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Le lungaggini della giustizia sportiva: dopo la Sam, il Vevey?

La società vodese aspetta il verdetto sulla richiesta di riammissione che se favorevole la costringerà a un tour de force. Il precedente del caso Kovac

Nel caso Kovac, la Sam ha già toccato con mano le lungaggini della lega

Il campionato di basket è iniziato con sole nove squadre: la possibile decima, il Vevey, è per il momento un affare del Tribunale sportivo dove è pendente un ricorso per la sua riammissione. Ovviamente, i tempi della giustizia sportiva sono molto lunghi anche in situazioni che richiederebbero una procedura accelerata. Ma, soprattutto nel basket, siamo abituati a lungaggini infinite quando invece sarebbero opportune chiarezza e celerità per non inficiare gli esiti del campo. Dovesse vincere il ricorso, il Vevey si vedrebbe costretto a un tour de force per recuperare le partite, anche se Swiss Basket ha già mandato un calendario con l’inclusione del Vevey e quindi ci saranno da recuperare solo alcune gare, si spera, e non un’intera stagione. Tutto ciò nasce dal fatto che le lungaggini per l’ottenimento delle licenze lasciano poi tempi ristretti per eventuali ricorsi, cosa che avviene con una certa frequenza. Sarebbe quindi importante che la Federazione procedesse con le richieste per avere la licenza con tempi adeguati ai diritti di ricorso oppure che si scegliesse una strategia per avere delle risposte dalla procedura di ricorso adeguate alle necessità del tempo a disposizione. Un campionato con l’inserimento di una squadra dopo diverse partite non è una cosa seria, ma a questo siamo abituati da molte altre situazioni analoghe. Una su tutte, le conclusioni sul caso Massagno - Kovac a cui ha fatto riferimento il presidente della Sam Regazzi in conferenza stampa: la decisione definitiva della Commissione disciplinare in merito al caso successo il 30 aprile. Si conclude assolvendo tutti e tutto con la constatazione che Kovac si è scusato e che il tutto è nato dalla cattiva conoscenza del francese poi tradotta in maniera non corretta. Già la prima sentenza del presidente della Camera disciplinare, Jorge Barrola di Friborgo, aveva lasciato perplessi per la decisione di non entrata in materia, ma poi la successiva richiesta alla Commissione disciplinare ha portato alla sentenza definitiva. Kovac ha spiegato che il termine “sconfiggere” è stato tradotto in “distruggere” (détruire nel testo francese), senza la volontà di nuocere, innescando poi le reazioni massagnesi. Gli atteggiamenti in campo, successivi all’intervista incriminata, afferma la Commissione, hanno registrato un comportamento adeguato e corretto. Nessuna sanzione quindi e via, a tarallucci e vino come si conviene nelle commedie. Peccato che qui si arrivi a queste conclusioni dopo ben 5 mesi e mezzo, 142 giorni per decidere il nulla. Non bastava un esame più concreto nell’immediato del ricorso da parte del solerte avvocato Barrola per chiudere in tempi adeguati al bisogno, la gara 3 dei playoff, e finire la stagione senza tutte le polemiche che si sono avute per settimane?

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