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Chiefs contro Eagles, la finale di ripete

Kansas City e Philadelphia si sono aggiudicati le finali di Conference contro Buffalo e Washington. Il 59° Super Bowl sarà la rivincita di due anni fa

28 gennaio 2025
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Quando il 9 febbraio Kansas City scenderà sul campo del Superdome di New Orleans per la quinta volta nelle ultime sei edizioni del Super Bowl, saranno trascorsi esattamente 728 giorni (due anni meno tre giorni) da quella vittoria contro Philadelphia, in una partita accesa fino all’ultimo (38-35), che i tifosi degli Chiefs sperano sia stata il primo atto di una storica e mai realizzata tripletta consecutiva. Tripletta che, caso vuole, potrebbe materializzarsi proprio contro gli avversari di quel giorno, gli Eagles. La squadra del Missouri e quella della Pennsylvania si sono infatti qualificate per l’edizione numero 59 della finale Nfl, superando nella rispettiva finale di Conference i Buffalo Bills (Afc) e i Washington Commanders (Nfc).

Il successo di Jalen Hurts e compagni è stato più agevole del previsto (55-23), molta più fatica l’hanno fatta Patrick Mahomes e soci per costringere i Bills alla resa (32-29), per la quarta volta negli ultimi cinque anni. Lo sguardo di Josh Allen negli istanti finali del confronto, la dice lunga sullo stato d’animo del quarterback e di tutta una squadra che, nonostante sia giunta ai playoff sette volte nelle ultime otto stagioni, non è mai riuscita a raggiungere l’atto finale. E anche questa volta gli uomini di coach McDermott possono mangiarsi le mani. Come lungo l’arco dell’intera stagione, anche nella finale di Conference Kansas City è stata sorretta, oltre che dalle qualità indiscutibili della sua stella più brillante (Patrick Mahomes), da una difesa modellata dal coordinatore Steve Spagnuolo e diventata una delle migliori quando il gioco si fa duro. Statistiche alla mano, Chiefs e Bills hanno disputato una prestazione in fotocopia (360-374 di attacco totale, 233-277 sui lanci e 135-147 sulle corse), ma i padroni di casa sono stati chiaramente migliori nei terzi down (55%-35%). E, soprattutto, hanno fatto fallire due conversioni da due punti e recuperato palla due volte al quarto down, la seconda a 1’30” dalla fine. In questi frangenti, le chiamate del coordinatore offensivo Joe Brady hanno sollevato più di una perplessità. In situazioni di terzo e quarto down con una o due yarde da guadagnare, i Bills si sono intestarditi con dei Qb-sneak, nel tentativo di imitare la “tush push” degli Eagles senza avere la stessa qualità della linea offensiva. La tendenza di Josh Allen a cercare lo sfondamento alla sua sinistra è stata letta con facilità dal “front seven” degli Chiefs. L’aver voluto insistere sempre e soltanto sulla stessa azione, invece di provare una soluzione alternativa, ha probabilmente condotto i Bills alla sconfitta.

Sull’altro fronte, Mahomes ha dimostrato di essere in grado di vincere anche senza l’apporto di Travis Kelce. Il tight-end, che in post season ha numeri inferiori soltanto al miglior ricevitore della storia, Jerry Rice, domenica ha messo assieme appena due ricezioni per 19 yarde. Mahomes si è affidato soprattutto al rookie Xavier Worthy (85 yarde), al “vecchio” JuJu Smith-Schuster (60 yarde), a Kareem Hunt (64 yarde di corsa) e ai suoi “scramble” (43 yarde e due touchdown).

La finale della Nfc, come detto, è stata assai più scontata. Contro un Jalen Hurts più “game manager” che fenomeno, ma al servizio del quale si è posto un reparto corse da 229 yarde (appena 99 per Washington), i Commanders si sono tirati la zappa sui piedi con quattro turnover (tre fumble e un intercetto) dai quali gli Eagles hanno estrapolato 28 punti. Se li sottraiamo ai 55 totali, la squadra di Nick Sirianni si sarebbe comunque imposta, tuttavia in una partita di tale importanza consegnare la palla all’avversario a ogni piè sospinto non giova al tabellone, ma nemmeno al morale. Jayden Daniels, dunque, non diventerà il primo quarterback rookie a portare Washington al Super Bowl, ma la stagione della franchigia della capitale rimane una pietra angolare sulla quale costruire un roseo futuro.

Gli Eagles, dal canto loro, avranno la possibilità di vendicare la sconfitta di due anni fa. E quest’anno più di allora hanno le carte in regola per riuscirci. In particolare, Jalen Hurts potrà scoccare la freccia Saquon Barkley, formidabile runner da 2'005 yarde in stagione e che nelle tre sfide di playoff ha messo assieme qualcosa come 442 yarde in 66 tentativi. Domenica 9 febbraio, la prima preoccupazione di Andy Reid e Steve Spagnuolo sarà di inventarsi un modo per fermare Barkley. Compito piuttosto difficile, soprattutto se si considera che il 27enne del Bronx ha la fortuna di poter correre alle spalle della miglior linea offensiva di tutta la lega. La capacità di macinare yarde palla a terra ha l’indubbio vantaggio di aprire spazi per Hurts sia nelle corse (il ginocchio infortunato contro i Rams non sembra averlo limitato), sia nei lanci, in particolare a favore di A.J. Brown, DeVonta Smith e Dallas Goedert.

Sul piatto della bilancia, il valore dei singoli pende probabilmente a favore di Philadelphia, ma Kansas City può contare sul miglior quarterback dell’ultimo decennio e, soprattutto, Nick Sirianni e il suo staff dovranno dimostrare di poter tenere il passo con Andy Reid, l’head-coach più vincente tra quelli in attività (301), alle spalle soltanto di Don Shula (347), Bill Belichick (333) e George Halas (324).

Il ritorno di Pete Carroll

Dopo un anno sabbatico che ha fatto seguito alla rescissione del contratto con Seattle, Pete Carroll torna sulla sideline. Per i prossimi tre anni il 73enne sarà l’allenatore dei Las Vegas Raiders. Ha dichiarato che la rifondazione della squadra inizierà dal ruolo di quarterback e in questo si attende l’aiuto di Tom Brady, azionista di minoranza della franchigia del deserto. Oltre a Las Vegas, altre cinque squadre erano alla ricerca di un capoallenatore. A Dallas è arrivato Brian Schottenheimer, 51enne figlio di Marty Schottenheimer, in questa stagione coordinatore offensivo dei Cowboys e alla sua prima esperienza da head-coach. I NY Jets hanno messo sotto contratto Aaron Glenn, coordinatore difensivo di Detroit, da dove se n’è andato anche Ben Johnson (coordinatore offensivo) per assumere l’incarico di capoallenatore a Chicago. Infine, a Jacksonville è arrivato Liam Coen (coordinatore offensivo a Tampa Bay), sulla panchina di New England si è seduto Mike Vrabel, mentre rimane aperta la sostituzione di Dennis Allen a New Orleans.