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Olimpiadi invernali del 2030 nelle Alpi francesi, ‘sì ma...’

Il Cio ufficializza l'assegnazione della 26esima edizione, fissando però i paletti che dovranno essere rispettati, mentre nel 2034 tutti a Salt Lake City

Fra sei anni si torna in Francia. A precise condizioni però
(Keystone)
24 luglio 2024
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Via libera condizionato del Comitato internazionale olimpico all'organizzazione dei Giochi olimpici invernali nelle Alpi francesi nel 2030. Unica in lizza dopo aver soppiantato a novembre la Svezia e la Svizzera, la Francia "organizzerà la 26esima olimpiade invernale", a condizione di fornire garanzie finanziarie dello Stato e delle regioni, ha annunciato il presidente del Cio Thomas Bach, senza fornire dettagli ulteriori sullo scrutinio. Per la Francia, si tratterebbe quindi di una seconda manifestazione olimpica in sei anni, dopo i Giochi estivi che si aprono venerdì a Parigi.

In particolare, secondo quanto riferito da Bach, il futuro primo ministro francese dovrà fornire al Cio la garanzia dello Stato per organizzare le Olimpiadi invernali del 2030 "entro il 1° ottobre". L'impegno finanziario, che al momento non può essere garantito al Cio vista la situazione politica della Francia – con un governo provvisorio incaricato solo di gestire gli affari correnti in attesa della nomina di un nuovo esecutivo – dovrà "essere ratificato dal Parlamento entro il primo marzo" 2025.

Nel 2034 sarà invece Salt Lake City

Il Comitato olimpico internazionale ha inoltre scelto la cittadina di Salt Lake City quale sede dell'edizione del 2034. La decisione, arrivata con 83 voti favorevoli su 89, sancisce il ritorno dei Giochi nello Utah dopo l’edizione – anche in quel caso invernale – ospitata nel 2002. La città statunitense era rimasta l’unica candidata, con le altre scoraggiate dall’impatto dei cambiamenti climatici e dalle ingenti spese di gestione.

Nella presentazione finale al comitato olimpico, mercoledì mattina, il team a supporto della candidatura della città degli Stati Uniti ha illustrato il suo piano di concentrare tutte le sedi a un’ora di macchina dal villaggio degli atleti nel campus dell’Università dello Utah. Il piano non richiede nuove costruzioni permanenti, dal momento che tutte e tredici le sedi sono già presenti e ognuna di esse è stata impiegata quando la città ha ospitato i Giochi del 2002.