Per la Sam una prima storica, per il Friborgo quasi un abitudine, saranno decisive qualità e quantità, Gubitosa: ‘Bisogna fare la gara perfetta’.
La finale tanto attesa, che chiude l’egemonia romanda e svizzero tedesca degli ultimi anni, è arrivata. Per l’Olympic diciamo che è un appuntamento… scontato, per la Spinelli Massagno una prima. E questa prima se la gioca da capolista stagionale, vale a dire con il fattore campo dalla sua parte.
Le due squadre sono state le migliori della stagione e si sono già divise un titolo a testa, alla Sam la Sb Cup, all’Olympic la Coppa Svizzera. Il campionato non è una Final Four, né una partita secca, ma al meglio delle cinque e quindi si gioca sì sulla qualità, ma anche sulla quantità, vale a dire sulla lunghezza delle panchine e la capacità di reagire a possibili infortuni o squalifiche. Da una parte abbiamo una compagine scafata da molte battaglie anche in Europa, i burgundi appunto, dall’altra una squadra che approda alla finale con lo spirito di chi vuole finalmente raggiungere un titolo mai colto. L’Olympic dispone di quattro stranieri e sette nazionali, N’Bala, Cotture, Roberto Kovac, Gravet, Kazadi, Jurkoviz e Solcà, anche se quest’ultimo è in forse per il protrarsi di una commozione cerebrale. Sul fronte opposto abbiamo un complesso di quattro americani e due nazionali, i fratelli Mladjan, con Martino, Andjelkovic e Zoccoletti un gradino sotto. Ma è una squadra costruita negli anni e con persone che sanno giocarsi le partite importanti.
Dal punto di vista fisico, crediamo che l’Olympic sia meglio messo sotto le plance con Jankovic e Ballard al cospetto di Galloway e James. Finora si è visto come i 211 centimetri del centro massagnese siano stati poco efficaci, vuoi per le mani di pasta frolla, vuoi per l’insipienza di non schiacciare la palla nel canestro oltre a sbagliare “rigori”, mentre James, al di là del potenziale, concede centimetri. E questi sono punti importanti nell’economia di una squadra che dal punto di vista degli esterni non ha problemi: i due Mladjan, Bogues e Williams sanno colpire da ogni dove, ma se sotto le plance non si è reattivi, per l’avversario è gioco facile e senza caricarsi di falli. Inoltre sarà indispensabile un apporto più concreto da parte di Zoccoletti che è stato preso proprio perché ha qualità di tiro, penetrazione e rimbalzo ma purtroppo sono spesso latenti.
Insomma, per venire a capo di questo Olympic, cosa bisognerà fare? Lo chiediamo al coach, Robbi Gubitosa: «Giocare con grande concentrazione e reattività per 40 minuti. Siamo due squadre che si conoscono e segreti ne restano pochi: l’atteggiamento difensivo può essere però uno di questi».
Vale a dire? «Devi sviluppare il gioco in modo coordinato e logico, perché se fai un tiro affrettato o forzato o perdi palla, loro sono micidiali in contropiede e in transizione. Farli lavorare in difesa, stancarli, obbligarli ai falli, una tattica importante».
Sotto le plance si può soffrire? «La sofferenza viene dal mancato lavoro di squadra: se non faccio i tagliafuori in maniera adeguata, se non vado in aiuto dal lato debole o se mi perdo sul pick and roll, per l’avversario è tutto più facile. Partite come queste si decidono sui dettagli, una palla recuperata, un tiro sporcato, tutto conta».
Sarà più una lotta fra esterni o il nodo sarà l’area pitturata? «Credo che se le percentuali al tiro saranno buone, la bilancia si sposterà sugli esterni e viceversa. Anche fare attenzione alle palle perse e recuperate è un altro fattore importante, così come potranno pesare i falli perché loro hanno rotazioni più lunghe delle nostre».
E le bocche cucite? «Questo rientra in un aspetto mentale che mi auguro non sia determinante, perché in passato abbiamo visto gare decise proprio anche da atteggiamenti sbagliati. I miei devono capire che una volta arrivato il fischio non si torna indietro e quindi bisogna reagire positivamente per la squadra: è come squadra che dobbiamo vincere: gara 1 è sempre un passo non indifferente anche se, come abbiamo visto nelle varie serie, non è determinante. Ma mantenere il fattore campo può essere quell’aiutino in più».
E allora, che fare? «Facile: giocare la partita perfetta! Non ci sono altre soluzioni». L'appuntamento è dunque per domani a Nosedo, alle 17.30.