Domani e domenica i rossocrociati si misurano ai colossi Croazia e Polonia. Per il futuro, invece, ci sono speranze. Kovac: ‘Aspettiamoci una crescita’
La Svizzera, intesa come Nazionale, si gioca le ultime due carte fra le mura amiche ospitando a Friborgo Croazia (domani) e Polonia (domenica), le due compagini che guidano il girone di prequalificazione agli Europei dei 2025, con 7 punti in classifica davanti agli stessi elvetici (6 punti) e all’Austria (4). Sono le due avversarie più toste, se si pensa che all’andata la Croazia aveva sotterrato la nostra selezione (84-53), mentre la Polonia aveva vinto con il punteggio di 79-64. Due nazionali che, al completo, vale a dire con gli elementi che giocano nell’Nba e in Eurolega, stanno su un altro pianeta cestistico. Noi, da 58esimi nel ranking, contrapposti al quattordicesimo posto della Polonia e al ventitreesimo della Croazia siamo out: poi, piaccia o no a chi ha le fette di salame sugli occhi, ci può scappare qualche risultato eclatante, ma solo frutto dell’insipienza avversaria e delle scelte di allenatori che sottovalutano le situazioni. Infatti, simili avversarie sono in grado di mettere in campo almeno tre nazionali più forti della nostra: basta vedere i croati o i polacchi che giocano in Europa, sparsi nei vari campionati, e che per la maggior parte non giocano in nazionale.
Detto ciò, siamo arrivati alla resa dei conti per quanto riguarda una qualificazione impossibile. Ne parliamo con Roberto Kovac, guardia senza squadra ma per nulla fuori condizione. «Certamente mi manca il ritmo delle gare, ma in questo periodo senza una squadra ho avuto modo di concentrarmi sulla condizione fisica e sugli allenamenti di tiro, grazie alla diponibilità dei Denti della Vecchia, società che mi ha messo a disposizione il campo». Non andiamo invece a sindacare sui motivi della rottura del contratto con la Sam Massagno, sempre convinti che nei rapporti umani c’è sempre più di un punto di vista.
In Nazionale che clima hai trovato?
«Direi molto buono, al di là di assenze che hanno un certo peso: Dubas operato, Jurkovic fuori, Mbala infortunato, Marko Mladjan idem. Poi c’è Nzegue, che non è al meglio e Kazadi in odor di bisturi per l’anca ondivaga. Insomma è una nazionale giovane, con gli innesti già visti di Burrell e Polite, in particolare, e con gli altri pronti a dare il massimo».
Croazia e Polonia sono fuori portata?
«Al completo, non c’è neanche da discutere, visto il bagaglio tecnico e di esperienza che hanno certi giocatori. Poi, non sapendo con quale nazionale arriveranno a Friborgo, al netto del fatto che quelli di Nba ed Eurolega non sono schierabili, si vedranno pur sempre all’opera giocatori attivi in Francia, Spagna e Italia, Paesi che ci surclassano a livello tecnico e agonistico».
Insomma, un lavoro complesso e non indifferente per Ilias Papatheodorou. Ma lui, che allenatore è?
«Sicuramente il migliore che abbia mai avuto. Con Pastore, quello che mi ha insegnato tutto del basket, avevo già avuto un top coach, ma Ilias ha un approccio umano ancora migliore perché interagisce, ascolta e discute con noi giocatori, facendoti sentire partecipe del progetto. Devo dire che l’ambiente che si è creato all’interno della Nazionale è positivo e il merito va anche dato al tecnico. Siamo una squadra giovane, fatta qualche eccezione come il sottoscritto, quindi aspettiamoci una crescita nel futuro. Ci sono giocatori che si stanno inserendo bene e bisogna avere fiducia nel progetto».
Quindi avanti con fiducia nelle scelte operate a più livelli, e vediamo cosa succederà in campo tra domani e domenica.