Un’accurata programmazione può portare dall’altare alla polvere, ma i Raiders, nonostante Adams e Jones, rimangono la sola squadra senza vittorie
Si è spesso detto come, grazie soprattutto al meccanismo del draft, la National Football League sia probabilmente il campionato più equilibrato a livello mondiale. Affermazione tanto più vera da quando si è sciolto il connubio Belichick-Brady che in vent’anni aveva portato sei Super Bowl a New England. Dopo appena tre giornate, sono solo due le squadre ancora a punteggio pieno: Philadelphia e Miami, entrambe compagini il cui nome – eccezion fatta per gli Eagles nella stagione 2017 – da troppo tempo nessuno associa più al Vince Lombardi Trophy. Con un’accurata programmazione e uno spiccato acume nelle scelte strategiche, nel giro di pochi anni è possibile passare dall’altare alla polvere: una strategia che nello sport europeo è troppo spesso misconosciuta. Poi, però, proprio perché i valori in campo sono così simili, anche chi è convinto di aver operato con saggezza e lungimiranza, alla prova dei fatti può ritrovarsi con in mano un pugno di mosche. È il caso di Las Vegas, alla terza stagione nel deserto del Nevada (ma con alle spalle l’esperienza vissuta tra Oakland e Los Angeles), la cui franchigia si ritrova, unica in tutta la lega, ancora ferma al palo. Eppure, sembrava che i compiti fossero stati svolti in maniera corretta. In particolare con l’acquisizione via trade di Davante Adams, uno dei migliori ricevitori della lega (8 stagioni a Green Bay con 8’000 yarde guadagnate, 5 selezioni al Pro Bowl), e Chandler Jones (linebacker da 107,5 sack in carriera). E invece sono arrivate tre sconfitte con un differenziale complessivo di appena 10 punti. La stagione, si usa dire in questi casi, non è che agli albori, ma in un campionato di sole 17 partite un record di 0-3 rappresenta la pietra tombale che sta per essere calata sulle speranze di playoff. Il futuro è ancora tutto da scrivere, ma per i Raiders la post season rischia di diventare un Everest da scalare in stile alpino.
Nel football si è spesso portati a parlare soprattutto delle prestazioni dei quarterback, i quali occupano un ruolo fondamentale nel successo di una franchigia. Ma nella Nfl nessuno vince da solo, nemmeno una leggenda: occorrono ricevitori, linea d’attacco e difesa all’altezza delle aspettative. Lo ha ricordato domenica proprio Tom Brady, sconfitto da Green Bay. Tampa Bay ha totalizzato la miseria (per un attacco guidato da TB12) di 12 punti. E non è un caso che il misero bottino sia stato ottenuto nel giorno in cui erano assenti i tre principali ricevitori: Goodwin, Evans e Jones. Brady ha fatto il suo (31 su 42 per 271 yarde), ma a venir meno è stata l’esplosività dei receiver palla in mano, le famose yarde conquistate dopo la ricezione. Il football, gioco di squadra per antonomasia, non sarà mai un "one man show".