Non basta esser stato una stella della Ncaa per sfondare tra i professionisti. Minnesota, una squadra da tenere d'occhio
Una carriera da star universitaria, 8’356 yarde lanciate (praticamente tutte nei due anni da titolare), l’Heisman Trophy al termine della stagione 2021, la prima scelta assoluta nel draft 2023 non sono elementi sufficienti per prefigurare un futuro radioso nella National Football League. Ne sa qualcosa Bryce Young, primo quarterback dell’università dell’Alabama – per altro una potenza assoluta con 18 titoli, sei dei quali dal 2000 a oggi – ad aggiudicarsi il premio quale miglior giocatore universitario. Giunto tra i professionisti con il label di “pocket passer”, ma con un fisico tutt’altro che impressionante (178 cm x 93 kg), Young è stato scelto da Carolina, franchigia in piena ricostruzione e nel suo anno da rookie è riuscito a vincere due sole partite, con statistiche tutt’altro che entusiasmanti (11 touchdown e 10 intercetti per 2877 yarde). Le nette sconfitte nelle prime due partite della nuova stagione, con un attacco capace di mettere a referto appena 13 punti (3 intercetti e zero segnature per Young), hanno spinto il nuovo head-coach Dave Canales a cambiare strategia, lasciando in panchina il 23enne regista per affidarsi all’usato sicuro. Ha così chiamato sul palcoscenico Andy Dalton che dopo nove stagioni a Cincinnati ha vestito via via le maglie di Dallas, Chicago, New Orleans e, appunto, Carolina. Nel corso degli anni, Dalton si è cucito addosso la nomea di buon quarterback, ma incapace di vincere quando i giochi si fanno seri. Ciò nonostante, il 36enne possiede tocco di palla ed esperienza a sufficienza per fungere da traghettatore di lusso per quelle franchigie alla ricerca di un giovane regista da pescare nel draft, o costrette a rinunciare al loro titolare causa infortunio. Affermare che sotto la guida di Dalton Carolina ha finalmente svoltato sarebbe eccessivo, una rondine non fa mai primavera, men che meno nel football Nfl. Tuttavia, l'inaspettata e ampia affermazione a Las Vegas (36-22) e l’ottima prestazione di Dalton (26 su 37, 319 yarde, tre touchdown e nessun intercetto) lasciano supporre che anche i Panthers possano togliersi qualche soddisfazione, con la preoccupazione, però, di doversi trovare un nuovo quarterback, perché Dalton può anche essere il presente, ma non potrà mai essere il futuro.
E sempre parlando di registi, l’inizio di stagione non sta premiando sul campo chi nell’offseason è stato ricompensato in banca. Tutti i quarterback ai quali è stato concesso un prolungamento di contratto per somme superiori ai 200 milioni, si trovano in difficoltà: Tua Tagovailoa (Miami) è nella lista delle “riserve infortunate” per commozione cerebrale e rimarrà fuori almeno altre tre partite, Jordan Love (Green Bay) si è infortunato al ginocchio in week 1, ha saltato i successivi due impegni dei Packers (per altro vinti) e potrebbe rientrare domenica prossima, Trevor Lawrence (Jacksonville) è tutt'ora alla ricerca della prima vittoria, mentre Dak Precott (Dallas) è reduce da due sonore sconfitte contro New Orleans e Baltimore.
