CICLISMO

Romandia terra per scalatori. Colombo: ‘Esperienza nuova’

Scatta oggi da Losanna il Tour de Romandie edizione 75. A caccia del titolo di Geraint Thomas. Al via con Swiss Cycling anche il biker ticinese

26 aprile 2022
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La 75ª edizione del Tour de Romandie scatta questo pomeriggio da Losanna con un prologo di 5 km. Nelle intenzioni del patron Richard Chassot e dei suoi collaboratori, i sei giorni di corsa dovrebbero incoronare uno scalatore-passista, uno come il gallese Geraint Thomas, vincitore dodici mesi fa e pronto a concedere il bis. «Abbiamo fatto tutto il possibile per favorire la vittoria di uno scalatore», ha detto Richard Chassot ai microfoni della Rts. Bernard Bärtschi, architetto della "boucle" romanda, non ha avuto la mano leggera quando si è trattato di disegnare il finale del Tour, con il tappone di sabato tra Aigle e Zinal e la cronoscalata della domenica tra il Centro mondiale del ciclismo di Aigle e Villars. D’altro canto, non è che in passato il TdR sia spesso finito nel carniere di un velocista o di un passista. Nelle ultime edizioni hanno primeggiato Primoz Roglic (2018, 2019), Nairo Quintana (2016), Igor Zakarin (2015) e Cadel Evans (2011).

L’ultimo giorno, con gli oltre 900 metri di dislivello tra Aigle e Villars, dovrebbe permettere ai vari Thibaut Pinot, Marc Hirschi, Aleksander Vlasov, Michael Woods e Sepp Kuss di far valere la loro abilità in montagna, per andare a vestire l’ultima maglia di leader della classifica generale, maglia tornata di colore verde dopo un ventennio nel quale il giallo del Tour de France l’aveva fatta da padrone. Rispetto al 2018, quando la vittoria era andata al colombiano Egan Bernal, la partenza della cronoscalata non verrà data da Ollon (ai piedi della salita), bensì al Centro mondiale del ciclismo di Aigle, per cui gli atleti dovranno percorrere cinque chilometri di pianura che potrebbero dare un esito diverso ai susseguenti dieci di ascesa. Meglio, dunque, cercare di fare la differenza già sabato, in occasione di un tappone che proporrà 4’160 metri di dislivello positivo. «È una delle tappe più dure che ho disegnato», ammette Bärtschi. Lungo i 180 km tra Aigle e Zinal, i concorrenti dovranno superare cinque colli di prima categoria e uno di seconda, con una salita finale di quasi 28 km tra Sierre e Zinal, passando da Grimentz. Di carne al fuoco davvero non ne manca.

Meno avvantaggiati saranno per contro gli sprinter, pochi dei quali hanno accettato di prendere parte alla corsa romanda. A dipendenza di come verranno affrontate, le prime due frazioni potrebbero comunque chiudersi con un gruppo piuttosto numeroso, soprattutto la seconda, quella di Echallens. In caso di arrivo in massa, il colombiano Fernando Gaviria potrebbe rispolverare le sue doti di sprinter.

Hirschi e Mäder, profumo di podio

La Svizzera attende dal 1998 di tornare sul gradino più alto del podio del Tour de Romandie. L’ultimo a riuscirci era stato Laurent Dufaux, poi secondo nel 2003 (l’anno dopo ultimo podio con il secondo posto di Fabian Jeker). Il digiuno potrebbe concludersi proprio quest’anno, grazie a Marc Hirschi. Il bernese della Uae Emirates è ancora alla ricerca della migliore condizione dopo aver ripreso la competizione soltanto il 20 marzo a seguito dell’operazione alla quale si è sottoposto in inverno per risolvere i problemi all’anca. Tuttavia, in primavera ha ottenuto alcuni risultati incoraggianti, come i noni posti all’Amstel Gold Race e, domenica, alla Liegi - Bastogne - Liegi (con lo stesso tempo del secondo, Quinten Hermans, pur lui presente sulle strade romande).

