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Noè Ponti: ‘Obiettivo semifinale’

Il 20enne ticinese sarà protagonista a Tokyo nei 100 e 200 delfino e nelle staffette 4x100 e 4x200: ‘Sono pronto, la condizione è in crescendo, nuoto veloce’

20 luglio 2021
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La lunga attesa si sta esaurendo, il sogno coltivato da ragazzino è ormai prossimo alla realizzazione. Un conto è avere in tasca il biglietto per Tokyo e i limiti per accedere alle Olimpiadi, altro discorso è confrontarsi con il meglio dello sport a livello mondiale nella rassegna a cinque cerchi che, per una disciplina come il nuoto, rappresenta il punto più alto, la competizione delle competizioni. Alla quale accedono, è bene ricordarlo, solo pochi meritevoli, per nazione.

Domenica, in occasione delle batterie della 4x100 stile libero, prenderanno avvio i Giochi olimpici anche per il ticinese Noè Ponti, specialista del delfino e staffettista nella selezione rossocrociata, giovane, rampante e ambiziosa. La squadra elvetica, dopo qualche giorno a Fuji, ai piedi del famoso monte omonimo, un vulcano che tocca il cielo a quota 3’776 metri (la cima più alta del Giappone, una delle tre montagne sacre del Paese insieme al monte Tate e al monte Haku), si è spostata a Tokyo.

A Fuji si è trattenuta per alcuni giorni di ambientamento e di rifinitura della preparazione, in un collegiale in cui si è lavorato anche allo spirito di squadra. «L’ambiente in squadra è sereno – spiega il 20enne cresciuto nella Nuoto Sport Locarno –, abbiamo cercato di cementare un po’ il gruppo. Ci sono persone più socievoli, altre che lo sono un po’ meno, ma è normale. Abbiamo trascorso le ore di libertà giocando a carte, a ping-pong, o guardando dei film. Del resto, a Fuji l’unica cosa concessa era il percorso albergo-piscina e ritorno. Nel nostro hotel c’eravamo solo noi: a nostra disposizione le camere, la sala da pranzo e, appunto, un tavolo da ping-pong».

Nella realtà a cinque cerchi

Lasciatasi alle spalle il “ritiro” utile per ambientarsi e assorbire il fuso orario, la giovane selezione svizzera del nuoto si è finalmente tuffata per davvero nell’affascinante realtà olimpica, per quanto in questa edizione essa sia ammantata da un velo di malinconia per l’assenza del pubblico alle gare, lo scotto da pagare a una pandemia che in Giappone ha posto a rischio fino all’ultimo lo svolgimento stesso dei Giochi, già rinviati un anno fa.

Il cielo plumbeo degli scorsi giorni ha impedito a Noè di ammirare il monte Fuji in lontananza, ma è alla vasca olimpica di Tokyo che ora il suo sguardo si è spostato, tra curiosità e attesa. «Tranne quelli del ciclismo, gli atleti sono tutti qui, al villaggio olimpico. Al suo interno possiamo girare, incontrare i colleghi di altre nazioni, gli atleti di altre discipline. Ho qualche giorno, prima delle gare. Avrò l’occasione di fare tanti incontri. Mi tratterrò qualche ora anche dopo le competizioni, a dipendenza di quando le terminerò (la finale dei 100 delfino, ammesso che si qualifichi, è in programma sabato 31 agosto, ndr)».

‘Mi spiace per Meloni’

L’indissolubile coppia con il coach Massimo Meloni è stata momentaneamente sciolta, per volontà di Swiss Aquatics che non ha inserito nella propria delegazione il tecnico italiano del “training base” di stanza al centro sportivo di Tenero. Una scelta dettata da ragioni “politiche” che penalizza un po’ Noè, privato a bordo vasca del suo punto di riferimento con il quale lavora quotidianamente. Meloni ha quantomeno potuto prendere parte al ritiro di Fuji, ma ha fatto ritorno a casa. «Per fortuna almeno a Fuji l’hanno lasciato venire – commenta Ponti con una punta di rammarico –. Mi spiace, più per lui che per me. Massimo ha portato atleti a sei Olimpiadi, ma non è mai stato invitato all’evento come allenatore. In passato gli è stato concesso di entrare sul piano vasca per le fasi di riscaldamento dei suoi atleti, ma poi si è sempre dovuto accomodare in tribuna. Gli procuravano un pass, ma era la società per la quale lavorava (il Circolo Canottieri Aniene di Roma, ndr) a pagargli la trasferta, non la federazione italiana. Se ci fosse stato lui, sarebbe stata un’altra cosa anche per me, ma è soprattutto per Massimo che mi dispiace».

Il tuo grado di forma? «Sono in crescita, sto sempre meglio. Dopo gli Europei avevo faticato un po’ a riprendere. Ho dovuto ricominciare la preparazione e per un po’ non ero certo al massimo della forma. Ho impiegato circa tre settimane a ripropormi su buoni livelli. I progressi sono poi stati evidenti a partire dalla settimana del Sette Colli di Roma (fine giugno, ndr), e continuano a manifestarsi».

Livello altissimo

Il programma degli Europei fu talmente fitto da risultare sfiancante. Un errore, quello commesso dai responsabili federativi che inserirono Noè in ogni staffetta possibile a scapito poi delle sue prestazioni nelle prove individuali, che a Tokyo non si ripeterà. Il verbanese disputerà infatti la 4x100, la 4x200, i 100 e i 200 delfino. Un programma strutturato un po’ meglio. «Sicuramente è meglio di quello degli Europei – scherza Noè, ma neppure troppo –. Se facessi tutte le gare possibili, tra batterie e finali, arriverei al massimo a dieci, contro le quattordici di Budapest. In ambito individuale il livello è altissimo, in tutte le gare. I 100 delfino in campo maschile sono la terza gara per numero di iscritti. Pure i 200 delfino sono molto ben frequentati. Mi piacerebbe centrare una semifinale, è un obiettivo alla portata. Poi, naturalmente, può succedere di tutto: anche che io faccia il mio personale e rimanga comunque fuori. Pensando solo a questa stagione ho l’ottavo tempo a livello mondiale, nei 200 delfino, ma il sedicesimo nuota due decimi più di me, che nei 200 sono poco più che niente. L’obiettivo è una semifinale individuale, tutto quello che arriva in più è guadagnato. Se poi dovesse arrivare una finale, beh a quel punto può accadere davvero di tutto: sono le Olimpiadi, qualcosa succede sempre».

Il delfino quale punto forte: i 100 sono la prova prediletta da sempre, i 200 però stanno diventando qualcosa di più della seconda gara. «Se adesso dovessi puntare su una gara secca, direi i 200. Ho fatto diversi lavori specifici, penso di aver trovato la nuotata giusta. Adesso che l’ho detto, vedrai che andrà meglio nei 100 (ride, ndr)».

4x200, finale alla portata

Le staffette, a volte, come accaduto a Budapest, sovraccaricano il programma degli atleti, ma sono pur sempre una buona opportunità per centrare un prestigioso risultato d’assieme per la nazione che si rappresenta. «Lo facciamo soprattutto per Liess – scherza Noè – visto che è la sua unica gara. Ma anche per un posto in business nel volo di ritorno, che la federazione paga per il raggiungimento di una finale: una motivazione in più». Più seriamente, Noè Ponti si congeda osservando che «non ho idea di come possa andare la 4x100, non conosco bene il livello della concorrenza. Per contro, nella 4x200 (con la stessa composizione degli Europei: Ponti, Liess, Mityukov e Djakovic) la finale è alla portata».