Quattro anni di squalifica in via definitiva per la stella cinese che distrusse le provette durante un controllo antidoping. Tornerà in acqua a Parigi (forse)
La telenovela Sun Yang si chiude con una squalifica. Stavolta definitiva: quattro anni e tre mesi invece degli otto anni decisi in una prima sentenza, poi annullata dal Tribunale federale di Losanna poiché il presidente di quella corte, il magistrato italiano Franco Frattini, già ministro degli affari esteri del suo Paese, venne accusato di parzialità per una serie di messaggi postati su Twitter, che lo stesso tribunale aveva definito estremamente violenti e razzisti. Pur se, naturalmente, quei messaggi non avevano nulla a che vedere col caso in questione, vennero pubblicati nello stesso periodo in cui si stava istruendo il processo per denunciare delle crudeltà inflitte ad animali in Cina.
Alla fine, però, la superstar cinese, adorato in Patria come una divinità, la dovrà scontare, e gli costerà il posto in piscina ai Giochi di Tokyo, che si apriranno il 23 luglio prossimo: potrà tornare a nuotare in occasione delle Olimpiadi di Parigi, nell'estate del 2024, ma allora il tre volte campione olimpico avrà già compiuto 32 anni.
La parola fine al caso Sun Yang l'ha messa il Tribunale arbitrale dello sport, che ha deciso di punire il cinese per aver preso a martellate una fiala con campioni del suo sangue e delle sue urine, in occasione di un controllo antidoping a sorpresa avvenuto nel settembre di tre anni fa. Il campione cinese, che oltre ai tre podi ai Giochi (400m e 1500m stile libero a Londra 2012, e 200 m a Rio 2016) vanta pure undici titoli mondiali, era già finito nel mirino della giustizia sportiva nel 2014, quando – nel più grande riserbo – venne punito in Cina per aver fatto uso di uno stimolante, la Trimetazidina, ma quella squalifica fu resa pubblica soltanto tempo dopo che la sanzione venne scontata.