Nel 2023, per un’edizione votata alle montagne, si torna sul mitico vulcano dopo 35 anni
Si risveglia il vulcano: trentacinque anni dopo la sua ultima apparizione, il Puy de Dôme farà dunque il suo ritorno nel tracciato della Grande Boucle, che l’anno venturo darà ampio spazio alle salite. Tutti e cinque i massicci montagnosi dell’Hexagone, infatti, saranno visitati dalla carovana gialla, che dovrà superare ben trenta asperità di notevole pendenza. Oltre 56mila metri il dislivello positivo previsto per il Tour de France numero 110, che vedrà quattro arrivi in quota e una sola frazione a cronometro, di 22 km.
Svelato giovedì a Parigi il percorso della più prestigiosa corsa a tappe, per la gioia degli appassionati che, durante i prossimi otto mesi, potranno cominciare a sognare sulle carte geografiche e i profili altimetrici delle 18 tappe comprese fra il 1° e il 23 luglio dell’anno venturo. Il Grand Départ è previsto a Bilbao: si tratta della seconda partenza dalla Spagna e della venticinquesima in terra straniera. Il tracciato 2023 pare una freccia che attraversa la Francia in diagonale, dal sud-ovest al centro-est, dai Paesi Baschi all’Alsazia, tagliando fuori una bella fetta di territorio nazionale, comprese grandi regioni tradizionalmente appassionate di ciclismo come la Bretagna, il Nord e l’intera fascia mediterranea. Notevole, per contro, l’impronta montagnosa: saranno infatti presenti Pirenei, Massiccio Centrale, Jura, Alpi e Vosgi, dove una frazione con ben sei ascensioni promette suspense fino all’ultima tappa, giusto alla viglia del tradizionale arrivo sui parigini Champs-Elysées.
Dal gusto davvero speciale è il ritorno del mitico Puy de Dôme, gigante riproposto dagli organizzatori ben 35 anni dopo l’ultimo passaggio e 59 anni dopo il leggendario duello andato in scena fra Jacques Anquetil e Raymond Poulidor. Il vulcano dell’Auvergne, che ha visto trionfare campioni come Coppi, Bahamontes, Ocana e Van Impe, promette grande spettacolo, specie lungo gli ultimi 4 km da percorrere senza pubblico – data la strettezza della strada – e su pendenze medie del 12%. Sempre per ciò che concerne le salite, un altro luogo storico e affascinante dove il circus del Tour farà tappa è il Tourmalet. Altra montagna inserita più di recente nella storia della Grande Boucle è il Col de la Loze coi suoi passaggi a oltre il 20%, già affrontato nel 2020: l’anno prossimo sarà scalato subito prima della discesa su Courchevel in occasione della tappa regina. Senza dimenticare il Colombier, che svetta nel Jura, dove i corridori taglieranno il traguardo il 14 luglio, giorno della Festa nazionale. Un solo precedente su questa montagna, due anni fa, in occasione della terribile crisi vissuta da Egan Bernal.
Gli sprinter potranno invece consolarsi nelle tappe di Bayonne, Bordeaux, Limoges e in quella tracciata in parte sul circuito automobilistico di Nogaro. Nell’insieme il Tour 2023, la cui ultima frazione prenderà il via dal Velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines, pare dunque soprattutto adatto agli scalatori, che già dal primo giorno – lungo un anello attorno a Bilbao – dovranno superare un dislivello positivo di 3’300 metri. La sola crono in cartellone, fra Passy e Combloux, misura solo 22 km ed è la più breve corsa contro il tempo della storia della Grande Boucle dopo quella di 13 km disputata nel 2015: transiterà dalla Côte de Domancy (2,5 km al 9,4%), dove Bernard Hinault vinse il Mondiale su strada nel 1980.
Improntato come visto sui tracciati montagnosi, il percorso del 2023 pare dunque lasciar presagire un remake del duello vissuto nell’ultima edizione – la più bella della storia recente – fra Jonas Vingegaard (poi vincitore a Parigi) e Tadej Pogacar, trionfatore nel 2020 e nel 2021.