VELA

Ben Anslie non vuol abdicare, però i kiwi dettano legge

‘Restiamo ottimisti’. Ma team New Zealand è già sul 3-0 nella serie della finale della Coppa America

Per l’equipaggio di Ineos c’è ancora del lavoro da fare
(Keystone)
13 ottobre 2024
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Qualcuno si chiedeva se tutto quel tempo senza regatare avrebbe finito col pesare sulla competitività del Defender di Coppa America, il cui equipaggio era stato costretto a restarsene a guardare dopo aver potuto prendere parte alla fase preliminare di Louis Vuitton Cup, al contrario di Ben Anslie e dei suoi compagni d’avventura, che dopo aver eliminato Alinghi avevano poi sconfitto Luna Rossa. Il men che si possa dire è che quei dubbi sono stati ben presto fugati, in un primo weekend dell’America’s Cup vera e propria in cui Team New Zealand ha lasciato soltanto le briciole ai britannici di Ineos, che dopo essere stati sconfitti in entrambe le regate in programma sabato, hanno dovuto arrendersi anche nella terza, ieri pomeriggio, prima che la quarta venisse definitivamente cancellata a causa del vento troppo leggero, dopo un paio di rinvii.

In attesa che si torni in acqua, nello specchio di mare davanti a Barcellona (la regata numero quattro dovrebbe venir recuperata quest’oggi, alle 14, meteo permettendo), l’impressione dopo le prime due giornate è che Peter Burling e i suoi velisti siano superiori, e di parecchio, al Challenger of record, ovvero il team britannico che per primo aveva accettato la sfida ai neozelandesi, nella speranza di riuscire infine a metter le mani sulla mitica Brocca d’argento. Cosa che in quasi due secoli, nelle trentasei edizioni andate in scena dal lontanissimo 1851 in poi, nonostante fossero gli stessi inglesi ad aver ideato il trofeo, riuscì soltanto a un sindacato del Vecchio continente, quello di Ernesto Bertarelli che con Alinghi trionfò due volte di fila, nel 2003 e nel 2007 (completano l’albo d’oro quattro successi neozelandesi, uno australiano e ben trenta statunitensi). Tuttavia, nonostante un ritardo di 3-0 in una sfida al meglio di 13 regate, Ben Anslie naturalmente non perde le speranze: «Dobbiamo restare ottimisti» dice il 47enne timoniere, che è pure Ceo di Ineos Britannia. Al termine di una domenica che, tra l’altro, era iniziata subito con un bello spavento, siccome nell’unica regata andata effettivamente in porto, nel pre-partenza le due imbarcazioni hanno sfiorato per un pelo la collisione. «Le nostre due barche erano così vicine che ho avuto un po’ di paura», è stato il commento di Peter Burling. Mentre Anslie, invece, è di tutt’altro avviso: «Non c’è mancato molto: credevo andasse bene, ma la giuria non è stata dello stesso parere». Dopo la penalità, i britannici avevano 75 metri di svantaggio che non sono però mai riusciti a recuperare, e i kiwi hanno chiuso la loro cavalcata solitaria con un vantaggio di 52 secondi.