FOOTBALL

L'ultimo respiro del Super Bowl premia Kansas City

Gli Chiefs si confermano campioni della Nfl battendo San Francisco (25-22) con un touchdown a 3” dalla fine dell'overtime

12 febbraio 2024
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Tre Super Bowl, una finale e una semifinale in cinque anni. I Kansas City Chiefs hanno ufficialmente fondato una nuova dinastia. Domenica a Las Vegas la franchigia del Missouri si è imposta 25-22 all'overtime contro i San Francisco 49.ers, al termine di quella che è stata la finale più lunga dell’era SB, decisa da un lancio in endzone di Patrick Mahomes a favore di Mecole Hardman, quando sul cronometro del primo overtime rimanevano soltanto 3”. A chiusura di una stagione tutt’altro che agevole (il record di 11-6 è il peggiore da quando in regia c’è Mahomes), gli Chiefs hanno trovato la forza di rimontare un deficit di 10 punti, in un secondo tempo nel quale gli aggiustamenti fatti da coach Reid durante l’intervallo hanno portato i frutti sperati. È stata una serata tutta di rincorsa, quella degli Chiefs, martellati da una difesa di San Francisco che per tutto il primo tempo (e per lunghi tratti del terzo quarto) ha fatto il bello e il cattivo tempo, tanto da far precipitare i campioni in carica sull’orlo di una crisi di nervi. Emblematico, in proposito, lo scatto d’ira di Travis Kelce, arma per nulla segreta, ma fondamentale per Mahomes: a secondo quarto da poco iniziato, ha platealmente spintonato Andy Reid, reo secondo lui di averlo tagliato fuori dal gioco. Un gesto sconsiderato, ma non privo di una certa verità: nei primi due quarti, infatti, il fenomenale tight end ha ricevuto un solo pallone per un guadagno di una yarda. Tolto dal gioco Kelce, l’attacco degli Chiefs ha faticato contro la difesa aggressiva di San Francisco, non a caso Mahomes soltanto negli ultimi secondi è riuscito a evitare di andare alla pausa senza punti sul tabellone, evento capitatogli soltanto due volte in carriera.

Greenlaw k.o., brutto colpo per i 49.ers

San Francisco, alla terza finale persa negli ultimi 11 anni, ha pagato a caro prezzo alcuni infortuni pesanti, su tutti quello del linebaker Dre Greenlaw, il quale nel corso del secondo quarto si è lesionato il tendine d’Achille nel rientrare in campo dalla sideline, quindi a gioco fermo. Un’assenza importante, la sua, perché a partire dal terzo quarto gli Chiefs hanno trovato più spazio per le corse di Isaiah Pacheco (59 yarde) e, soprattutto, di Mahomes (66 yarde in 9 tentativi). Come si pensava, quella di Las Vegas è stata una finale nella quale la parte del leone l’hanno fatta le due difese. Eccellente quella di San Francisco (tre sack sul conto di Young, Hargrave e Armstead), sei “tackle for loss”, una costante pressione sul quarterback e, soprattutto, un gran lavoro della secondaria, capace di francobollare i ricevitori avversari, in particolare Kelce; in grado di piegarsi senza spezzarsi quella di Kansas City, la quale nel primo tempo ha incassato l’unico touchdown su un “trick play” che ha visto un lancio del ricevitore Jauan Jennings per Christian McCaffrey (per il resto ben contenuto con 80 yarde in 22 corse, per una media tutt’altro che trascendentale di 3,64).

Cinque azioni decisive

Dopo la pausa lunga, come detto, la partita è cambiata. Coach Reid ha trovato il modo di coinvolgere Kelce e “Mr. Swift” lo ha ripagato con 8 ricezioni per 92 yarde, ciò che ha tolto pressione dalle spalle di Mahomes (34 su 46, 333 yarde, 2 Td e un intercetto), nonostante il risultato sia sempre rimasto in bilico (Brock Purdy, al suo primo Super Bowl, si è difeso molto bene, con 23 su 38 per 255 yarde e una segnatura). Negli ultimi 15 minuti dei tempi regolamentari e nei 15 di overtime, però, sono state cinque le azioni che hanno determinato l’esito del confronto. A 11’27” dalla fine, dopo il lancio in endzone di Purdy per Jennings che ha portato il risultato sul 16-13 per i californiani, il kicker Moody – peraltro a segno dalle 55 e dalle 53 yarde – ha fallito l’extra point, errore dalle pesantissime conseguenze. Secondo momento topico, il pareggio 19-19 firmato da un field goal di Harrison Butker a 6” dal termine. Se i 49.ers avessero avuto quel punto in più perso per strada, avrebbero costretto gli Chiefs a trovare un touchdown su un 2° e 11 tutt’altro che scontato. Nell’overtime ad attaccare per prima è stata la squadra di coach Shanahan con un bel drive che si è però fermato sulle 9 yarde, con conseguente calcio da tre punti. Decisivo lo sfondamento di Chris Jones, il quale con un’azione fulminea ha costretto Purdy a un lancio precipitoso, poi finito incompleto: Jennings era riuscito a liberarsi nell'area di meta e se il giovane quarterback avesse avuto a disposizione una frazione di secondo supplementare, il touchdown sarebbe stato praticamente scontato.

Sotto 22-19, Mahomes ha dato vita all’ennesimo drive vincente. E ci ha messo del suo, con il braccio, ma soprattutto con le gambe: con 6’05” sul cronometro e con un quarto e uno sulle 34 yarde difensive, Mahomes ha deciso di correre di persona e ha guadagnato 8 yarde, mantenendo vivo il drive e la speranza di vittoria. A 2’07” dalla fine, un altro scramble del quarterback in maglia rossa ha portato il pallone dalle 32 alle 13 yarde. Ed è stato quello, in pratica, l’ultimo big play della partita, perché il lancio che ha regalato agli Chiefs il quarto Super Bowl (il primo risale al 1970), per uno come Mahomes è stato pura formalità.

«Non abbiamo ancora finito – ha dichiarato il quarterback che con i suoi 28 anni può legittimamente ambire a insidiare i sette anelli di Tom Brady (Joe Montana e Terry Bradshaw sono a quota 4, Troy Aikman a 3) –. Siamo una squadra giovane, ma nonostante le difficoltà riscontrate in stagione, non abbiamo mai mollato. I Kansas City Chiefs non partiranno mai da sfavoriti contro nessuna squadra». Era dal 2003-2004 (New England) che nessuno riusciva a conquistare due titoli consecutivi. Ce l’ha fatta Kansas City e da settembre andrà alla caccia di una tripletta mai riuscita nella storia del Super Bowl.