A proposito di New Orleans. Settimana scorsa, dopo il successo contro i Cowboys ci si chiedeva se i Saints potessero davvero essere presi sul serio. Nonostante la sconfitta casalinga con Philadelphia (15-12), la squadra diretta da Dennis Allen ha mostrato buone cose, in particolare dal lato difensivo del pallone, grazie al quale ha tenuto in partita un attacco che ha faticato (142 yarde lanciate da Carr, appena 90 yarde complessive di corsa). Il risultato della settimana è tuttavia la vittoria di Minnesota contro Houston. Sia perché i Texans arrivavano a Minneapolis forti di un inizio di stagione corroborato dalle vittorie contro Indianapolis e Chicago e con ambizioni di correre fino in fondo per un posto al prossimo Super Bowl, sia perché il successo fa dei Vikings una delle forze dominanti della Nfc (con Seattle è l’unica squadra a punteggio pieno), in una Conference nella quale Dallas arranca, San Francisco ha perso la seconda partita consecutiva e Detroit non ha ancora dissipato tutti i dubbi. E la partenza sprint di Minnesota è ancor più sorprendente in quanto in cabina di regia è guidata dal quarterback che nessuno si sarebbe immaginato. Dopo aver lasciato partire Kirk Cousins per Atlanta e aver selezionato al primo turno del draft J.J. McCarthy, l’infortunio subito durante il campo d’allenamento dal vincitore del titolo Ncaa con l’università del Michigan ha costretto Kevin O’Connell ad affidarsi a Sam Darnold. Scelto nel 2018 dai Jets, dopo tre stagioni nella Grande Mela ha vestito le maglie di Carolina e San Francisco. In sei stagioni, soltanto due volte ha superato il 60% di completi (60,9 e 61,9), con 63 touchdown e 56 intercetti. Numeri da backup in lotta per non essere tagliato, eppure quest’anno sembra essere esploso: 67,9% di completi, 657 yarde, 8 touchdown e 2 intercetti per un rating di 117,3, quando in carriera una sola volta aveva superato il 90 (92.6), con tre stagioni addirittura sotto l’80 (71.9, 72.7 e 77.6). Darnold ci ha sicuramente messo del suo, tuttavia ha potuto beneficiare della presenza di un ricevitore eccezionale come Justin Jefferson (273 yarde e tre segnature), di un runner solido come Aaron Jones (228 yarde) e soprattutto di una difesa dominante che in tre partite ha messo a segno 15 sack e 23 “tackle for loss”, concedendo a NY Giants, San Francisco e Houston la miseria di 30 punti totali. Siccome è sempre valido il detto per cui l’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite, un occhio su Minnesota forse sarebbe meglio tenerlo. E se domenica dovesse uscire vincitore anche dal Lambeau Field di Green Bay, allora bisognerebbe iniziare a parlare di qualcosa di più di un semplice fuoco di paglia. Sempre che l’infortunio al ginocchio subito domenica da Darnold non sia qualcosa di serio (ha comunque chiuso regolarmente la partita).
E a proposito di infortuni, nella terza giornata si sono contati 48 infortuni di una certa importanza. Tra i nomi principali finiti in infermeria figurano Adam Thielen (Carolina), Myles Garrett (Cleveland), Maxx Crosby (Las Vegas), Joey Bosa e Justin Herbert (LA Chargers), Kendall Fuller, Terron Armstead e David Long (Miami), DeVonta Smith (Philadelphia), Leonard Williams (Seattle). “Any given Sunday”, ogni maledetta domenica la Nfl pretende il suo tributo…
Week 3: NY Jets - New England 24-3. Cleveland - NY Giants 15-21. Indianapolis - Chicago 21-16. Minnesota - Houston 34-7. New Orleans - Phinadelphia 12-15. Pittsburgh - LA Chargers 20-10. Tampa Bay - Denver 7-26. Tennessee - Green Bay 14-30. Las Vegas - Carolina 22-36. Seattle - Miami 24-3. Arizona - Detroit 13-20. Dallas - Baltimore 25-28. LA Rams - San Francisco 27-24. Atlanta - Kansas City 17-22. Buffalo - Jacksonville 47-10. Cincinnati - Washington 33-38
Week 4: NY Giants (1-2) - Dallas (1-2). Atlanta (1-2) - New Orleans (2-1). Carolina (1-2) - Cincinnati (0-3). Chicago (1-2) - LA Rams (1-2). Green Bay (2-1) - Minnesota (3-0). Houston (2-1) - Jacksonville (3-0). Indianapolis (1-2) - Pittsburgh (3-0). NY Jets (2-1) - Denver (1-2). Tampa Bay (2-1) - Philadelphia (2-1). Arizona (1-2) - Washington (2-1). San Francisco (1-2) - New England (1-2). LA Chargers (2-1) - Kansas City (3-0). Las Vegas (1-2) - Cleveland (1-2). Baltimore (1.2) - Buffalo (3-0). Miami (1-2) - Tennessee (0-3).