Una prima “tripla doppia” contro Minnesota, un match con più di 25 punti e 25 rimbalzi contro i Detroit Pistons. È la stagione dei ginevrino degli Hawks
Una prima “tripla doppia” in Nba (doppia cifra al tiro, ai rimbalzi e agli assist) lo scorso 23 gennaio contro Minnesota (13, 19, 10), un match con più di 25 punti e 25 rimbalzi, contro i Detroit Pistons (27 punti, 26 rimbalzi), in occasione di quelle che ha definito «le mie due migliori partite della stagione», il titolo di miglior rimbalzista della Lega, un coefficiente d’efficacia che lo colloca all’undicesimo rango della Nba, davanti a LeBron James e James Harden tanto per gradire: Clint Capela si sta imponendo nel campionato professionistico nordamericano come una delle figure di spicco della stagione in corso, la prima per lui con la maglia degli Atlanta Hawks nonostante sia sotto contratto dallo scorso febbraio (non ha mai giocato a causa di un infortunio e della mancata qualificazione ai playoff dei Falchi). «Sono molto contento ad Atlanta - confida il ginevrino, rimasto fermo per circa 11 mesi -. L’impatto che ho sulla squadra mi appaga. Per il rendimento che ho in campo e per la considerazione dei miei compagni di squadra. Ho piena fiducia nei miei mezzi. Il ritmo delle partite è incalzante. Cerco di prendermi cura del mio fisico, tra un match e l’altro, ma non è semplice (soffre di dolori al tendine d’Achille, ndr). Solo nel mese di aprile abbiamo 19 partite».
Negli Stati Uniti la vaccinazione prosegue a ritmo serrato, tanto che alcune restrizioni sono state tolte. Molti club professionistici hanno approfittato per sottoporre i propri tesserati alla vaccinazione. «Ho ricevuto la prima dose, sono in attesa della seconda - conferma Capela -. So che c’è molto scetticismo al riguardo, ma io ho deciso di farlo perché la ritengo un’opportunità di contenere la propagazione del virus e di godere di una maggiore libertà di movimento. Ne ho parlato con mia madre. Lei non si è detta del tutto tranquilla, per il fatto che si tratta di qualcosa di nuovo, ma le ho spiegato bene la situazione. In squadra hanno accettato praticamente tutti di vaccinarsi. Concretamente, questo ci permette di non più alzarci tutte le mattine alle 8 per farsi testare. Inoltre, è possibile lasciare le stanze d'albergo e ricevere persone. Senza vaccinazione, il protocollo sarebbe molto rigido».