Hirschi non è l’unica freccia sulla quale può puntare il ciclismo svizzero. Ottime cose le dovrebbe fare anche Gino Mäder. Sin qui in stagione ha corso poco, ma nella seconda parte della passata stagione aveva ottenuto uno splendido quinto posto nella classifica finale della Vuelta a España. Bisognerà però vedere se le esigenze tattiche dalla Bahrain non lo costringeranno a dividere la fascia da capitano con Dylan Teuns, recente vincitore della Freccia vallona. In una Groupama orfana di Stefan Küng (a risposo dopo le fatiche della campagna del Nord), ci sarà anche il poschiavino Matteo Badilatti, al servizio del capitano Pinot.

FIlippo Colombo: ‘Voglio capire se mi porta benefici’

In totale di svizzeri al via saranno 14. Un numero reso cospicuo dalla partecipazione di una selezione di Swiss Cycling, composta da Robin Froidevaux, Yannis Voisard, Mathias Flückiger, Antoine Debons, Dario Lillo, Valère Thiébaud e, soprattutto, Filippo Colombo... «Volevo provare questa esperienza, così da capire cosa mi può dare a livello fisico e se può essere un buon complemento per la mia preparazione. In primo luogo devo rendermi conto se si tratta di un tipo di gara che mi piace, poi se possiedo le caratteristiche per performare anche su strada. Di sicuro questa settimana mi permetterà di fare volume, di acquisire una pedalata da stradista e di aumentare la velocità nelle gambe, tutte caratteristiche che mi torneranno utili in mountain bike».

La scelta di Swiss Cycling quest’anno è caduta su tre biker: oltre a Colombo, infatti, vi saranno pure Mathias Flückiger e Dario Lillo. Per gli specialisti elvetici delle ruote larghe, prendere parte al Tour de Romandie non rappresenta una novità. Già nel 2014, ci aveva provato Nino Schurter, nell’edizione scattata da Ascona, ma Colombo ha avuto la possibilità di parlarne soprattutto con Flückiger... «Per Mathias si tratta della terza partecipazione. È fortemente convinto che questo tipo di gare su strada porti grandi benefici anche ai biker. Dal mio punto di vista penso che pro e contro siano molto soggettivi e proprio per questo motivo ho deciso di provare questa esperienza, in modo da capire se in futuro potrà essere replicata. La nostra sarà una squadra giovane e, Flückiger a parte, nessuno di noi ha mai corso una gara a tappe del World Tour. Diciamo che non siamo per forza i favoriti...».

Difficile porsi obiettivi precisi in una competizione affrontata per la prima volta... «Vero. Io punto a tagliare il traguardo di Villars domenica pomeriggio. Non ho idea di quanto posso andare forte, quanto forte vanno gli altri, dove potrò rendere di più e dove, per contro, farò fatica a reggere la concorrenza. Impossibile pianificare, prenderò giorno dopo giorno, a inizierà dal prologo, qualcosa di completamente nuovo per me. Più del chilometraggio mi spaventa la velocità alla quale verranno affrontate le tappe. In inverno ho messo nelle gambe parecchie ore su strada e spero che mi possano aiutare per reggere la distanza».

Il percorso è duro soprattutto nelle ultime due giornate, le prime potrebbero servire a fare la gamba... «È vero che il dislivello delle prime tappe non è eccessivo, ma di pianura non c’è praticamente un solo metro. Sono percorsi molto nervosi. Ieri abbiamo visionato il finale della seconda e della quarta tappa, entrambi difficili da interpretare, occorre essere in grado di reggere salite di una decina di minuti. Per rimanere in gruppo e sfruttare la scia, di tempo ce ne sarà veramente poco. Per quanto riguarda la frazione di sabato, bisognerà cercare di sopravvivere, sarà una bella sfacchinata».

Una volta sceso dalla bici da corsa, Colombo tornerà a pensare alla mountain bike... «Dovrò in primo luogo recuperare le forze in vista della Coppa del mondo di Albstadt dal 6 all’8 maggio. Prima della short-track ho a disposizione soltanto cinque giorni per riprendere le forze e non sarà uno scherzo. So che questo Romandia nell’immediato rappresenta un rischio, potrebbe non essere pagante e ad Albstadt c’è la possibilità che arrivi in condizioni non perfette. Tuttavia, ritengo che in proiezione futura possa trattarsi di un ottimo investimento».

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