ORIENTAMENTO

Elena e la Svizzera battute, ma è stato un bel Mondiale

La staffetta rossocrociata saluta l'appuntamento di Flims con un argento che non la soddisfa del tutto, ma il bilancio nei Grigioni è comunque lusinghiero

Stavolta le elvetiche non sono riuscite a contrastare lo strapotere svedese
(Keystone)
16 luglio 2023
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Il weekend dei campionati del mondo di orientamento a Flims si è concluso con il successo della squadra svizzera, che ha collezionato nei difficili boschi della regione ben 5 medaglie nella specialità middle e long e nelle due staffette, portando così a sette il bilancio rossocrociato. Nella gara middle di sabato il campione uscente della specialità, Mathias Kyburz ha dato una dimostrazione di grande classe, aggiudicandosi di nuovo il titolo iridato. E’ stato accompagnato sul podio da Joy Hadorn, al suo primo campionato del mondo in foresta e presentatosi in grande spolvero nei mondiali di casa. Terzo e medaglia di bronzo, anche lui per la prima volta sul podio,l’austriaco Jannis Bonek. Grandi battuti gli svedesi e i norvegesi, che si sono però prontamente rifatti nel settore femminile, dove Tove Alexandersson ha vendicato la sconfitta nella prova long, andando a vincere alla grande il titolo della specialità middle. Fuori competizione per errori gravosi di direzione, la neo-campionessa della long, Simona Aebersold, è toccato a Natalia Gemperle salvare l’onore svizzero, con la medaglia d’argento vinta a spese della svedese Hanna Lundberg. Neppure il compagno della Aebersold, Kasper Harlem Fosser, neo-campione della long, è riuscito a ripetersi e ha terminato lontano dai primi.

Così c’era grande attesa tanto fra gli svizzeri che fra svedesi, norvegesi e austriaci per la staffetta conclusiva della domenica; gli elvetici pronosticavano una vittoria delle ragazze, che non sono invece riuscite a contrastare lo strapotere del terzetto della Svezia. Partita in prima tratta e benissimo in gara per buona parte di tracciato, la ticinese Elena Roos sbagliava la scelta per raggiungere il punto di controllo numero 8, scelta invece azzeccata dalla battistrada svedese Hanna Lundberg, che dava il cambio con un minuto di vantaggio sulla Roos, ma soprattutto avvertiva la seconda frazionista Hagström di scegliere l’itinerario a destra, decisamente più veloce rispetto a quello per cui ha optato anche la seconda frazionista rossocrociata, Natalia Gemperle. Dopo l’ultimo cambio fra la Hagström e Tove Alexandersson, non vi è più stata alcuna possibilità di recupero neppure per Simona Aebersold, che teneva però a grande distanza le norvegesi vincitrici del bronzo. Per la Svezia una nuova medaglia d’oro per proseguire la serie di vittorie mondiali, per la Svizzera l’ennesima medaglia d’argento che non la soddisfa del tutto.

Delusione pacata e comunque sorridente per la squadra svizzera femminile, tanto più che in precedenza il terzetto formato da Daniel Hubmann, Joy Hadorn e Mathias Kyburz era riuscito a terminare la staffetta al primo posto e conquistare così il secondo oro per Mathias Kyburz, il primo di Joy Hadorn in staffetta e l’ultimo fra l’élite per il quarantunenne Daniel Hubmann, che in carriera ne ha collezionati ben 29. Merito di tutti e tre i componenti della staffetta elvetica, ma molto merito di Joy Hadorn che ha fatto valere il suo fisico nelle ripide salite della gara, e molto merito di Mathias Kyburz, per aver mantenuto senza rischiare il comando delle operazioni, rintuzzando così il recupero della Finlandia, alla quale è andato l’argento e alla Svezia, che si è assicurata il bronzo.

Con sette medaglie, il bilancio rossocrociato di questi mondiali è oltremodo lusinghiero e mantiene la Svizzera fra le nazioni faro della corsa d’orientamento. Qualche patema per gli allenatori nazionali riguardo al futuro c’è però ugualmente, per il ritiro a fine stagione della ticinese Elena Roos e quello probabile di Daniel Hubmann, oltre che di qualche altro capofila della squadra elvetica. Soprattutto in campo femminile mancano per ora le figure emergenti che possano sostituire i partenti. Bisognerà aspettare un paio d’anni e forse più affinché sia pronta una nuova generazione altrettanto performante.