Nel torneo olimpico della palla a spicchi, molte decisioni sono parse palesemente a favore della formazione di casa
Il basket olimpico ha tenuto fede alle premesse portando al trionfo le 2 squadre Usa. Nulla di eccezionale, visto il calibro dei giocatori americani e soprattutto delle giocatrici, imbattute da oltre 60 gare. Eccezionale è stato invece lo scarto subito dai francesi in entrambe le finali: le donne hanno perso soltanto di 1 punto (67-66) perché la Williams (francese) ha calpestato la linea dei 3 punti. Enorme ad ogni modo l’ingenuità delle statunitensi, che a 12 secondi dalla fine erano avanti di 6: bastava fare due falletti a metà campo e tutto finiva senza problemi, invece hanno concesso dapprima una tripla e poi un altro tiro allo scadere.
Negli uomini, il siderale Curry – con 4 su 4 da 3 punti – ha dato la svolta in 3 minuti a un match condotto anche con 14 punti di margine, poi ridotti a soli 3 a meno di 4’ dalla sirena. Francesi così forti e tosti? Io e altri amanti del basket abbiamo fatto qualche considerazione: i 12mila spettatori hanno pesantemente condizionato i tre arbitri della finale. L’impatto arbitrale, si sa, in certe situazioni, fa da ‘equilibratore’ a contese ‘squilibrate’: succede ovunque.
Dalle mani addosso agli sfondamenti, dalle ramate sulle braccia ai blocchi in movimento, i padroni di casa ne hanno beneficiato alla grande, e lo dico dopo aver guardato la finale ben tre volte. Che poi gli Usa abbiano difeso più leggeri lo dimostra il fatto che i francesi erano in bonus dopo 5 minuti e gli americani hanno subito il primo fischio al 9’12” del 1° quarto. Ma è difficile credere che i francesi siano così bravi a rubar palla senza far fallo sui fenomeni Usa. Gli americani hanno perso 18 palloni: 5 su banali passaggi sbagliati, 4 a rimbalzo e il resto su falli non ravvisati.
È vero, ci sono falli difficili da interpretare, ma a Parigi si sono adottati due pesi e due misure. È successo anche in Francia-Giappone, col 3+1 del pareggio casalingo a fil di sirena di gara poi vinta dai Galletti all’overtime. E anche in Francia-Canada si è visto bene come si possano condizionare le partite col fischietto. Da sportivo dico che i verdetti vanno accettati, l’errore umano – nei vari sport – accompagna ogni gara gestita da arbitri, così come si accettano gli errori dei giocatori. Certe valutazioni, però, sono palesemente tendenziose, e ciò è fonte di tristezza per chi ama il gioco a prescindere da chi scenda in campo. Gli sport che non generano dubbi o proteste sono quelli misurati col metro o col cronometro: se a decidere sono invece gli esseri umani, gli errori si moltiplicano, anche perché spesso le regole sono pure difficili da interpretare.