Tirinzoni, Barbezat, Neuenschwander e Pätz si godono i fasti del trionfo mondiale sul ghiaccio di Calgary. Con quel magico colpo da 8 passato alla storia
Un cammino trionfale in un Mondiale a senso unico. Con una sola macchia, un'unica sconfitta (indolore, oltretutto) nella fase preliminare del torneo, contro la Svezia. Per il resto, Silvana Tirinzoni e le sue compagne del Curling club Aarau alle avversarie hanno lasciato soltanto le briciole, bissando sul ghiaccio canadese di Calgary quel titolo mondiale che avevano già centrato all'ultima edizione prima dell'avvento della pandemia, nel 2019, a Silkeborg, in Danimarca.
Stavolta, però, come detto, è un'altra cosa. Per un quartetto rossocrociato completato da Mélanie Barbezat, Esther Neuenschwander e Alina Pätz che diventa una macchina perfetta, mentre le avversarie possono soltanto stare a guardare. «A dire il vero, io stessa non saprei dire cos'è successo, per far sì che riuscissimo a togliere qualsiasi pietra e non importa in quale posizione» ammette la skip Silvana Tirinzoni all'agenzia Keystone Ats. «Quando si sogna di riuscire a vincere un titolo mondiale, non si immagina certo di riuscirci in questa maniera...».
A impressionare, soprattutto, è stato il grande affiatamento in pista. «Diciamo che siamo complementari. Mélanie è sempre molto motivata, sempre pronta: si entusiasma per tutto, anche quando qualcun'altra si sente come se fosse finita in un buco. Esther, invece, porta stabilità alla squadra con il suo stile tranquillo, mentre Alina è una certezza: appena deve fare qualcosa, la fa. Ed è incredibile quanto abbia giocato bene a questo Mondiale. Ciò ha dato fiducia a tutte noi».
Il fatto di aver già vinto in Danimarca, due anni fa, è stato di grande aiuto? «Certo, ci ha aiutato, ma a Silkeborg è stato un torneo completamente diverso: era una lotta costante, abbiamo dovuto lottare in ogni partita, e spesse volte siamo dovuti andare all'end supplementare. Qui, invece, è andato tutto molto più liscio. Quasi come se fosse una passeggiata. Credo semplicemente che abbiamo giocato meglio dell'ultima volta e siamo state in grado di risparmiare molta più energia durante il torneo».
In finale, contro la Russia, dopo quattro end eravate in vantaggio 3-1, ma da lì in poi non avete mai realmente offerto alle vostre avversarie l'opportunità di piazzare le due pietre che servivano loro per riaprire i giochi. Avete mai dubitato? «In verità, quando ti ritrovi in vantaggio di due punti non puoi essere sicura di nulla. Certo, ero molto fiduciosa dopo l'ottavo end, quando le russe hanno dovuto marcare il punto e noi siamo tornate ad avere il vantaggio dell'ultimo lancio. Però ero comunque nervosa, fino all'ultima pietra».
Questo Mondiale resterà nella storia per quegli incredibili otto punti in un solo end contro le danesi: in 104 edizioni dei campionati del mondo, siano stati essi maschili o femminili, non era mai capitato... Ha un significato particolare, quell'exploit? «Sono 32 anni che gioco a curling, e non avrei mai pensato di poter piazzare un giorno tutti gli otto sassi nella casa... Certo, è qualcosa di davvero speciale. È certamente più raro che andare in buca con un solo colpo nel golf. Di sicuro non è mai stato un obiettivo, ma è successo. Certamente serve che tutto giochi in tuo favore, e che le tue avversarie invece sbaglino tutto. Diciamo che per noi quel colpo da otto è capitato a fagiolo, in una settimana in cui tutto è andato in maniera assolutamente perfetta».