Le juniores Zanetti e Alberti (del Vc Monte-Tamaro) in gara domani al termine di una settimana vissuta fianco a fianco con i loro miti
Nel giardino dell'hotel Vezia, accanto a una piscina ancora colma d’acqua, il sole fa capolino tra le nuvole e scalda giornalisti e atleti nel pomeriggio dedicato all’incontro con i biker rossocrociati. Accanto a personaggi avvezzi a telecamere e taccuini, da Schurter a Flückiger, da Frei a Neff, anche due nomi nuovi del movimento elvetico, le juniores ticinesi Linda Zanetti e Giulia Alberti, entrambe prodotti del sempre prolifico Vc Monte-Tamaro. In questi giorni è stata concessa loro la possibilità di vivere un’esperienza nuova, a contatto con coloro che fino a ieri erano i loro idoli e che da adesso in poi saranno compagni di squadra… «Vivere a stretto contatto con i professionisti per noi rappresenta un arricchimento importante – conferma Linda, classe 2002, al secondo anno nella categoria e impiegata al 70% alle Ail –. Osservare come si comportano, quali sono le loro abitudini, come si alimentano, rappresenta una grande opportunità per cercare di migliorarci. Il nostro inserimento nel gruppo è stato molto positivo, tutti si sono soffermati a parlare con noi e abbiamo avuto la possibilità di conoscere dal vero campioni che finora avevamo visto soltanto in televisione».
«Per me è tutto molto molto emozionante – conferma Giulia, di un anno più giovane della collega e al 3º anno alla Scuola per sportivi di Tenero –. Linda la Nazionale l’aveva già vissuta agli Europei su strada, ma per me si tratta della prima volta. E ammetto che all’inizio ero piuttosto imbarazzata nell’avere a che fare con persone considerate veri e propri idoli».
In Nazionale non c’è soltanto Filippo Colombo in grado di percorrere il tracciato con una benda sugli occhi… «Negli ultimi tempi abbiamo girato molto – conferma Giulia – e, grazie ai nostri allenatori siamo riuscite a migliorarci molto. Perché quello del Tamaro è un tracciato che ti aiuta crescere. Adesso abbiamo i nostri punti di riferimento, per cui anche quando siamo a tutta, nel bel mezzo della “battaglia”, siamo in grado di reagire d’istinto per sapere dove andare e quale traiettoria scegliere». Le fa eco l’amica: «È il percorso sul quale siamo cresciute. Credo che se qualcuno mi chiedesse di disegnarlo, sarei in grado di farlo senza sbagliare una sola curva».
L’esperienza a questi livelli per il momento non è molta, ma alla luce della perfetta conoscenza del percorso, non ci si può esimere dal fissare obiettivo… «Si tratta del mio primo Europeo di mountain bike – precisa Linda –. Come se non bastasse, questa è stata una stagione particolare e nessuno conosce per davvero le condizioni di forma delle avversarie. Di conseguenza, è difficile porsi veri obiettivi. Ho lavorato bene e sono pronta per la competizione, darò il massimo in modo da non avere rimpianti».
Giulia Alberti va un po’ più in là… «Si tratta dell’anno d’esordio tra le juniores, per cui non conosco bene le altre ragazze, anche perché fino a ora ci sono state poche occasioni per poter gareggiare. Sogno comunque un posto nelle prime 15, sarebbe stupendo».
Le colleghe incontrate in questi giorni dimostrando che in Svizzera è possibile vivere di mountain bike. Quello del professionismo è certamente un sogno, ma per le tue tamarine la strada da percorrere è ancora molto lunga… «Per quanto riguarda il ciclismo – afferma Linda Zanetti –, il Ticino è ancora molto indietro rispetto al resto della Svizzera. In quasi tutte le gare regionali la classifica femminile non viene nemmeno riconosciuta e vorrei dare il mio contributo per cambiare le cose. La speranza di ogni ragazzo è di poter vivere, un giorno, del suo sport preferito. Con il lavoro il traguardo è raggiungibile, lo dimostrano gli esempi che abbiamo davanti a noi. Un giorno vorrei provare, almeno per un paio di anni, a puntare tutto sulla mountain bike, così da non aver rimpianti».
Dello stesso avviso anche Giulia: «Mi piacerebbe diventare per il ciclismo femminile, ciò che Filippo Colombo è stato per la mountain bike maschile. Ha fatto crescere il movimento in Ticino e sogno che un giorno si possa dire la stessa cosa di me».
Una passione, quella per il rampichino, nata su basi diverse. Giulia Alberti: «La devo a mio papà che già gareggiava per diletto. Un giorno mi ha regalato una Mtb rosa, con la quale uscivo nei sentieri e nei boschi. Una passione, insomma, che ho coltivato fin da piccolina». Linda Zanetti: «Per me è stato diverso, alla mountain bike ci sono arrivata quasi per caso. Fino a 11 anni praticavo la pallavolo, ma un giorno mio padre mi ha portato a vedere una delle prime edizioni del Tamaro Trophy e sono rimasta letteralmente folgorata. Tornata a casa, ho subito comunicato che quello sarebbe stato il mio sport».