Per il club momò si chiude un capitolo durato ben ventisei anni. A subentrargli alla presidenza è Gabriella Califano
È un capitolo che si chiude per il Riva Basket. Francesco Markesch lascia infatti la presidenza del club, dopo essere entrato in società addirittura nell'anno della sua nascita, nel 1979. Prima in qualità di arbitro, poi quale membro di comitato e infine, dal 1995, come presidente. Una svolta epocale, diciamo così, per la società momò perché in pratica viene cambiato tutto il comitato, per far posto a una nuova dirigenza tutta al femminile.
Dopo 42 anni di appartenenza alla società (certamente un record di non poco conto), 26 dei quali con la funzione di presidente, per Francesco è tempo di bilanci. Cosa significa aver dedicato così tanto tempo a una società sportiva? «Significa aver vissuto in un ambiente sano, coadiuvato da un gruppo di persone eccezionale, tutte a remare nella stessa direzione per mantenere un settore giovanile florido e una squadra di Lega Nazionale ai massimi delle sue possibilità, facendo sempre il passo secondo la gamba e con le finanze sempre a posto. Di questo ringrazio tutti quelli che mi hanno preceduto alla presidenza e i molti compagni di viaggio in questi ultimi 26 anni. Non da ultimo tutte le famiglie che ci hanno sempre aiutato nei vari frangenti, anche questo un aspetto vitale per la società».
Curioso che tu sia entrato nel Riva come arbitro... «Un tempo ogni società doveva avere almeno un arbitro e io, con Ambrogio Sala, ho operato come tale dal 1980 al 2015, iniziando dal basso fino alla Serie A maschile, evitando ovviamente la Serie A femminile per non avere conflitti d’interesse. Un percorso gratificante e ricco di emozioni, anche questo, pur con la consapevolezza che gli arbitri erano e sono spesso capri espiatori per molte componenti del mondo cestistico, soprattutto quando il campanile viene prima delle logiche di gioco».
Parliamo del settore giovanile del club, che va dal Minibasket alle Under: «Il settore giovanile è sempre stato la base del nostro operato: abbiamo avuto, in questi decenni, dai 150 ai 170 tra ragazze e ragazzi ogni stagione, spaziando appunto dal Minibasket a tutte le categorie. A dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto, possiamo contare due titoli svizzeri nelle Juniores e due fra le Cadette, un titolo con le Scolare; due titoli ticinesi Juniores, dieci con le Cadette e nove con le Scolare; una Coppa Ticino con le Juniores, tredici con le Cadette e nove con le Scolare, oltre al titolo di Campione svizzero in Lnb e in 1LN, una Coppa Svizzera e un titolo di Campione ticinese e una Coppa Ticino con le Seniores. Insomma, un percorso importante e ricco di successi, grazie anche al fatto che abbiamo sempre puntato su allenatori e allenatrici valide».
La Serie A, un obiettivo fondamentale... «La Serie A è importante perché rappresenta lo sbocco del processo di crescita delle giocatrici e quindi dare questo traguardo è un aspetto fondamentale per chi comincia. Dalla stagione 2002/03 fino a quella 2019/20 siamo stati in A, prima di un’autoretrocessione in B. Non per carenza di mezzi, quanto perché avevamo un gruppo di ragazze troppo giovani per la A ed era inutile giocare al massacro, senza dimenticare che noi eravamo e siamo contro alle tre straniere».
Un lavoro societario, quello del Riva, che spazia comunque su tutto il Mendrisiotto: «La collaborazione con le società di Vacallo, Stabio e Mendrisio è fondamentale per avere un buon gruppo su cui lavorare. Ma non va dimenticato che abbiamo sempre avuto una buona collaborazione anche con il Cassarate e, fatto epocale, la fusione con la Muraltese».
E veniamo alla fusione, sfociata in una Coppa Svizzera: «Il trionfo nel 2016 in Coppa Svizzera è stata la ciliegina sulla torta di un lavoro certosino che ha dato i suoi frutti con Valter Montini in panca. Purtroppo, poi, la Muraltese ha rinunciato a continuare e ci siamo ritrovati di nuovo soli». Montini non è che uno dei molti bravi allenatori passati da Riva: «Ne cito alcuni: Fabrizio Rezzonico, Piergiorgio Manfré, Giovanni Catterini, Walter Bernasconi e, appunto, l’attuale Valter Montini. Abbiamo avuto anche la fortuna di avere un 'santone' del basket femminile come Aldo Corno, che ha dato visibilità in più. Ma sono passate anche ottime giocatrici straniere come la Donvito, Rios Bueno, Logan, Schmid, Hansen, Hick, Seabrook e qualche altra che mi sfugge». E fra le ticinesi? «Tante. Alcune in particolare: la Deschenaux, Lisa Mzzocchi, Bibi Travaini, Judit Hakab, Daria Voumard, le sorelle Augugliaro, la Brezek; ma, nell’insieme, sempre giocatrici che sempre hanno dato tutto per la società. Fare gruppo a Riva è sempre stato alla base di ogni vittoria». Una società che ha cambiato spesso nome con sponsor però anche fedelissimi... «Sicuramente il Comune di Riva, con alla testa il sindaco-tifoso Fausto Medici, al quale va un mio grazie particolare, e le Ail sono sempre state al nostro fianco e li ringrazio. Ringrazio pure tutti gli sponsor che ci permettono ogni anno di far quadrare il budget. Il fatto di esserci chiamati Canti, Fizzy, Hosting Group, Mari Group ci ha permesso qualche ingaggio migliore senza però snaturare la nostra filosofia».
Il tuo è un addio alla presidenza, ma anche del comitato o quasi: «Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto in questi 26 anni di presidenza e il comitato uscente: Willy Trimboli, Filippo Randazzo e naturalmente Gaby Califano che mi succede. Ma un grazie particolare va a mia moglie Lorenza che mi ha sempre aiutato e sostenuto, sacrificando non poco tempo in famiglia per l’altra famiglia, quella del Riva Basket».
Una filosofia che la neo presidente Gabriella 'Gaby' Califano è pronta ad assumere: «Il Riva Basket rimane il Riva Basket e quanto fatto continuerà con gli stessi principi. Con le colleghe di comitato, Cinzia Menaballi Varisco, Lidia Travaini, Lisa Mazzocchi e Ida Puricelli abbiamo assunto le redini di una società sana nella quale siamo cresciute quasi tutte. Ci siamo prese questo grande impegno con il sorriso e la chiara volontà di dare continuità. Ci siamo suddivise i compiti che prima erano un po’ tanto… centralizzati, consapevoli che non sarà facile. Ma sappiamo anche di non essere sole, avremo chi ci darà una mano a inserirci nei vari ambiti e siamo certe che ce la faremo». Obiettivo Lna? «È presto per dirlo; facciamo crescere la ragazze e poi chissà...». Un futuro tutto al femminile, anche questo è un unicum, per altro come lo è questa società.