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Una stagione di alti e bassi, con l'unico acuto della Supercoppa

Spinelli Sam Massagno, sfumato il sogno del titolo è il momento delle analisi. Tracciate con coach Gubitosa, che lascerà le redini della squadra

E il trofeo resta lì a una spanna
(Ti-Press)

Tracciare il bilancio stagionale della Spinelli non è facile, perché la stagione è stata di alti e bassi e, quest’anno, con il solo trionfo in Supercoppa. Che fa da unico contraltare all’uscita in semifinale di Coppa della Lega a Montreux per mano dell’Olympic, all'eliminazione nella semifinale di Coppa Svizzera giocata a Friborgo e infine il 3-1 nella finale per il titolo sempre a opera dei burgundi. Un percorso, si diceva, di alti e bassi, legato ai cambi di stranieri, agli infortuni e alle squalifiche: se le prime due cause sono di natura logica quando si parla di una stagione sportiva, la terza è stata una costante privazione di punti e partite, in particolar modo la squalifica di Marko Mladjan al tramonto di gara 4 delle semifinali a Neuchâtel, pagata in modo pesantissimo da tutta la squadra nella serie. Se già l’assenza di Solcà era un fattore limitante, quella di Marko è stata devastante nell’economia del gioco, e lo si è visto in gara 3, al suo rientro: con lui in campo, le cose sono infatti cambiate. Una Spinelli che aveva bisogno di tutti gli equilibri per giocarsela contro l’Olympic in una serie di finale, e che invece ha dovuto arrendersi alla maggior fisicità di una compagine con 10 elementi professionisti e pronta a ogni soluzione.

Impossibile arrivare oltre? Lo chiediamo a Robbi Gubitosa, il coach.

Siamo arrivati a gara 4 completamente privi di mordente e svuotati dopo pochi minuti: abbiamo resistito per 5 minuti, ma si era visto subito che l’Olympic aveva altre energie.

Troppo spremuti i maggiori protagonisti o un fattore mentale?

Sicuramente lo sforzo fisico delle prime due gare, con due rotazioni in meno, è stato superato con l’adrenalina e il recupero di Marko in gara 3, ma in gara 4 anche gli sforzi profusi per agguantare la vittoria nell’ultimo quarto sono pesati molto. E pensare che, avanti di 18 punti, se non avessimo concesso di tutto e di più nel terzo quarto, avremmo potuto risparmiare un po’ di energie.

Una panchina lunga da una parte, una corta dall’altra: la differenza sta tutta lì?

Penso proprio di sì: noi abbiamo avuto buone risposte da Tutonda e Martino, che si sono caricati sulle spalle i ruoli dei due assenti in maniera encomiabile, ma non si poteva pensare che durasse per l’intera serie, come in effetti è stato. Ma loro ci hanno dato un ottimo contributo, e se di Martino si conoscono le capacità, Tutonda è stato una bella riscoperta.

Williams, il perno centrale per quanto riguarda fosforo e difesa, senza disdegnare l’attacco, è ceduto pure lui martedì.

Difficile chiedere di più a uno che è stato in campo con una media di 35 minuti a gara con un’efficienza di 19,1 punti e 12 punti di media. Ha giostrato in tutti i ruoli e ha difeso alla grande. Con Dunans, benché quest’ultimo ferito a una mano, abbiamo avuto una coppia di guardie valide con punti e tanta qualità sui due fronti.

Due play ticinesi in regia, un must...

Tanto Martino, quanto Solcà hanno fatto veramente bene. Martino ha preso anche maggior sicurezza nel tiro durante i playoff, dando un contributo anche di punti. Solcà è cresciuto molto in stagione; dopo l’infortunio è stato importante nell’economia della squadra, ed entrambi si sono mostrati meritevoli per quanto espresso.

Anche Clanton è finito… sfinito.

In gara 4 era al limite e lo si è visto: senza lui in campo, Green ha trovato quegli spazi mai avuti prima. La difesa su di lui è stata molto forte, però non siamo stati bravi a sfruttare al meglio i raddoppi su di lui, che ci permettevano giocatori liberi. E sui tiri aperti, non sempre ci abbiamo preso.

I tiri non sono mancati a Dusan, però 2 soli punti nelle prime due sfide non è granché...

Anche queste due prestazioni sono state pagate care, figlie pure dell’assenza di Marko. Potendosi dedicare a un solo grande tiratore, l’Olympic ha avuto gli uomini per annullarlo: 1/6 in gara 1, 0/7 in gara 2 non sono cifre da Dusan. I 16 punti in gara 3 e i 20 in gara 4 dicono dei maggiori spazi avuti col fratello in campo.

Per Marko un solo acuto e il ‘peso’ sulla squadra.

Marko è uno dei migliori svizzeri, ma solo quando è centrato sulla partita e non si perde in altri meandri. In gara 4, dopo due falli (evitabili) in meno di 2’, è ’uscito‘ dalla gara, mentalmente parlando, e lo si è visto. La sua assenza ha costretto gli altri a un lavoro supplementare, malgrado Tutonda, e i continui adeguamenti non ci hanno favorito per la difficoltà di alcuni, Ballard in primis, ad adeguarsi a nuove soluzioni.

Ballard, tanta energia, poco fosforo?

Ci ha portato molto in termine di efficacia: 12 punti di media, 29’ di campo, 15,5 punti di efficienza, sono belle cifre condite da 7 rimbalzi per gara. Ma è mancato in alcuni frangenti nel gioco d’assieme. Dettagli, ma importanti nell’economia della gara.

Steinmann e Koludrovic, due ‘assenti’ per motivi diversi?

Infatti: Steinmann non è mai riuscito a entrare in partita in modo adeguato. Sempre un po’ ai margini, abituato prima ad avere 30’ di campo e tanti tiri; ma la Sam aveva altre esigenze. Koludrovic è un ottimo giocatore in prospettiva, ma la sua latitanza agli allenamenti per motivi di lavoro lo ha penalizzato. In ogni caso il futuro è suo.

Parlando di futuro, qual è il tuo?

Lontano dalla panchina. Dopo 12 anni tornerò a dedicarmi alla famiglia e al lavoro, pur rimanendo nel contesto Sam. Gli incontri cominceranno settimana prossima, e cercheremo assieme le migliori soluzioni possibili per garantire un futuro di valore alla Spinelli.