La parabola del pilota francese accusato di essere il responsabile dell'incidente di domenica nella MotoGp. Lui si difende: 'Manovra non intenzionale'
Accusato di essere il responsabile della spettacolare caduta di domenica nella prova delle MotoGp del Gran Premio d'Austria, il francese Johann Zarco si sta difendendo dalle accuse, ma le prossime settimane saranno cruciali per la sua carriera. Valentino Rossi, uno dei leader più ascoltati del Motomondiale, lo accusa di aver mancato di rispetto ai suoi rivali; Franco Morbidelli, con cui ha avuto l'incidente, lo ha definito «un mezzo assassino». Per il trentenne Zarco, queste critiche arrivano nel momento peggiore. Considerato due anni fa come una delle grandi speranze della disciplina dopo due titoli mondiali della Moto2 e diverse pole position e podi in MotoGP, i suoi ultimi 18 mesi sono stati difficili. Entrato a far parte del team Ktm Factory per la stagione 2019, ha lasciato la squadra pochi mesi dopo in un clima degradato, dopo aver subito ripetute cadute ed essersi dimostrato apparentemente incapace di controllare la moto austriaca.
Dopo mesi senza guida, nel 2020 è arrivato il contratto con la scuderia Avintia, cliente di Ducati, per altro abituata ai bassifondi del plotone. «Voglio sognare», aveva detto il pilota di Cannes all'inizio della stagione, ansioso di ristabilire la sua reputazione, mentre il suo connazionale Fabio Quartararo, dieci anni più giovane di lui, gli stava soffiando i riflettori. L'obiettivo di questo sogno era quello di entrare a far parte, per la prossima stagione, del team ufficiale Ducati, uno dei tre top team del campionato. Sabato, questo sogno si era avvicinato ancora di più dopo l'annuncio che Andrea Dovizioso, uno dei piloti Ducati, a fine stagione avrebbe lasciato la squadra italiana.
Con sorpresa di tutti, Zarco ha registrato ottimi risultati con Avintia, tra cui una pole position al Gran Premio della Repubblica Ceca, che ha preceduto l'appuntamento in Austria, seguito da un terzo posto in gara. La porta verso un nuovo futuro sembrava quindi socchiusa. E poi, il fattaccio. Domenica, a quasi 300 km/h, si è scontrato con l'italiano Morbidelli, le due moto hanno proseguito la loro folle corsa in pista, tagliando la traiettoria di Rossi, una davanti e l'altra sopra, evitandolo per miracolo. «Il santo dei motociclisti ha fatto un buon lavoro anche oggi, è stato molto pericoloso», ha detto il campione italiano, noto per la sua superstizione. A 41 anni e con più di 20 stagioni al massimo livello, "Il Dottore" ne ha viste di tutti i colori e non è stato esente da critiche dopo duelli a volte molto muscolosi con avversari e anche con compagni di squadra. «Facciamo uno sport molto pericoloso, dobbiamo rispettare i nostri avversari in pista – ha affermato prima di affondare il colpo –. Non è la prima volta che Zarco fa questo genere di cose e quello che è successo è molto chiaro: Zarco ha superato Morbidelli in rettilineo e poi non voleva essere passato a sua volta, così ha frenato davanti a lui».
Il vincitore di giornata, Andrea Dovizioso, anche lui italiano, è stato più misurato, affermando di dover analizzare nel dettaglio quanto accaduto tra Zarco e Morbidelli prima di esprimere un giudizio. Il britannico Cal Crutchlow (Honda), considerato uno dei piloti più "caldi" della griglia di partenza e noto per il suo atteggiamento deciso, ha descritto la collisione come un «incidente di gara».
Sulle dichiarazioni di Rossi potrebbe aver pesato il fatto che in passato aveva aiutato Morbidelli e che i due sono amici intimi. E attaccando Zarco, Vale potrebbe anche fare il gioco di Francesco "Pecco" Bagnaia, giovane pilota italiano, pure lui in corsa per sostituire Dovizioso in Ducati e che fa parte del team di giovanissimi creato da Rossi con il nome di "VR46".
Di fronte alle accuse, Johann Zarco ha cercato di difendersi: «Non so cosa sia successo. Ho l'impressione che la moto di Morbidelli mi abbia spinto. Sono riuscito a superarlo sul rettilineo, ero già ben davanti e, in frenata, mi sono spostato a destra ed è lì che ci siamo scontrati. Non è stata una manovra intenzionale», ha detto.
Domenica, dopo la gara, si è spiegato con Rossi e Morbidelli, per poi mostrare ai giornalisti le escoriazioni subite quando è scivolato sull'asfalto. Perché, come ricordava Dovizioso, il motociclismo è uno sport in cui «a volte bisogna dimenticare di essere un essere umano» per poter tornare a combattere gomito a gomito su macchine con potenza dantesca, su circuiti dove la velocità media si avvicina ai 200 km/h e la velocità massima ai 350 km/h.