare maggiori contributi in difesa contro i pari ruolo ginevrini. Per Maring, sempre con un piede sull’aereo di ritorno, si vorrebbe vedere un giocatore di 208 centimetri andare in doppia doppia ogni gara, cosa che non è quasi mai successa. Occorrono i suoi rimbalzi e una maggior concretezza sotto le plance, anche per caricare di falli i lunghi avversari. Una partita difficile ma, con i chiari di luna che spesso Ginevra propone, non si sa mai.

La Spinelli, in chiara crisi di gioco, deve ritrovarsi. Nella Supercoppa ha dimostrato, per 25 minuti, di poter tener testa ai burgundi: questo solo e perché ha giocato con grande determinazione, di squadra e con una circolazione di palla adeguata. E anche in difesa ha saputo contenere le sfuriate dell’Olympic, soprattutto fin quando ha potuto contenere la forza dirompente di Nottage. Sul piano individuale, inteso come insieme di forze, l’Olympic non ha rivali per varietà di quintetti e soluzioni: la Sam è più legata a un nucleo di sei-sette giocatori, piuttosto che definirla squadra dalla panchina lunga. Occorre quindi che ognuno si prenda le sue responsabilità, consapevoli che ogni minimo errore o distrazione, viene capitalizzato dall’avversario. In particolare, si vorrebbe vedere un asse play-pivot che funzionasse al meglio, cosa assolutamente assente nelle ultime uscite. Robinson deve tornare a essere quella forza sotto canestro come lo era a Neuchâtel, mentre da Morgan ci si aspetta una reazione efficace e che si metta nelle condizioni di rendere al massimo. Se il recupero di Dusan Mladjan e Koludrovic sarà efficace, anche la squadra ne avrà benefici importanti. Nulla è perduto e, a volte, quando si è con l’acqua alla gola, si reagisce meglio.