La passerella domenicale incorona il ventiduenne della Quick Step, quarantaquattro anni dopo il trionfo di Johan De Muynck sulle strade del Giro d’Italia
Cadere, rialzarsi e ricominciare. Saldati i conti con la Dea bendata per aver rischiato la vita al Giro di Lombardia 2020, Remco Evenepoel è rimontato in sella e ha ricominciato a costruire qualcosa d’importante. Salendo sul gradino più alto alla settantasettesima Vuelta della storia, al termine della consueta passerella domenicale sulle strade di Madrid. Il trionfo è una rivincita e una liberazione, per lui e per il Belgio. Da 44 anni, infatti, un Paese che vive per il ciclismo non vinceva un grande Giro: l’ultimo fu Johan De Muynck che, nel 1978, arrivò a conquistare il Giro d’Italia con l’aiuto di Felice Gimondi.
Adesso tocca a un 22enne fiammingo, che troppo frettolosamente in molti hanno accostato a Eddy Merckx.
Dopo tre settimane dure, Evenepoel si è guadagnato la corona spagnolo, al termine di un ultima frazione di appena 96,7 km con partenza da Rozas, conclusa con dieci giri di un circuito nella capitale, al termine dei quali a imporsi è il Juan Sebastian Molano che in volata ha sorpreso tutti, compresi gli specialisti Mads Pedersen e Pascal Ackermann, arrivati nell’ordine alla sua ruota. «È il giorno più bello della mia vita» sono le prime parole di Evenepoel, che interrompe l’egemonia slovena di Primoz Roglic, vincitore per tre volte di fila). «Penso di avere messo a tacere tutte le critiche. Ho pensato a tutti i sacrifici, non è stato facile per me ricominciare. Quella caduta al Lombardia e poi tutta la fatica per tornare ai miei livelli. Lo scorso anno è stato molto duro, e anche le ultime tre settimane non sono state facili. La pressione è stata enorme. Volevo salire sul podio e vincere almeno una tappa, invece ho vinto la Vuelta e anche due frazioni. Direi che non poteva andare meglio».