VELA

Alinghi, il sogno che rinasce. Ed è sempre più svizzero

Coppa America, dopo le indiscrezioni ecco l’annuncio ufficiale. Bertarelli: «Siamo pronti». Nella F1 dei mari senza “mercenari” ma con Horner e Red Bull

Il tempo passa, ma non cancella le passioni (Keystone)
14 dicembre 2021
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Era il febbraio 2010, quando Ernesto Bertarelli pronunciò quel laconico «la loro barca era più veloce». Mentre in realtà al confronto del trimarano di Alinghi il catamarano newyorchese di Oracle sembrava un proiettile sparato nel golfo di Valencia, sede di quella farsesca edizione di Coppa America dopo una stucchevole battaglia in tribunale durata mesi, tra il sindacato rossocrociato e quello del miliardario americano Larry Ellison, sfociata poi nell’impari duello in acque iberiche. Quella, undici anni fa, fu la fine di un sogno sbocciato sette anni prima, quando Bertarelli, imprenditore ginevrino con la viscerale passione per le onde, arruolò nientemeno che Russel Coutts, una sorta di Pelè del timone, trapiantando in Europa il meglio del velismo neozelandese, dove trovò terreno fertile grazie alla proverbiale affidabilità rossocrociata e al grande lavoro di ricerca a livello di sviluppo tecnologico e progettuale, passato anche dalla collaborazione con il Politecnico di Losanna. Fu così che, improvvisamente, quella parolina di fantasia inventata dal Bertarelli-bambino mentre giocava d’estate sulle spiagge toscane dell’Argentario – Alinghi, appunto – arrivò sulla bocca di tutti. Anche perché mai era successo prima, nonostante decine e decine di tentativi, che il trofeo sportivo più vecchio del mondo, battezzato nel lontano 1851, prendesse la strada del Vecchio continente, siccome fino ad allora la famigerata Brocca d’argento era stata esclusiva di americani e neozelandesi.

Oggi, però, i tempi sembrano maturi affinché quello stesso sogno debba rinascere. Con lo stesso Bertarelli che, dopo aver messo il crocione sulle campagne 2013, 2017 e 2021 s’è deciso a ributtarsi nella mischia. Anche se non è che nel frattempo ad Alinghi se ne siano rimasti con le mani in mano: gettatosi a capofitto nelle regate per multiscafi, soprattutto l’Extreme Sailing Series, il team ginevrino ha continuato a mietere successi. Però l’America’s Cup è un’altra cosa. La chiamano Formula 1 del mare, così non sorprende nessuno che nella nuova edizione, del 2024, a fianco di Alinghi ci saranno quelli di Red Bull Racing, mentre i marinai inglesi di Ineos potranno contare sull’apporto dell’altra blasonata scuderia di F1, ovvero la Mercedes, e da quanto si mormora la Ferrari sembra pronta a impegnarsi a fianco di Luna Rossa.

Finiti i tempi delle speculazioni e delle indiscrezioni a mezzo stampa, dopo che nelle scorse settimane il sindacato ginevrino aveva sborsato gli 1,47 milioni di dollari necessari soltanto per potersi iscrivere alla prossima edizione, oggi è infine arrivato il giorno del tanto atteso annuncio ufficiale. «Saremo pronti» proclama Bertarelli dalla base della Sociéte nautique di Ginevra, lo yacht club di cui Alinghi difenderà i colori, in una presentazione in cui fa la sua comparsa anche il gran patron della scuderia Red Bull, il britannico Chris Horner, collegato via satellite. Prima di aggiungere: «Possiamo appoggiarci su una nuova generazione di velisti svizzeri, e dovrà permetterci di essere competitivi ai più alti livelli». Infatti, contrariamente a ciò che capitava in passato (e guarda caso a stabilire questa regola è stato proprio Team New Zealand temendo nuove fughe all’estero) Alinghi non potrà più unicamente appoggiarsi a dei "mercenari”. E quando Bertarelli parla di giovani di talento, senz’altro il suo pensiero va ad Arnaud Psarofaghis, trentatreenne timoniere cresciuto sulle rive del Lemano entrato a far parte del team cinque anni fa, e che ha contribuito ai successi di Alinghi nel D35 Trophy nelle già citate Extreme Series.

Quanto alle competenze, rimarranno quelle di sempre. «Costruiremo la nuova imbarcazione a Ecublens (cittadina che fa parte dell’agglomerato urbano di Losanna, ndr). Già in passato avevamo realizzato le nostre barche in Svizzera». Questo dopo che qualche giorno fa il quotidiano italiano Gazzetta dello Sport aveva rilanciato l’ipotesi che Alinghi avesse acquistato una delle due imbarcazioni varate dai neozelandesi, che però mai era stata impiegata in Coppa America. Anche perché le regole della 37esima edizione, fra tre anni, permetteranno agli sfidanti di effettuare testi di progettazione unicamente facendo capo a un AC75 usato.

Infine ci sono i soldi. Tanti, tantissimi soldi, a palate. Bertarelli però glissa. «Le risorse ci sono – si limita a dire –. Ma voglio credere che saranno le risorse umane quelle più importanti per vincere». Vincere? Quindi sì, Alinghi, quello vero, è tornato.