Analisi della bruciante sconfitta di Massagno nella finale di Coppa: la pressione, gli errori, le palle perse
La delusione è palpabile, in casa Spinelli, al termine della finale di Swissbasketball Cup persa contro l’Olympic Friborgo. «Fa male, molto male – diceva un desolato Kovac dopo oltre mezzora dall’ultima sirena –. Puoi perdere, ma così fa un male incredibile».
Già, terza finale in quattro anni e terza sconfitta anche se, magra consolazione, è arrivata oltre il 40’. Ma è proprio lì che non si doveva arrivare, oltre i 40 minuti, giacché dovevano bastare per vincere. La Spinelli aveva fatto di tutto per arrivare a quel +9 a 123 secondi dalla sirena: era risalita da una percentuale al tiro del 35% nel primo quarto, al 41% nel quarto, da 15 rimbalzi a 23 a metà gara al 32 a 36 al 40’. Aveva costretto l’Olympic a 12 punti nel terzo quarto, dopo averne subiti 19 nel primo, passando dai 15 ai 20. Però non è bastato perché ha perso la testa nel momento in cui bisognava averla salda sulle spalle. L’Olympic ha buttato tutto in campo, ha recuperato subito un pallone su una sciocchezza di Taylor, poi la Spinelli ha forzato un tiro, pagato sul fronte opposto da una tripla di Jurkovitz. A nulla è servito il timeout di Gubitosa, segno evidente che tutti erano senza testa. E lo si è visto con la successiva palla persa di Kovac a 66” dalla sirena, trasformata in due punti a 42 secondi dalla fine: pareggio. Ancora due palloni per la Spinelli e uno per l’Olympic ma senza un canestro. Frittata fatta, perché nell’overtime i burgundi hanno asfaltato un quintetto, che era in campo come un fantasma, mettendo l’entusiasmo contro la depressione, con un parziale di 2-17 impietoso.
Se arrivi 65 pari hai mille e un motivo per recriminare, sia chiaro. Una palla persa vale da 4 a 6 punti, e la Spinelli ne ha perse 20. Chiaro che se la perdi dopo 2 minuti o dopo 38 le cose son diverse, ma han sempre lo stesso valore. Se l’avversario prende 4 rimbalzi in più fan sempre 4 o 6 punti di differenza per ogni possesso. La Spinelli ha perso anche perché non si è voluto rischiare qualche cambio, un Martino per un Taylor in difficoltà, anche solo per qualche minuto, oppure, oppure… ma è facile dirlo dopo. La Spinelli ha perso perché non ha saputo gestire il vantaggio in maniera intelligente, segno che in campo non ce n’era uno in grado di gestire una simile pressione: il collettivo, che tanto bene aveva fatto, non c’è più stato, con alcune soluzioni senza senso per quella voglia di essere protagonista quando nessuno te lo chiede, perché è la squadra che deve esserlo. Alla Spinelli è mancata solo, si fa per dire, questa umiltà individuale che l’Olympic ha invece messo con furore al servizio della squadra. E quando cambia l’inerzia, difficile invertirla ancora. Le finali, diceva qualcuno, si perdono ma bisogna esserci per perderle; altri, di rimando, dicevano che le finali non si giocano, si vincono. Per ora la Spinelli sta da una parte in attesa di spostarsi dall’altra.