OLIMPIADI

Il comitato olimpico Usa contro il boicottaggio di Pechino 2022

La presidente Susanne Lyons: ‘Il tema della violazione dei diritti umani da parte della Cina deve essere affrontato attraverso i canali governativi’

11 marzo 2021
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Il comitato olimpico e paralimpico degli Stati Uniti (Usopc) ha ribadito la sua ferma opposizione al boicottaggio dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022, in risposta agli appelli lanciati agli atleti americani affinché non prendano parte all'evento a seguito delle violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate dalla Cina. «Per quanto non vorremmo mai minimizzare ciò che accade in Cina riguardo ai diritti dell'uomo, non desideriamo un boicotto da parte degli atleti», ha affermato Susanne Lyons, presidente dell'Usopc. Secondo la dirigente, i boicottaggi sono inutili e penalizzano ingiustamente gli sportivi che si sono preparati per i Giochi, come ha dimostrato il caso di Mosca 1980... «Riteniamo che questi boicottaggi non siano risultati efficaci in passato, in particolare nel 1980. A perderci sono soltanto gli atleti che si preparano tutta una vita per avere l'occasione di rappresentare il loro paese. Crediamo sia una questione che con la Cina vada affrontata a livello governativo», ha aggiunto Susanne Lyons, tra l'altro membro della commissione marketing del comitato internazionale olimpico (Cio).

I Giochi invernali del 2022 inizieranno il 4 febbraio, appena sei mesi dopo quelli estivi di Tokyo, rinviati dal 2020 al 2021 causa della pandemia. La Cina è oggetto di critiche a livello mondiale su una serie di temi che coinvolgono il rispetto dei diritti umani, in particolare gli arresti di massa della popolazione uigura nello Xinjiang, oltre ovviamente alla decennale questione dell'occupazione illegale del Tibet.

Secondo gli Stati Uniti, le persecuzioni contro gli uiguri equivalgono a un genocidio, per cui alcuni parlamentari hanno depositato in senato, a inizio febbraio, una risoluzione per chiedere al Cio di ritirare l'organizzazione dei Giochi alla Cina, a causa “delle flagranti violazioni dei diritti dell'uomo”. Un simile appello è stato lanciato pure in Canada da una trentina di parlamentari e di associazioni.