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L'urlo liberatorio, la dedica al cielo: Marco Tadé è tornato

Reduce da un periodo complicato dopo l'ennesimo infortunio, il 25enne di Tenero specialista delle gobbe ha iniziato la Cdm con il secondo posto di Ruka

6 dicembre 2020
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Un urlo, una liberazione, il ritorno di un campione. Marco Tadé è un talento purissimo del freestyle destinato a fare grandi cose (e in parte le ha già compiute, perché nel 2017 a soli 21 anni si è messo al collo un bronzo mondiale nel dual moguls, oltre a finire quarto nel singolo) ma frenato da un destino che tra le gobbe che tanto ama gli ha nascosto una lunga serie di infortuni. Che lo hanno fatto vacillare, dubitare, ma mai mollare. Il ragazzo di Tenero ogni volta si è rialzato, anche dopo l’ultimo problema al ginocchio destro che lo aveva privato in extremis dei Giochi di Pyeongchang. Ha accettato di affrontare da “turista” la passata stagione, quella del rientro, lui che proprio da turista (senza ambizioni) non avrebbe mai voluto vivere nemmeno – come ci aveva confessato lui stesso in quel maledetto 2018 – un’Olimpiade. D’altronde, anche questo fa parte della mentalità di un predestinato che vuole diventare un campione. Lui ha sempre saputo dove voleva arrivare, su, in alto, sul podio. Per questo ha lottato. E ci è tornato. Sabato, nella prima tappa della Coppa del mondo 2020/2021 a Ruka, dove si è inchinato solo al giapponese Horishima. Ma in fondo, quel secondo posto vale come una vittoria per Marco, che ha finalmente potuto togliersi gli abiti da turista e rimettersi quelli del campione. Con urlo che sa di liberazione e una dedica rivolta al cielo.

«Sì, in quel momento ho pensato anche a lui – ci confessa il 25enne riferendosi al papà scomparso lo scorso anno –, come a tutte le persone che mi sono state vicino in questo periodo complicato. Con gli infortuni e tutto il resto, non è stato facile e senza i miei famigliari, ma anche i dottori e i fisioterapisti che mi hanno seguito, nonché il nostro bel team, non sarei qui».

Come dire che pur essendo le gobbe una disciplina individuale, dietro c’è un gran lavoro di squadra (che nello specifico comprende l’allenatore Giacomo Matiz, il preparatore acrobatico Juan Domeniconi e i fisioterapisti Tommaso Barucca e Camilla Gendotti, oltre alla compagna di nazionale Nicole Gasparini)... «È così e quella di sabato è stata una giornata emozionante per tutti, siamo riusciti a mettere in pratica il lavoro che abbiamo svolto durante la scorsa stagione, nella preparazione di questa estate e in quella sulla neve a partire da settembre. È stato bello vedere come finalmente tutto ha funzionato a dovere, cosa che invece non accadeva nella passata stagione, nella quale ero tornato a sciare, ma in modalità turista (dopo l’esordio con il terzo posto in Coppa Europa ad Airolo, nelle 8 gare successive a livello mondiale aveva trovato un solo risultato tra i migliori 20, ndr). È stato difficile anche mentalmente, perché non ero mai al cento per cento, sciavo trattenuto e non potevo fare quello che volevo. Quest’anno invece ho nelle gambe molti più chilometri sugli sci, alle spalle ho tanto allenamento e almeno sei discese intere, che fanno la differenza. Tutto questo mi ha permesso di accumulare fiducia e di presentarmi all’inizio della stagione più preparato in generale».

Un lavoro di squadra nel quale l’ingrediente fondamentale lo ha però dovuto mettere Marco, oltre al talento… «In primis bisogna crederci e io fortunatamente non ho mai smesso di farlo. Non ho perso l’amore per questo sport e ho sempre creduto di poter ottenere ancora qualcosa di importante. È questo che mi ha fatto andare avanti».

Con i piedi per terra, almeno per ora

A proposito di andare avanti, nella giornata di domenica Tadé e il resto del team rossocrociato si sono spostati dalla Finlandia alla Svezia (a Idre Fjäll), dove nel prossimo weekend sono in programma ben due prove, un’altra in singolo (sabato) e una in dual (parallelo) il giorno seguente. Tadé, uno che non si accontenta, sa bene su cosa lavorare per alzare ulteriormente l’asticella, ma allo stesso tempo mantiene i piedi ben saldi a terra nonostante lo straordinario inizio di stagione che gli ha regalato il suo terzo podio in Coppa del mondo, il primo nel moguls (in dual aveva chiuso terzo nel 2015 a Deer Valley e secondo nel 2017 in Cina)… «Per colmare il divario con i migliori, che hanno ancora qualcosina in più di me, mi manca forse un po’ di ampiezza nei salti, nei quali non sarebbe male riuscire a inserire anche un po’ di difficoltà in più, per aumentare la valutazione. In ogni caso il risultato di Ruka è stato importante per la fiducia, ha evidenziato come la strada sia quella giusta e ha fatto vedere che c’è la possibilità di stare davanti e giocarsela con i migliori, però sono ben conscio da dove arrivo e gli obiettivi non cambiano. Prima della gara in Finlandia ci siamo detti di provare a essere aggressivi in qualifica per entrare nei migliori dieci e che quello che sarebbe arrivato in più sarebbe stato tutto guadagnato. Terremo lo stesso approccio anche per le prossime gare».

Con, beninteso, in testa e nello sguardo rivolto all’orizzonte quei traguardi a medio (i Mondiali, alla ricerca di una nuova sede vista l’impossibilità di correre in Cina ma che dovrebbero svolgersi nel 2021) e lungo termine (le Olimpiadi di Pechino 2022), nei quali l’approccio sarà decisamente diverso… «I Giochi dell’anno prossimo sono sempre stati l’obiettivo principale e tutto è in funzione di quell’appuntamento, dove partecipare sarà relativo, lì per uno sportivo di punta contano solo le medaglie, conta solo vincere».

Bentornato, Marco.

Nicole Gasparini, al rientro dopo quasi due anni, cade e perde uno sci

Nicole Gasparini ha dal canto suo un’anno di ritardo rispetto a Marco Tadé. Non all’anagrafe, ma nel difficile percorso del ritorno dopo un grave infortunio. La 23enne di Cadro a Ruka è infatti tornata a gareggiare dopo quasi due anni di stop per lo strappo dei legamenti crociati del ginocchio sinistro e le due operazioni necessarie per ricostruirlo. Un rientro che come ci spiega lei stessa «non è proprio andato come speravo – ci racconta Niki, anche lei ora in Svezia –, sono caduta dopo il primo salto e ho perso uno sci. Dispiace, mi aspettavo un ritorno migliore, ma non mi sono fatta niente e in fondo dopo quello che ho passato è già una buona notizia. Inoltre il podio di Marco mi ha aiutato a dimenticare in fretta la delusione e a pensare già alle prossime gare, dove proverò a rifarmi».

Bentornata anche a te, Nicole.