VELA

Sulla rotta del caffé, aspettando di affrontare l'Everest

Domani dal porto di Le Havre parte la decima edizione della Jacques Vabre, vetrina per i nuovi Imoca 60. Oltre che per i cinque navigatori svizzeri al via

Gli equilibrismi di Alan Roura su La Fabrique, nell’edizione del 2017
(Keystone)
28 ottobre 2023
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Manca solo un anno, ormai, al ritorno dell'Everest dei mari, come viene definita la mitica (e massacrante) Vendée Globe, regata per barche a vela che è la circumnavigazione completa del globo in solitaria, senza possibilità di attracco o di assistenza, la cui decima edizione salperà il 10 novembre del 2024 dall'altrettanto iconico porto francese delle Sables d'Olonne.

Aspettando che quel giorno arrivi, domani da Le Havre, in Normandia, alle 13.05 precise scatta la sedicesima edizione della Transat Jacques Vabre, appuntamento senz'altro meno leggendario ma che servirà a molti dei navigatori più attesi per prendere confidenza con le nuovissime imbarcazioni della classe Imoca 60, impressionanti barche da 18 metri che sono la referenza mondiale degli Yacht da regata e che oggi vengono costruiti in maniera ancor più spinta, seguendo la tendenza progettuale a realizzare barche dotate di foil giganteschi. «È una barca nata davvero bene – analizza il vincitore dell'ultima edizione, il francese Thomas Ruyant, che sarà a bordo di Four People, imbarcazione disegnata dall'architetto Antoine Koch in collaborazione con lo studio francese Finot-Conq, varata lo scorso mese di marzo –. Adesso possiamo far planare le barche di bolina alla velocità di 18 nodi (33 km/h, ndr), e siamo noi stessi i primi a esserne colpiti».

Traversata atlantica per equipaggi di due persone lanciata esattamente trent'anni fa, la Jacques Vabre è tradizionalmente conosciuta con l'appellativo di Rotta del Caffé, siccome le imbarcazioni in lizza – oltre alle celebri Imoca, la regata è aperta anche ai multiscafi Ocean Fifty e Ultim, oltre ai monoscafi di dodici metri della Class 40 – seguiranno la stessa rotta delle navi mercantili che nel diciottesimo e diciannovesimo secolo trasportavano il caffè dal Brasile al porto di Le Havre, pur se naturalmente lo facevano nella direzione opposta. E nella flotta che raccoglie praticamente il Gotha dei navigatori a livello mondiale – tra più attesi manca praticamente il solo Jacques Dalin, costretto a rinunciare all'ultimo per un problema di salute – i velisti rossocrociati sono cinque: a bordo di Hublot, l'immancabile Alan Roura (diciassettesimo alla Vendée Globe 2020) sarà associato allo zurighese Simon Koster (il secondo posto dell'ultima Jaques Vabre, ma a bordo di un Class 40), mentre Nils Palmieri e Oliver Heer saranno a bordo dell'imbarcazione che porta il nome di quest'ultimo, un Imoca di vecchia generazione, progettato da Bruce Farr e varato nel 2007. Quanto a Justine Mettraux, la trentasettenne ginevrina farà coppia invece con il francese Julien Villion sull'Imoca di Teamwork.net, battezzato soltanto nel luglio di quest'anno.

‘Un tuffo nell'ignoto’

Che siano velisti con qualche edizione alle spalle oppure navigatori di primo pelo alla Jacques Vabre, tutti verranno messi a dura prova da una traversata del genere. Lo dice anche Yoann Richomme, il francese che ha già vinto la regata su una Class 40 e che quest'anno ci riprova con l'Imoca Paprec-Arkéa. «È un tuffo nell'ignoto. Alla Jaques Vabre tutto si gioca nei primi giorni: bisogna lasciare la Manica, poi il Golfo di Guascogna, e spesso bisognerà attraversare dei fronti. Dovremo aggrapparci con tutte le nostre forze» spiega il quarantenne nativo della Provenza, che punta a chiudere l'edizione 2023 fra i primi cinque.