Unihockey

Verbano, meno talento, più squadra

Un nuovo pacchetto di stranieri, qualche partenza e qualche ritorno per un gruppo, spiega coach Betrisey, ‘più coeso, più motivato e portato al lavoro’

9 settembre 2020
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Quattro stranieri (tre nuovi, Jakok Ardvisson, Fredrik Edholm e l'U21 Niklas Äijälä, oltre al confermato Jarmo Eskelinen), in ossequio al "gentlemen agreement" imposto dalla Lega per un numero massimo di giocatori non svizzeri. È così che riparte il Verbano Unihockey nella stagione di lega nazionale B che segue quella interrotta a ridosso della primavera dalla emergenza sanitaria. «Una scelta - spiega Michel Betrisey, confermato alla guida tecnica della prima squadra del Verbano - dettata da una questione di numero e di organico, ma anche dalla volontà di fare crescere un gruppo molto giovane. Jakok ed Edholm hanno una certa esperienza, e si sono messi a disposizione dei giovani per aiutarli. Mi avevano preannunciato la loro predisposizione al lavoro con i ragazzi, e la stanno mettendo in pratica in allenamento».

Ruoli precisi ai giocatori

«Senza Lax e Zalesny (fine dell'attività, ndr) - prosegue il coach del Vuh - perdiamo davvero tanti punti, ma sopperiamo con una maggiore coesione all'interno dl gruppo. Abbiamo meno talento ma siamo più squadra. Questo è un gruppo più giovane, più unito e maggiormente portato al lavoro, rispetto alla scorsa stagione. È la prima cosa che è emersa in questa estate. Ho insistito molto sull'unione del gruppo, venuta un po' meno lo scorso campionato, in quello che era un anno di ricostruzione. Ho potuto affidare ruoli precisi ai giocatori, siamo più squadra. La filosofia sulla quale lavoriamo come gruppo prevede la volontà di diventare degli uomini migliori. È lo slogan della nostra stagione. Correggiamo gli errori commessi e puntiamo sui nostri punti di forza. La preparazione è stata diversa. Le mie squadre negli ultimi anni erano sempre protagoniste di una grande partenza, ma poi venivano meno le energie e la forza. Quest'anno ho impostato un lavoro diverso, finalizzato a un avvio magari meno folgorante ma che poi dia i frutti a lungo termine, fino al termine della stagione».

Obiettivo? «La salvezza, possibilmente attraverso i playoff, e la qualificazione ai quarti di finale. Al momento è difficile capire se disponiamo del potenziale per entrare nelle prime otto. Abbiamo cambiato una decina di giocatori, tra stranieri, ragazzi partiti per studiare e rientri. A causa della pandemia non abbiamo potuto disputare amichevoli con avversari del nostro livello. Mancano i riferimenti, riscontri precisi circa il nostro valore. Le partite del weekend (prima campionato, poi la Coppa, ndr) ci forniranno qualche indicazione in più». 

Uomini migliori

Che effetto fa iniziare con il derby (sabato all'Arti&Mestieri)? «Non è una partita come le altre. Non per me. Il derby è una partita che adoro giocare, ti mette pressione, ti dà energia per tutta la settimana precedente la sfida. Sono quelle le partite che vuoi giocare. Poi alla fine si tirano le somme, che si sa vinto o perso. La sentono molto anche i giocatori. Se lo vinci, poi, ne ricavi una carica speciale per tutta la stagione. È quello che è successo a noi lo scorso campionato. Non so quale sia il grado di preparazione con il quale affrontiamo il derby, manca un mese per affinare il lavoro. Difficile stabilire con precisione a che punto siamo. A livello di motivazioni e di tattica siamo pronti. L'incognita è legata alla mancanza di competizione».  

Quali valori esprime una Lega nazionale B il cui campionato venne interrotto ai quarti di finale? «Basilea, Turgovia e Kloten scattano in prima fila. Il resto delle squadre più o meno si equivale. Il livello si è alzato: Sargans, Grünenmatt e Altendorf si sono rinforzate. Sarà un campionato interessante».

Igor Nastic nello staff

La novità più eclatante in casa Vuh è la nomina di Igor Nastic, ex nuotatore passato poi con grandi soddisfazioni al triathlon e ad altre discipline di fatica, a direttore sportivo. Una scelta singolare, caduta su uno sportivo che viene da realtà completamente diverse dall'unihockey. «È fondamentalmente un uomo di sport - spiega Silvano Taddei, presidente del Vuh - con una personalità spiccata che emerge». «Porta altri valori - aggiunge Giuseppe Matasci, numero uno della Sag Gordola -, altre conoscenze. Aiuterà il nostro movimento, Lavorerà a stretto contatto con lo staff, si sta integrando. Sarà una persona di riferimento, alla quale è stato affidato un compito importante. Non viene dal mondo dell'unihockey, ma proprio per questo potrà dare a tutti un valore aggiunto in una realtà che non conosce, ma nella quale si è immerso con entusiasmo e voglia di capire».

«Molto umilmente, con i guanti di velluto - spiega Nastic - sto cercando di capire la natura di una società che mi è parsa subito una grande solida e unita famiglia, in uno sport in cui non ho alcuna esperienza. Nella mia pluridecennale attività negli sport di resistenza e nella mia visione ampia dello sport, dei giovani e della società in generale, puo portare qualcosa in più a questo ambiente e dare man forte a questo progetto. Ci vorrà del tempo, ma mi sto inserendo per gradi. Ho assistito a un paio di allenamenti, ho visto un gruppo molto unito, rispettoso, che si muove attorno a valori molto solidi e condivisi da parte soprattutto dei giovani. Posso portare una visione legate all'aspetto che conosco meglio, quello della resistenza, aiutando a trovare quelle risorse che magari vengono a mancare nei momenti di crisi. Mi piacerebbe da un lato intavolare un discorso con i professionisti della rosa della prima squadra, più orientato a una vita da professionista a tutto tondo, quindi non solo in palestra, e nel contempo parlare con i giovani e con le famiglie sull'importanza che lo sport può avere nel percorso parallelo che i ragazzi fanno a scuola. Per cercare di evitare che, in caso di difficoltà di ordine scolastico, a pagare sia l'attività sportiva, come solitamente accade. Lo sport, invece, può rappresentare una soluzione, un aiuto».

Integrazione, esperienza sociale

L'attività di Nastic è focalizzata principalmente sulla prima squadra. Ma poi l'orizzonte si allargherà anche verso il Drakkar, il movimento che gestisce il settore giovanile del Vuh. «Procediamo per gradi. Presto faremo un incontro con le famiglie per fare capire loro che in caso di voti dei figli al di sotto delle attese a scuola, sulla quale metterò comunque sempre l'accento, la sport può essere la valvola di sfogo perché offre integrazione sociale, esperienza di vita, lungo un percorso che il ragazzo può continuare a seguire, parallelamente alla scuola. È un discorso che andrebbe esteso a tutti gli sport, a tutti i livelli».

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