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Assoluzione di Flückiger, niente ricorso al Tas

Dopo aver studiato la sentenza della Camera disciplinare, l’antidoping svizzera non impugnerà la decisione. Il biker: ‘Squalificato a torto quattro mesi’

Una vittoria davanti alla giustizia dopo la sconfitta ai Giochi
(Keystone)
7 agosto 2024
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Per lui è una nuova vittoria, senza ombra di dubbio. Dopo aver dovuto masticare amaro ai Giochi di Parigi, dove Mathias Flückiger s’era visto costretto ad accontentarsi del quinto posto nella prova che assegnava il titolo olimpico nel cross country, dopo essersi aggrappato fino all’ultimo – ma invano – alla speranza di riuscire a insidiare Pidcock, Koretzky e Hatherly, i tre che hanno monopolizzato il podio («Mi aspettavo di più, ma posso dirmi soddisfatto della mia prestazione», aveva detto il bernese).

Quello ottenuto ieri, però, è un successo di tutt’altro tipo per Flückiger: qui non c’entrano le medaglie, bensì la giustizia, quella sportiva beninteso, dopo le accuse di doping che gli erano state mosse nel giugno di due anni fa, quando nel suo corpo fu rinvenuta una concentrazione molto bassa di zeranolo, una sostanza anabolizzante che in alcuni Paesi (non in Europa però, visto che è proibita) viene impiegata nell’allevamento del bestiame. Flückiger si era sempre professato innocente, anzi aveva pure criticato l’antidoping, e nel maggio scorso aveva ottenuto una prima vittoria, quando la Camera disciplinare dello sport l’aveva scagionato da ogni accusa, motivando la decisione con il fatto che il campione di urina prelevato a suo tempo era inutilizzabile, in quanto la documentazione legata alla custodia della provetta era incompleta, ciò che va considerato come una grave irregolarità procedurale.

Swiss Sport Integrity, l’ex agenzia antidoping svizzera, aveva la possibilità di appellarsi al Tribunale arbitrale dello sport contro la sentenza, ma – appunto – dopo aver analizzato nel dettaglio le motivazioni della Camera disciplinare dello sport, ieri ha annunciato di non voler impugnare tale decisione. Non senza però ribadire di essere fermamente convinta che il campione prelevato a Flückiger «possa essere utilizzato, in conformità alle regole del Programma mondiale antidoping e alla giurisprudenza del Tribunale arbitrale dello sport – si legge nel comunicato della Fondazione che si occupa di lottare contro il doping e gli abusi nello sport svizzero –. Tuttavia, dopo aver valutato i pro e i contro, e in considerazione del fatto che la questione dell’utilizzabilità del campione di urina costituisce solo una parte limitata dell’intero procedimento, è stata presa la decisione di non presentare ricorso al Tas». Aggiungendo, poi, che la decisione della Camera disciplinare non è ancora legalmente vincolante, infatti può essere impugnata dall’Agenzia mondiale antidoping o dall’Uci, l’Unione ciclistica internazionale.

‘Non solo è deludente: è scioccante’

Intanto, però, Mathias Flückiger ha più di una ragione per festeggiare. Anche se, fa capire, non si può parlare di vicenda a lieto fine. «Sono stato squalificato per oltre quattro mesi, a torto – dice il bernese, la cui sospensione decisa da Swiss Sport Integrity era stata appunto annullata dalla decisione della Camera disciplinare –. In quella sentenza di 106 pagine, le motivazioni sono estremamente fondate e schiaccianti nei confronti di Swiss Sport Integrity, tanto da rendere inutile un suo appello al Tas» aggiunge Flückiger, che poi lancia la stoccata: «Il fatto che nessuna delle istituzioni coinvolte abbia ammesso i propri errori e non abbia capito nulla della propria cattiva condotta non solo è deludente, ma direi che è scioccante».