Le due società più forti economicamente, Olympic (campione) e Ginevra (due coppe), si sono divise i titoli di un'annata 'disturbata' dal covid
Una stagione decisamente anomala, quella del basket svizzero chiusasi martedì con il terzo titolo consecutivo di campione nazionale conquistato dall'Olympic Friborgo, vincitore in tre partite (3-0) sugli Starwings nell'ultimo atto della Swiss Basketball League (ex Lna). Anomala perché legata alla pandemia e a tutte le interruzioni che la stessa ha causato. Tutte le squadre si sono fermate almeno a turno, chi una volta chi due, tre o persino quattro. Ne è conseguito un continuo rimescolamento del calendario con compagini costrette a due o tre settimane di pausa per poi giocare tre partite in otto giorni per recuperare. Chiaramente a farne maggiormente le spese sono stati i club che non presentano una situazione di professionismo al cento per cento, per cui fra lavoro o scuola e basket si sono moltiplicati i problemi, che hanno portato di riflesso ad allenamenti saltuari, mancanza di continuità e anche a un certo calo di intensità. Si sa che la regolarità di una partita alla settimana, fatta qualche eccezione durante la stagione regolare con i doppi impegni venerdì-domenica, mette tutte le squadre sullo stesso piano, ma così non è stato. Se poi aggiungiamo i cambi di giocatori stranieri e il tempo d’inserimento dei nuovi arrivati, abbiamo una serie di fattori che ci permettono di definire più che complicata la stagione.
In questo marasma abbiamo avuto comunque vincitori canonici: i Lions di Ginevra hanno conquistato le due coppe nazionali, l’Olympic si è aggiudicato il titolo di campione. Una divisione dei poteri che ci può certamente stare se consideriamo quanto i due club investono ogni stagione: sono le due sole società il cui budget supera il milione e mezzo di franchi, seguite a ruota dal Neuchâtel che è oltre il milione. Le altre vanno dai 680'000 franchi di Massagno a scendere fino poco oltre i 350'000 delle meno forti. Un divario che pone le due big a un livello molto alto, anche perché sono le uniche ad avere tutti giocatori professionisti. Il terzo incomodo della stagione è stata proprio la Spinelli, capace di reggere al comando per oltre mezza stagione, prima di pagare, più di altre, gli effetti della pandemia. Saltati gli ingranaggi e inseriti alcuni nuovi arrivi non senza difficoltà, la Sam è poi arrivata a essere eliminata ai quarti di Coppa Svizzera a un decimo dalla sirena, a uscire dalla semifinale dei playoff per un altro tap-in e a perdere per sfinimento la Coppa di Lega. Con un pizzico di fortuna in più, o con qualche palla persa in meno, dei finali diversi erano alla sua portata.
Del Lugano abbiamo già scritto e in bene. Maluccio Neuchâtel, al netto degli investimenti, con l’uscita nelle semifinali dei playoff per merito degli Starwings. E proprio i renani sono stati la piacevole sorpresa nel ruolo di Cenerentola (ottava in campionato) che nei playoff ha strabiliato tutti, mettendo al muro per 2-1 Ginevra e per 2-0 Neuchâtel: un exploit che ha fatto – e speriamo faccia – bene alla parte svizzero tedesca del nostro basket, con il club basilese che ai soldi ha contrapposto idee ed efficacia di un gruppo senza big stranieri e nazionali, con un gioco lineare e semplice quanto efficace. Il tutto, occorre pur dirlo, al netto degli errori della panchina dei due club mandati a casa.
Chiudendo con un giudizio globale, direi che la squadra migliore è stata l’Olympic, con tre finali e un trofeo. Dragan Andrejevic, coach degli Starwings, merita dal canto suo la palma del migliore per aver saputo portare i suoi ragazzi a un passo dal sogno. Sui singoli non mi esprimo viste le molte cifre che competono ai vari ruoli ma se devo scegliere un giocatore simbolo per carattere, efficacia e intelligenza di gioco al servizio della squadra, dico Arnaud Cotture (Friborgo). Buona estate a tutti e speriamo di goderci un po’ di spettacolo olimpico.